Luca Marinelli ha dichiarato di aver accettato con non poche difficoltà di calarsi nel ruolo di Benito Mussolini per M – Il Figlio del Secolo, la serie TV di Joe Wright in onda su Sky e tratta dall’omonimo bestseller di Antonio Scurati: subito le parole dell’attore hanno dato il via a un’ondata di polemiche e di considerazioni, spesso improprie, sul modo di concepire il mestiere di attore.
“Quando scelgo un ruolo penso sempre che la cosa più importante sia quella di sospendere il giudizio. Sospendere il giudizio, avvicinarsi il più possibile a quest’anima alla quale devi dare un corpo, che sia un personaggio della realtà o della fantasia. In questo caso è stata una cosa per me veramente dolorosa. […] Non mi volevo avvicinare a Mussolini, ma purtroppo ho dovuto farlo” sono state le parole con cui Marinelli, che più volte si è definito convinto anti-fascista, ha scatenato la rabbia di molti, tra addetti ai lavori e non, subito pronti a urlare al piagnisteo e a ricordare all’attore di Lo Chiamavano Jeeg Robot i soldi incassati per aver interpretato il dittatore italiano.
A spiegarci quanto fuori luogo siano state le polemiche di cui sopra è però la storia stessa del cinema, che ci racconta di decine e decine di attori che mai hanno fatto mistero delle difficoltà incontrate nell’interpretare un certo ruolo. Pensiamo, in tempi recenti, al Bill Skarsgard di IT, perseguitato per mesi da incubi con protagonista il pagliaccio Pennywise, o al Joaquin Phoenix di Joker, che anche a causa della perdita di peso imposta dal suo personaggio si disse prossimo all’impazzire; e cosa dire di Linda Blair, la Regan McNeil de L’Esorcista, traumatizzata a vita da quel ruolo che ha fatto la storia del cinema horror, o di Shelley Duvall, che mai ha nascosto di ricordare come un vero e proprio incubo il periodo trascorso sul set di un altro capolavoro, lo Shining di Stanley Kubrick.
La lista, volendo, è davvero lunghissima: c’è Natalie Portman, che durante le riprese de Il Cigno Nero si svegliava in piena notte convinta di esser prossima alla morte, ma anche Danny DeVito, che a causa di Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo arrivò al punto di inventarsi un amico immaginario che cominciò a credere reale. Il più drammatico dei casi, infine, è senz’altro quello di Heath Ledger: l’attore de Il Cavaliere Oscuro si autoimpose un isolamento rigidissimo per interpretare il Joker del film di Christopher Nolan, dormendo pochissimo e tenendo un diario di immagini inquietanti che lo aiutassero a immedesimarsi al meglio: è opinione comune che proprio la preparazione al ruolo abbia portato al letale mix di antidolorifici e sedativi che pose fine alla vita del giovane attore nel 2008.
Casi del genere non fanno che scardinare le argomentazioni di chi riesce a vedere nelle parole di Marinelli nient’altro che un attacco politico (peraltro giustificatissimo) e non il resoconto sincero dell’esperienza di un attore di grande talento, che sa bene quanto l’immedesimazione nel personaggio sia importante e che ha comprensibilmente sofferto nel calarsi nei panni di un personaggio che, da anti-fascista, non può che provocare ribrezzo. Anche Bill Skarsgard ha incassato quanto pattuito, anche Natalie Portman, anche Shelley Duvall, infine anche il compianto Heath Ledger: nessuno, però, ha provato a sminuire come banali capricci o piagnistei i loro resoconti delle rispettive esperienze sul set. Forse, visti i tanti precedenti documentati e vista la natura del ruolo interpretato da Luca Marinelli, sarebbe il caso di smetterla di farlo anche con la star di M – Il Figlio del Secolo.