Nuovo appuntamento al Frida Bistrot in via Mercanti, 61 nel centro storico di Salerno con una ceramista di origine iraniana, cittadina dell’Azarbaijan Sharareh Shimi che vive a Salerno da più di quarant’anni dopo brevi soggiorni a Firenze, Torino e Perugia a fine degli anni settanta.
Oltre che artista dell’argilla è stata anche promotrice anche di eventi artistici come Scintilla e Forme dell’anima ad Ogliara. Del suo percorso creativo ci parla Gabriella Taddeo in questi termini; “E’ con i vasai di Cetara negli anni ‘90 che inizia l’esperienza della ceramista iraniana ma di adozione salernitana Sharare Shimi. Subito dopo è nella terra-madre dell’argilla Ogliara che continua la sua attività dapprima nella Villa Trofimena dove opera in un laboratorio aperto a scambi e ad iniziative con altri artisti e dopo nella fabbrica dismessa dei De Maio a Rufoli.
La sua arte nasce da una profonda contaminazione fra la cultura della sua gente e la nuova mediterraneità, la tradizione artistico-ceramica che l’ha accolta. Le sue figure quasi sempre femminili si slanciano verso l’alto, verso il divino con la stessa tensione che hanno le chiese gotiche che cercano verso l’alto l’assoluto.
Le sue sono dee-madri, dee-vaso che accolgono, avvolgono, proteggono ma possono essere anche guerriere come le Amazzoni. Fa rivivere fra le dee dell’acqua Annahita e fra quelle della luna Ishtar la grande madre nuda senza veli, personificazione di quella forza della natura da cui emana la vita stessa ma per contraddizione anche la distruzione, la rovina, la morte. Madre benefica ma anche matrigna come può esserlo la natura stessa. Le sue forme sono rigorose e non si abbandonano a nessuna eccedenza neanche cromatica.”