San Giorgio, nato in Cappadocia (Turchia) nel 275 e morto a Nicomedia il 23 aprile del 303, è uno dei santi più venerati da tutto il mondo cristiano. Figlio di un persiano, Geronzio e di una donna turca, Policromia, ricevette fin da giovane un’educazione cristiana. Una volta cresciuto, si recò in Palestina dove si arruolò nell’esercito dell’imperatore Diocleziano. Il suo valore come soldato lo fece diventare la guardia del corpo dell’imperatore.
La sua storia si arricchisce di episodi miracolosi ma anche drammatici. Confessò pubblicamente la sua fede cristiana rifiutandosi di fare un sacrificio agli dei pagani. Per questa ragione, fu sottoposto a terribili torture: battuto, sospeso, lacerato, e infine messo in carcere. Durante la prigionia, ebbe una visione di Dio che gli predisse 6 anni di sofferenze, 3 volte la morte, e 3 la resurrezione. L’imperatore Diocleziano alla fine lo condannò a morte. Prima di essere decapitato, Giorgio pregò Dio affinchè i 72 re assieme all’imperatore fossero inceneriti. La sua preghiera si avverò. Giorgio si lasciò decapitare, promettendo protezione a chi avrebbe onorato le sue reliquie. A Lidda, in Istraele sotto una Chiesa cristiana di rito greco-ortodosso, sono conservate in una cripta le sue spoglie.
La leggenda più famosa su San Giorgio riguarda un episodio avvenuto in Libia, nella città di Silena. Si narra che in uno stagno si nascondesse un temibile drago, che, avvicinandosi alla città, con il suo fiato fumante uccideva tutte le persone che incontrava. Per calmare il drago, gli abitanti della città gli offrivano due pecore al giorno. Quando queste cominciarono a scarseggiare, gli offrirono una pecora e una fanciulla estratta a sorte.
Un giorno, toccò alla figlia del re. Disperato, il sovrano offrì tutto il suo patrimonio e metà del regno per salvarla, ma la popolazione, spaventata dalle morti precedenti, si ribellò. Alla fine, il re dovette cedere e la principessa si avviò verso il lago per essere sacrificata al drago. In quel momento, passò di lì San Giorgio, un giovane cavaliere cristiano. Quando seppe del sacrificio imminente, promise alla principessa di intervenire nel nome di Cristo per salvarla.
Giorgio brandendo la croce e salendo a cavallo, affrontò il drago, lo, ferì con la lancia. Dopo, chiese alla principessa di avvolgere attorno al collo del drago la cintura, e l’animale si lasciò condurre docilmente dentro le mura della città. Gli abitanti della città, erano terrorizzati perché videro il drago avvicinarsi ma Giorgio li rassicurò dicendo: che se avessero creduto in Cristo e si fossero battezzati, il mostro sarebbe stato definitivamente sconfitto. La popolazione si convertì al cristianesimo e Giorgio come promesso uccise il drago, facendolo trascinare da 4 paia di buoi fuori dalla città.
San Giorgio non si limitò solo a questo: si narra che abbia resuscitato persone morte da oltre quattrocento anni, convertito l’imperatrice Alessandra e abbattuto idoli pagani in un tempio. La sua fede e il suo coraggio ispirarono anche il magister militum Anatolio e i suoi soldati, che si convertirono e furono uccisi a loro volta.
Il culto di questo santo è molto antico si diffonde fin dal IV secolo. E’ venerato come martire, protettore e santo in molte Chiese cristiane che lo considerano un esempio di coraggio, protezione e fede. La sua figura rappresenta la lotta tra il bene e il male, e il suo mito ha ispirato svariate leggende, tradizioni popolari e opere d’arte. San Giorgio è anche il patrono di molti paesi e città, e il suo giorno si celebra il 23 aprile con feste, processioni e rievocazioni della leggenda del cavaliere della fede che sconfisse il drago.
La sua storia ci insegna che con coraggio e fede si possono affrontare anche le sfide più tremende. La sua figura rimane un simbolo di lotta contro le paure, e di speranza, che invita a credere nel potere della bontà e della fede.