Nella storia della letteratura di tutti i tempi, esistono incipit di libri che sono considerati i più belli di sempre, scolpiti nel cuore di noi lettori e che hanno contribuito alla fortuna di certe narrazioni.
Si può dire lo stesso degli explicit, ossia la frase finale del romanzo? Per me, sì.
Non nascondo che, ogni tanto, appago la mia curiosità aprendo il testo al contrario, leggo l’ultima pagina per catturare le parole di chiusura che l’autore scrive.
Un motivo razionale non esiste, ritengo semplicemente che anche le ultime parole di un libro abbiano un peso nella scelta di volerlo tenere per sé, di acquistarlo per contrassegnarlo tra i preferiti, di spingerci a rileggerlo una seconda volta, e così via.
La selezione è stata ardua, ho ripescato memorie e pagine dagli scaffali della mia libreria, lasciandomi guidare dal piacere che hanno accompagnato certe letture.
Attenzione: per l’argomento trattato, l’articolo contiene degli spoiler. Iniziamo!
Michail Bulgakov | Il Maestro e Margherita | ET Einaudi 2014
dall’Epilogo, ultima pagina:
– È dunque finita così?
– È finita così, discepolo mio, – risponde il numero centodiciotto, e la donna si avvicina a Ivan e dice:
– Certo, così. Tutto è finito e tutto finisce… Le do un bacio sulla fronte, e a lei tutto andrà per il meglio…
Essa si china su Ivan e lo bacia sulla fronte, e Ivan si protende a lei e la fissa negli occhi, ma essa indietreggia, indietreggia e se ne va col suo compagno verso la luna…
Allora la luna diventa tempestosa, getta fiumane di luce su Ivan, spruzza luce in ogni direzione, la stanza si inonda di luce lunare, la luce oscilla, si alza più in alto, sommerge il letto. Ed è allora che Ivan Nikolaevič dorme col volto felice.
Al mattino si sveglia taciturno, ma completamente tranquillo e rimesso. La sua martoriata memoria si placa, e fino al prossimo plenilunio nessuno inquieterà il professore: né l’assassino col naso infossato di Hesta, né il feroce quinto procuratore della Giudea, il cavaliere Ponzio Pilato.
Il Maestro e Margherita è uno dei capolavori del Novecento, amato da lettori di ogni età in tutto il mondo.
Come ebbe a definirlo Eugenio Montale, è «Un romanzo-poema, o se volete, uno show in cui intervengono moltissimi personaggi, un libro in cui un realismo quasi crudele si fonde o si mescola col più alto dei possibili temi: quello della Passione».
Dino Buzzati | Un amore | Introduzione di Alberico Sala| Oscar Mondadori 1995
* dall’ultima pagina:
Attraverso la stratificazione di caligini il riverbero rossastro dei lampioni ancora accesi la illuminava dolcemente facendola risplendere con pietà e mistero. È la sua ora, senza che lei lo sappia è venuta per Laide la grande ora della vita e domani sarà forse tutto come prima e ricomincerà la cattiveria e la vergogna, ma intanto lei per un attimo sta al di sopra di tutti, è la cosa più bella, preziosa e importante della terra. Ma la città dormiva, le strade erano deserte, nessuno, neppure lui alzerà gli occhi a guardarla.
È un romanzo che sorprende sia per il coinvolgimento emotivo, sia per il racconto di sogni e ipocrisie di un borghese come tanti. Cos’è veramente l’amore? Un vuoto, uno scavamento, una rassegnazione alla sconfitta o un disperato bisogno di credere nelle illusioni?
Italo Calvino | Se una notte d’inverno un viaggiatore | Oscar Mondadori 2000
* dall’ultima pagina:
XII. Ora siete marito e moglie, Lettore e lettrice. Un grande letto matrimoniale accoglie le vostre letture parallele.
Ludmilla chiude il libro, spegne la sua luce, abbandona il capo sul guanciale, dice: – Spegni anche tu. Non sei stanco di leggere?
E tu: – Ancora un momento. Sto per finire Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino.
È tra i romanzi più conosciuti e citati di Calvino, pubblicato per la prima volta nel 1979, che racchiude in sé un interrogativo fondamentale, “la scrittura è davvero mimesi dell’esistenza? O l’esistenza è già una forma di scrittura, invisibile?” Poiché per lo scrittore ligure è impossibile raggiungere la conoscenza del vero attraverso la lettura, la tensione tra Mondo e Libro, tra realtà e finzione, resta costantemente in bilico e il lettore, ogni volta diverso, può continuare ad esercitare il diritto d’interpretare il testo in base al proprio bagaglio d’esperienza.
Albert Camus | Lo straniero | Con una nota di Silvio Perrella | Tascabili Bompiani 2006
* dall’ultima pagina:
[…] liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo. Nel trovarlo così simile a me, finalmente così fraterno, ho sentito che ero stato felice, e che lo ero ancora. Perché tutto sia consumato, perché io sia meno solo, mi resta da augurarmi che ci siano molti spettatori il giorno della mia esecuzione e che mi accolgano con grida di odio.
Un libro che, una volta letto, non te lo levi più dalla mente. In una prefazione per un’edizione americana del testo, lo scrittore francese ebbe a scrivere: «È una verità ancora negativa, senza la quale però nessuna conquista di sé e del mondo sarà mai possibile».
Agota Kristof | Trilogia della città di K. | Einaudi ET 1998
* dall’ultima pagina:
Torno al cimitero tutti i giorni. Guardo la croce dove è scritto il nome di Claus, e penso che dovrei farla sostituire con un’altra che porti il nome di Lucas. Penso che presto saremo di nuovo tutti e quattro insieme. Morta Mamma, non mi rimarrà nessuna ragione per continuare. Il treno è una buona idea.
Una favola nera dove tutto può essere il contrario di tutto. Nel gioco degli sdoppiamenti, affiora l’abisso di un’infanzia guastata. Una costante accomuna i tre quaderni: non si può reggere il dolore che deriva dalla menzogna.
E voi? Qual è il vostro explicit preferito? Siete i benvenuti nei commenti con ulteriori spunti, opinioni e suggerimenti.