Era il Napoli difensivo di Kvaratskhelia e non di Antonio Conte.
A Khvicha Kvaratskhelia il suo allenatore chiedeva di occuparsi più della fase difensiva che di quella offensiva e la differenza il georgiano l’ha fatta anche in quel caso adattandosi ad un ruolo per lui atipico.
Con Kvara in campo nei 1202 minuti effettivi giocati il Napoli ha subito solo 6 gol in 19 partite. Da quando invece Kvaratskhelia è stato ceduto e cioè dalla gara di Bergamo contro l’Atalanta, la squadra azzurra ha subito 11 gol in 8 partite.
Nonostante gli si chiedesse un gioco difensivo, Kvaratskhelia ha contribuito a portare Conte al primo posto nel girone d’andata, risultando decisivo anche in fase offensiva (5 gol e 3 assist) con la squadra che aveva una media più alta di tiri verso la porta avversaria.
La decisione di Kvaratskhelia a lasciare il Napoli pesa notevolmente sui limiti tecnici e gestionali di Antonio Conte, nel suo modo di allenare e nella sua idea di gioco.
La presunzione dell’allenatore è stata quella di non voler accettare che anche per il suo gioco schematico e passivo Kvaratskhelia era molto importante.
Antonio Conte che nelle ultime partite ha preferito Neres, ha spinto il numero 77 in modo graduale fuori dall’11 titolare togliendo definitamente alla squadra (gia orfana di Osimhen) anema e core.
L’allenatore del Napoli ha confermato le sue scelte fatte all’inizio della stagione quando ha lasciato partire l’attaccante nigeriano in comune accordo con il Direttore sportivo Manna decisi a puntare su altri calciatori.
Nella stagione post scudetto (in cui il Napoli è arrivato decimo cambiando 3 allenatori e di cui Antonio Conte spesso fa riferimento per sottolineare il suo lavoro), Osimhen e Kvaratskhelia insieme a Politano e Di Lorenzo sono stati gli unici a ‘salvarsi’ mantenendo un ritmo pari a quello dello scudetto.