Nonostante un’ora di ritardo rispetto al previsto inizio dei lavori il pubblico presente presso il polo universitario distaccato della Federico II e Dipartimento di Agraria per le Scienze della Vite e del Vino ad Avellino, per assistere al convegno organizzato da Assoenologi nel pomeriggio del 16 dicembre scorso, non ha affatto perso interesse ed entusiasmo nella partecipazione; il tema della manifestazione, dal titolo “Etichettatura vinicola: novità normative e impatto sui processi aziendali”, ha evidentemente destato grandissima attenzione da parte di tutti gli addetti ai lavori, tra enologi e agronomi, imprenditori vitivinicoli, sommelier e giornalisti, tantopiù che la sala è rimasta gremita dall’inizio alla fine.
Con un grande consenso di pubblico, alla presenza di tantissimi spettatori, vista la presenza di operatori da diverse aree della Campania, non ultima la presenza di Teresa Bruno, Andrea Ferraioli e Michele Farro, in rappresentanza ai consorzi di tutela dei vini irpini, salernitani e flegrei, il convegno ha visto la moderazione di Luciano Pignataro, giornalista enogastronomico, con i saluti di Roberto Di Meo, organizzatore della manifestazione e presidente Assoenologi della regione Campania.
Roberto Di Meo, dopo i ringraziamenti, ha da subito catturato l’attenzione del pubblico esordendo su quanto il mondo del vino sia sotto attacco, Report in primis, negli ultimi tempi, mostrando dissenso per la disparità di trattamento mediatico tra il fermentato d’uva e i superalcolici, protagonisti del pessimo bere, a suo dire, e mai al centro di campagne salutiste. Inoltre, l’enologo campano ha mostrato durante il suo intervento non poche perplessità rispetto alla volontà del legislatore europeo di associare il termine alimento al vino; Di Meo nella conclusione ha tenuto a specificare che il nuovo quadro normativo, inerente al Codice della Strada, non ha avuto alcun cambiamento per quel che attiene all’assunzione, eccetto che per le sanzioni più aspre per chi infrange la legge.
Luciano Pignataro ha sostenuto possa esserci un nodo di natura politica e gli interessi delle multinazionali dietro ad un atteggiamento più blando verso i superalcolici e meno persecutorio, insistendo sulla necessità di comunicare il vino in quanto a prodotto della Dieta Mediterranea, oltre che segnalare l’importanza di ritenerlo un prodotto culturale.
Sostanziale l’intervento di Luigi Moio, professore ordinario di Viticoltura ed Enologia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”: dopo i ringraziamenti all’Assoenologi il prof. Moio, nonché presidente dell’OIV, ha voluto esprimere la sua riconoscenza nei confronti di Pietro Caterini, direttore scolastico della storica Scuola Enologica “De Sanctis”, per alimentare la passione negli studenti e renderli materia prima per il corso di laurea da lui fortemente voluto ad Avellino. Moio ha voluto considerare, malgrado le nuove riforme, che il vino non può essere considerato un alimento, precisando però le dizioni contenute nel nuovo quadro normativo, ossia ingredienti, additivi e coadiuvanti della produzione enologica. A suo dire il vino non dovrebbe essere considerato un alimento, così come non dovrebbe esserlo un additivo, men che meno fatto di ingredienti, tanto più che non vi è specificatamente una ricetta per farlo. Da questo punto di vista l’unico ingrediente, se così lo si voglia definire, sarebbe appunto l’uva, mentre tale comunque non dovrebbe essere considerato il coadiuvante, quando non lascia tracce una volta che il vino dovrà essere imbottigliato. Il professore ha ribadito la naturale attività dell’alcol, nella sua funzione di conservante, assente nei cibi, diversificando il vino rispetto a quanto maggiormente contenuto nel Codice Alimentare, rammentando che è tra i pochi a non avere scadenza.
Per Moio, con la nuova regolamentazione sull’etichettatura nutrizionale e l’elenco degli ingredienti, non cambio molto, tranne che per il QR code, ponendo però un ragionevole dubbio sullo stabilire l’origine endogena o esogena dell’acido ascorbico, difficile a stabilirsi proprio perché anche naturalmente presente nel vino. In definitiva Moio ha concluso dicendo che la professionalità e le qualità umane degli operatori del mondo del vino non possano essere improvvisate, invitando al buon senso.
Impossibilitato a venire, Riccardo Cotarella, presidente nazionale della Assoenologi, ha salutato il pubblico e ringraziato Roberto Di Meo per l’organizzazione del convegno, si dice soddisfatto dell’intervento del prof. Moio e rammaricato per gli attacchi mediatici al vino, ribadendo l’importanza del suo ente per la promozione e salvaguardia del vino.
Velocissimi i saluti e i ringraziamenti di Mauro Di Cosimo, amministratore unico della Codivin, azienda specializzata nella consulenza enologica e sponsor dell’evento. Maurizio Petracca, nel suo ruolo politico, ha sostenuto si sia fatto e si stia facendo un lavoro importante, elogiando Teresa Bruno per essere vicina alla corrente di pensiero dell’assessorato regionale all’agricoltura e quindi firmataria della legge per l’enoturismo.
Salvatore Schiavone, responsabile dell’ICQRF per il Mezzogiorno, non ha dato troppa importanza alla differenza riguardo al vino nell’essere o meno un alimento, piuttosto ha tenuto a far presente quanto il dealcolato rientri nella nuova regolamentazione, richiedendo una categorizzazione del prodotto, a partire da ambienti produttivi separati, raccomandando letture accorte e giuste interpretazioni, invitando infine le cantine a contattare gli enti preposti in caso di dubbi, sollecitando comunicazioni fatte per tempo.
Francesco Manzo, attivo ne sistema di verifica e certificazione Rina Agrifood, dopo una panoramica generale sulla realtà aziendale, rammentando di come il Registro Navale abbia acquisito Agroqualità e di come quest’ultima a sua volta abbia assorbito la Ismecert e quindi le verifiche sulle denominazioni, con un paniere di ben 70 prodotti tra Dop e Igp; più certo ha fornito dati interessantissimi sul vino in Campania, raccolti negli ultimi 5 anni.
Le notizie salienti afferiscono ad una decrescita dei viticoltori che passano da 4278, all’inizio dell’ultimo lustro, ai 3479 del 2024, decrescita che attiene anche al numero di ettolitri dichiarati a denominazione o comunque atti a diventare tali. Nota molto importante: tra i clienti del Rina Agrifood si contano ben 700 imbottigliatori che, con la loro attività sul vino sfuso, hanno mantenuto il trend di vendite in diverse provincie extra regione Campania, decretando quindi un abbassamento delle masse a denominazione, tra declassamento ed altre pratiche assolutamente legali, con buona pace dei viticoltori stessi.
Tra gli interventi più atteso quello dell’avvocato Marco Giulio, il quale ricorda i suoi esordi nel mondo del vino di circa 30 anni fa con Antinori, per specializzarsi appunto in Diritto Agroalimentare con particolare riferimento alla disciplina giuridica della vitivinicoltura. Il suo ragionamento è partito con una disamina piuttosto erudita sui criteri primordiali di etichettare nell’antichità a partire dalle iscrizioni sulle anfore, ricordando però che l’etichetta debba poter fungere da carta di identità, narrando un prodotto, rendendo consapevoli i consumatori, anche al fine di garantire una concorrenza leale, rispettando le regole, tra le aziende che fanno marketing anche attraverso di essa; l’avvocato Giulio ha tenuto a precisare quanto, negli ultimi 15 anni, le informazioni sulle etichette siano aumentate e questo anche perché legislatore europeo sostenga possa vantaggioso per il consumatore. Inoltre, in presenza di altro QR che rimandi al sito aziendale o comunque finalizzato ad altro, esso dovrà essere ben separato da quello ad uso esclusivo di ingredienti e tabella nutrizionale, così come tutta la comunicazione della bottiglia in questione dovrà essere coerente e coincidente a quelle riportate in etichetta su ogni altro medio.
È bene comunque ricordare che la necessità di informare i consumatori non è una esigenza recente ma risale bensì all’8 dicembre 1978.
Nella struttura delle norme si vede come novità il vino tra i regolamenti per alimenti, precisamente il reg. UE 1169/2011, figurando come il prodotto della fermentazione alcolica del mosto d’uva, pur essendo l’unico tra glia alimenti a poter beneficiare di un QR code apposito per gli ingredienti, la tabella nutrizionale e lo smaltimento, elemento quest’ultimo che molti giuristi suggeriscono di tenere fuori dal quick response code. Altra raccomandazione, per i valori energetici del calice di vino standard, è che le quantità siano rapportate ai 100 ml, con la facoltà di utilizzare anche i Kjoule, purché siano espresse le Kcal. Tali informazioni devono essere riportate in una delle lingue riconosciute dall’Unione Europea, come sostenuto anche nel regolamento 1308/2013 dell’OCM Vino, così come da regolamento UE 2021/2117, pertanto sarebbe bene utilizzare la doppia lingua nell’etichetta, come l’italiano e l’inglese. Per Marco Giulio il futuro dell’enologo sarà nell’utilizzo delle IA e degli avatar al fine di poter spiegare bene ai consumatori l’origine del prodotto e il contenuto della bottiglia. Infine, è stato precisato che nei vini sfusi ingredienti e tabella nutrizionale dovranno figurare nei documenti di trasporto, diversamente dai vini imbottigliati in quanto tali informazione saranno presenti in etichetta. Gli additivi, designati al pari degli ingredienti dal reg. 934/2019, dovranno essere indicati soltanto se comportano rischi di intolleranze e allergie, esattamente come i coadiuvanti tecnologici, quest’ultimi menzionati in caso di presenza residua nel prodotto.
Tra gli elementi presenti nella tabella nutrizionale presenzieranno, oltre al già citato valore energetico, la quantità di grassi e di acidi grassi saturi, la quantità di carboidrati e zuccheri, di proteine e sale, stando all’analisi del vino effettuata dal produttore. Alla categoria degli additivi, come è già noto, fanno parte i regolatori di acidità e gli agenti stabilizzanti in linea generale, rimandando a tabelle ufficiali e comunque più esaustive.
Insomma, dalle diverse prospettive dei vari relatori traspare la necessità di fare un upgrade culturale del vino, così come dal punto di vista normativo tutto verge su una maggior tutela per il consumatore, attraverso informazioni che siano coerenti non soltanto nei documenti e nelle etichette, ma anche attraverso i siti web e di altri canali di comunicazione e marketing. Prodotto di altissimo appeal culturale ed edonistico, certo, questa è la maniera più opportuna di rendere consapevole il consumatore, ma iniziare a considerare il vino anche come alimento potrebbe essere la via più consona per mantenerlo aderente al concetto di salute col quale dovrebbe costantemente e imprescindibilmente fare binomio.