In continuità con il precedente articolo sulla libertà di stampa, è utile e necessario prendere in esame il fenomeno della censura.
La censura rappresenta, infatti, una delle principali minacce alla libertà di espressione e alla democrazia, limitando il diritto delle persone a essere informate e a esprimere le proprie opinioni. Nonostante i progressi compiuti in molti paesi, la censura rimane una questione critica, soprattutto in regimi autoritari ma anche in democrazie consolidate, come dimostrano alcuni episodi recenti in Italia e nel mondo.
Censura globale: una panoramica
A livello mondiale, la censura si manifesta in forme diverse, dai divieti governativi alla manipolazione dei contenuti sui social media. In paesi come Cina, Russia e Iran, la censura è sistematica e viene attuata attraverso la repressione diretta dei media indipendenti, il blocco di siti web e la persecuzione di giornalisti e attivisti. La tecnologia gioca un ruolo ambivalente: se da un lato favorisce la circolazione delle informazioni, dall’altro viene utilizzata per monitorare e controllare le attività online.
Un esempio emblematico è rappresentato dal “Great Firewall” cinese, un complesso sistema di filtri e controlli che limita l’accesso alle informazioni provenienti dall’estero. Analogamente, in paesi come la Turchia e l’Arabia Saudita, le autorità utilizzano leggi contro il terrorismo o la sicurezza nazionale per giustificare la soppressione delle voci critiche.
Nel contesto occidentale, sebbene la censura sia meno evidente, fenomeni come le fake news, l’algoritmo dei social media e le pressioni economiche sui media pongono sfide significative. In alcuni casi, le grandi piattaforme digitali sono accusate di agire come “nuovi censori”, decidendo quali contenuti amplificare o oscurare in base a logiche commerciali o politiche privatistiche.
L’Italia e la censura: tra democrazia e contraddizioni
In Italia, la censura non è più una politica di Stato come accadeva durante il regime fascista, ma persiste in forme più sottili e insidiose. Le querele temerarie, intentate spesso con l’intento di intimidire giornalisti, rappresentano una forma indiretta di censura che limita la libertà di espressione. Inoltre, la concentrazione della proprietà dei media in poche mani e le pressioni economiche su molte testate giornalistiche minano l’indipendenza editoriale.
Un caso significativo è quello delle intimidazioni subite da giornalisti che si occupano di criminalità organizzata o corruzione. Secondo i dati di Reporters Without Borders, l’Italia si colloca in una posizione intermedia nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, segno che esistono ancora margini di miglioramento. In particolare, però, le regioni del Sud sono spesso teatro di episodi di violenza e minacce contro giornalisti. Sono state 11 le vittime di mafia, camorra e terrorismo: Giuseppe Alfano, Carlo Casalegno, Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Mario Francese, Peppino Impastato, Mauro Rostagno, Giancarlo Siani, Giovanni Spampinato, Walter Tobagi. Senza dimenticare i colleghi uccisi all’estero o in Italia in circostanze diverse: Ilaria Alpi, Enzo Baldoni, Ezio Cesarini, Raffaele Ciriello, Eugenio Colorni, Maria Grazia Cutuli, Almerigo Grilz, Gabriel Gruener, Marco Luchetta, Enzio Malatesta, Carlo Merli, Carmine Pecorelli, Guido Puletti, Antonio Russo. Ci sono poi Graziella De Palo e Italo Toni scomparsi in Libano; è doveroso ricordare gli operatori Dario D’Angelo, Miran Hrovatin, Alessandro Ota, Marcello Palmisano e Maurizio Di Leo, tipografo del Messaggero ucciso “per errore” dai Nar. Poi i colleghi “gambizzati” dai terroristi: Vittorio Bruno, Nino Ferrero, Antonio Garzotto, Indro Montanelli, Guido Passalacqua, Franco Piccinelli, Emilio Rossi; Giancesare Flesca fu ferito a Teheran dalla polizia dello Scià, e Giuliana Sgrena a Baghdad dagli americani che uccisero il suo liberatore Nicola Calipari. Tanto sangue è stato versato per avere adempiuto molto correttamente ai propri obblighi morali e deontologici di servizio!!! E non basta ce ne sarebbero altri da menzionare, ma la lista sarebbe troppo lunga, si pensi all’ultimo episodio di segregazione nelle carceri iraniane di Cecilia Sala e qui corre l’obbligo di tacere, non per omertà ma per indiscucco rispetto.
Un altro aspetto rilevante riguarda la censura culturale e sociale. Negli ultimi anni, alcune pubblicazioni o programmi televisivi sono stati accusati di alimentare discorsi d’odio o di offendere la sensibilità pubblica, portando a richieste di rimozione o censura. Questo solleva un dibattito complesso sul confine tra libertà di espressione e tutela dei diritti individuali.
Resistere alla censura: prospettive e soluzioni
Contrastare la censura richiede un impegno congiunto da parte di governi, organizzazioni internazionali e società civile. A livello globale, è fondamentale promuovere strumenti legislativi che garantiscano la trasparenza e la responsabilità delle istituzioni. In questo senso, il lavoro di enti come l’UNESCO e le iniziative come la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa sono cruciali per sensibilizzare l’opinione pubblica.
In Italia, affrontare il problema delle querele temerarie potrebbe rappresentare un passo significativo verso una maggiore tutela della libertà di stampa. Proposte come l’introduzione di sanzioni per chi utilizza questo strumento in modo abusivo sono già al vaglio del Parlamento. Inoltre, è necessario sostenere economicamente i media indipendenti e promuovere il giornalismo investigativo, che svolge un ruolo essenziale nel portare alla luce abusi e ingiustizie.
La formazione e l’educazione mediatica sono altrettanto importanti. In un’epoca in cui l’informazione è sempre più frammentata, è fondamentale fornire ai cittadini gli strumenti per riconoscere e contrastare la disinformazione. Questo include la capacità di valutare criticamente le fonti e di comprendere il funzionamento degli algoritmi che influenzano l’accesso alle notizie.
In termini ancora più chiari, la censura, in tutte le sue forme, rappresenta una sfida globale che richiede una risposta decisa e coordinata. Sebbene l’Italia goda di un sistema democratico che tutela la libertà di espressione, restano molte criticità da affrontare per garantire un’informazione veramente libera e pluralista. Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile difendere il diritto fondamentale di ogni individuo a essere informato e a esprimersi senza timori o restrizioni.