Lo stato dell’arte nel Bel Paese
La libertà di stampa rappresenta uno dei pilastri fondamentali di una democrazia moderna e pluralista. In Italia, essa è sancita dall’articolo 21 della Costituzione, che garantisce a ogni cittadino il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero mediante la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Tuttavia, dietro questa solida base giuridica si cela una realtà complessa, fatta di luci e ombre che mettono a dura prova l’effettiva applicazione di tale principio.
La situazione legislativa e il contesto storico
Dal 1948, anno di promulgazione della Costituzione italiana, la libertà di stampa è stata oggetto di progressivi sviluppi legislativi volti a rafforzarne l’attuazione. Uno degli elementi chiave è stato l’abrogazione delle leggi fasciste sulla censura e il controllo della stampa, che avevano soffocato il pluralismo e la libera espressione durante il ventennio. Successivamente, l’introduzione della legge sulla stampa del 1948 ha stabilito regole chiare per la registrazione delle testate giornalistiche, oltre a garantire la responsabilità editoriale e la tutela delle fonti.
Nonostante questi progressi, il percorso della libertà di stampa in Italia non è stato lineare. Negli anni ’70 e ’80, le infiltrazioni della criminalità organizzata e le tensioni politiche hanno messo in pericolo giornalisti coraggiosi che denunciavano corruzione e illegalità. Nomi come quelli di Giuseppe Fava e Mauro De Mauro sono diventati simboli del sacrificio per la verità. Questi episodi hanno evidenziato come la libertà di stampa non possa essere considerata un diritto statico, ma un valore da difendere quotidianamente.
Sfide contemporanee
Oggi, la libertà di stampa in Italia si trova ad affrontare nuove sfide che riflettono i cambiamenti del panorama mediatico e sociale. Tra le questioni più urgenti vi sono le pressioni economiche, le intimidazioni e le querele temerarie. Molte testate giornalistiche soffrono di una crescente dipendenza economica da gruppi industriali e politici, che possono influenzare l’agenda dei media e limitare l’imparzialità dell’informazione. Le querele temerarie, intentate spesso con il solo scopo di scoraggiare inchieste giornalistiche, rappresentano una minaccia concreta per i professionisti del settore.
Un altro fenomeno rilevante è la polarizzazione dell’informazione online. Con l’avvento dei social media e delle piattaforme digitali, l’informazione è diventata più accessibile, ma anche più vulnerabile a manipolazioni, a fake news e a deep fake. È bene a tal punto fare una descrizione dettagliata di questi tre aspetti piuttosto inquietanti per chi esercita deontologicamente la professione di giornalista e di chi ne usufruisce della divulgazione dell’informazione.
Che cos’è e come avviene la manipolazione dell’informazione
La manipolazione dell’informazione consiste nell’alterare, distorcere o presentare in modo ingannevole dati e notizie per influenzare l’opinione pubblica, orientare decisioni o mantenere il controllo su una narrativa specifica. Questo fenomeno è spesso utilizzato da governi, organizzazioni, media e individui con l’obiettivo di promuovere un’agenda, nascondere verità o screditare avversari. Quindi, come viene veicolato tutto ciò?
- Selezione parziale dei dati: Viene presentata solo una parte delle informazioni, tralasciando quelle che potrebbero offrire una visione più equilibrata.
- Framing: L’informazione è inquadrata in un contesto specifico per influenzare la percezione del pubblico, enfatizzando determinati aspetti a scapito di altri.
- Distorsione intenzionale: Fatti e dati reali vengono modificati o reinterpretati per sostenere una narrativa falsa.
- Uso di tecniche persuasive: Frasi emozionali, immagini forti e slogan sono utilizzati per manipolare i sentimenti e il pensiero critico del pubblico.
- Propaganda: Diffusione sistematica di informazioni progettate per influenzare opinioni e comportamenti in modo unilaterale.
Le fake news
Generalmente, le fake news sono informazioni false o ingannevoli presentate come notizie reali. Queste possono essere create per generare panico, polarizzare le opinioni, guadagnare attraverso il clickbait o danneggiare la reputazione di individui, organizzazioni o paesi. Qual è la modalità attraverso cui vengono erogate?
- Creazione intenzionale: Individui o gruppi redigono contenuti deliberatamente falsi, spesso includendo dettagli credibili per aumentarne la verosimiglianza.
- Clickbait: Titoli sensazionalistici attirano clic e condivisori, diffondendo il contenuto in modo virale.
- Amplificazione attraverso i social media: I social network favoriscono la rapida diffusione delle fake news grazie agli algoritmi che premiano il coinvolgimento.
- Bot e account falsi: Reti di bot automatizzati o account falsi amplificano la diffusione, simulando un consenso più ampio. A rendere queste “notizie false” più attendibili intervengono i deep fake.
I deep fake
I deep fake sono contenuti multimediali (video, immagini o audio) generati o alterati con l’intelligenza artificiale, in modo che sembri che una persona abbia detto o fatto qualcosa che in realtà non ha mai detto o fatto. La tecnologia alla base dei deep fake utilizza reti neurali generative avversarie (GANs) per creare manipolazioni estremamente realistiche. Come si realizza tutto ciò?
- Raccolta di dati: Una grande quantità di dati visivi o audio di una persona viene raccolta per addestrare un modello di intelligenza artificiale.
- Allenamento del modello AI: Algoritmi di deep learning analizzano i dati raccolti, imparando a replicare le caratteristiche uniche di una voce, un volto o un’espressione.
- Generazione del contenuto manipolato: Il modello AI crea un video o un audio in cui una persona appare o sembra dire e fare cose mai avvenute.
- Diffusione sui social media: I deep fake vengono caricati e condivisi sulle piattaforme digitali, spesso per fini malevoli come disinformazione politica, cyberbullismo o truffe.
- Evoluzione continua: Con il progresso tecnologico, i deep fake diventano sempre più difficili da distinguere da contenuti autentici, aumentando il rischio di abusi.
Sarà, quindi, sempre più necessario “attrezzarsi” contro la manipolazione dell’informazione, le fake news e i deep fake, i quali possono minare la fiducia nei media, influenzare le elezioni, alimentare conflitti sociali e danneggiare individui e organizzazioni. Ed è bene mettere in piedi un’adeguata educazione mediatica, fact-checking, regolamentazioni più severe per i social media e sviluppo di tecnologie di rilevamento dei contenuti manipolati perché sono fondamentali per contrastare questi fenomeni.
In buona sostanza, questo contesto ha contribuito a una diminuzione della fiducia nei confronti della stampa tradizionale e a una frammentazione dell’opinione pubblica.
Prospettive future e possibili soluzioni
Per garantire un futuro in cui la libertà di stampa possa prosperare, è fondamentale adottare misure concrete. Innanzitutto, è necessario rafforzare la protezione legale dei giornalisti, introducendo norme più severe contro le querele temerarie e garantendo una maggiore trasparenza nei finanziamenti dei media. Inoltre, l’educazione mediatica deve diventare una priorità per contrastare la disinformazione e promuovere una fruizione critica delle notizie.
Un altro aspetto cruciale riguarda il sostegno al giornalismo investigativo. In un contesto in cui le risorse economiche sono spesso limitate, è importante incentivare la ricerca indipendente attraverso fondi pubblici e privati. Solo investendo nella qualità dell’informazione si può garantire un giornalismo libero e capace di svolgere la sua funzione di watchdog della democrazia.
La libertà di stampa in Italia è un diritto conquistato con fatica e difeso nel corso dei decenni, ma rimane costantemente sotto pressione. La sua tutela richiede un impegno collettivo da parte delle istituzioni, dei giornalisti e dei cittadini. Solo attraverso un’azione congiunta sarà possibile preservare questo fondamentale baluardo della democrazia, garantendo al contempo un’informazione libera, pluralista e responsabile.