Nuove Voci per la lirica mondiale
Successo per il Gala del Sorrento International Singing Festival Competition, diretto dal Maestro Paolo Scibilia, che ha incoronato la siciliana Francesca Mannino
Concedere la possibilità ai giovani talenti di far valere la propria preparazione, di confrontarsi e raffrontare con altri artisti è sicuramente un traguardo da offrire, nella convinzione che solo con il confronto aperto e leale si possa avere la possibilità di valutare con obiettività i propri progressi, il proprio livello di performance, e poter quindi riprogrammare al meglio il proprio percorso di studi e di carriera.
Il direttore artistico del Caruso-De Curtis Sorrento Festival, Paolo Scibilia, non poteva non pensare ed istituzionalizzare un concorso Internazionale di Canto dedicato all’Opera Lirica e Canzone Classica Napoletana, il Caruso-De Curtis, Sorrento International Singing Festival Competition, svoltosi presso il teatro Tasso della perla della Campania, sostenuto dall’ Amministrazione comunale nella persona del Sindaco, Massimo Coppola, inserito nel più vasto programma natalizio sorrentino “M’Illumino d’Inverno” e promosso dalla Società dei Concerti di Sorrento, giunto alla sua seconda edizione, sotto l’egida del basso Carlo Lepore e di una prestigiosa giuria.
“Non si poteva esulare dal costruire un contest – ha dichiarato il Maestro Paolo Scibilia – che abbia prospettive solide, ovvero non solo di assegnare ai vincitori premi per perfezionarsi, ma in particolare di dar loro l’opportunità di calcare palcoscenici prestigiosi in Europa, tenere concerti in storiche stagioni concertistiche al fianco di artisti che fanno parte del gotha musicale, che i concorrenti si ritrovano in giuria. Solo in questo modo i prescelti potranno venire concretamente avviati alla professione, esibendosi sin da subito”. Ed è questa la mission di uno dei signori della lirica, nonché docente d’eccellenza, Massimo Iannone Vocal coach, che tanto guarda e investe sui giovani musicisti, sposando in pieno le nostre ragioni di far musica e di trasmettere una particolare filosofia ed estetica di questa arte”.
“Una giuria prestigiosa – ha continuato Paolo Scibilia – che ha raccolto personalità del mondo musicale internazionale, La giuria era composta da Michael Aspinall, musicologo e cantante inglese, Antonio D’Antò, pianista e compositore caprese e ancora Guido D’Onofrio, studioso di Enrico Caruso, affiancati appunto da Carlo Lepore, in qualità di Presidente e da Massimo Iannone”. Dalle selezioni sono stati ammessi al gran gala finale il tenore Andrea Calce, il quale ha partecipato ad entrambe le sezioni eseguendo “Che gelida manina” da La Bohème e “La donna è mobile” dal Rigoletto, “Torna a Surriento”, canzone obbligata e “Core ‘ngrato”, il tenore portoricano David Soto Zambrana, cavallo di battaglia di Placido Domingo dalla Zarzuela “La tabernera del puerto”, quindi, la siciliana Francesca Mannino con “Bel raggio lusinghier” da lla Semiramide di Gioachino Rossini e l’aria d’esordio di Violetta “E’ strano…” da La Traviata, si è continuato, quindi con il soprano giapponese Hatano Chinatsu la quale ha proposto alla giuria “Tu del mio Carlo al seno” da “I Masnadieri” di Giuseppe Verdi e “Ardon gli incensi” da “Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti.
Si è continuato, quindi con la Mimì della Ketevan Abuladze, che si è quindi trasformata in Adriana Lecouvreur, per quindi ascoltare “’A Marechiare” e “Torna a Surriento” dal baritono greco Theodoros Zogopoulos, gala, quindi chiuso dal basso Volodymyr Morozov con la virtuosistica “Mentre gonfiarsi l’anima” dall’ Attila di Verdi, unitamente all’ “Ella giammai m’amò” dal Don Carlo verdiano, tutti finemente in duo con il pianista Luigi Maresca.
“La qualità è stata molto buona, superiore allo scorso anno – ha dichiarato il presidente della giuria Carlo Lepore – i candidati hanno eseguito due brani ciascuno, donandoci così un bel concerto. Molte presenze internazionali, tra cui un soprano giapponese, Chinatsu Hatano, al quale abbiamo assegnato il secondo posto, bravissima tecnicamente. La vincitrice italiana Francesca Mannino ci ha commosso tutti con la Traviata, ha un modo di cantare istintivo ma controllato, una gran bella voce ma anche un cuore grande. Anche il basso ucraino, Volodymyr Morozov primo ex aequo ha riscosso apprezzamenti positivi e applausi calorosi dal pubblico.
Il soprano georgiano Ketevan Abuladze ha, invece, conquistato il terzo posto. Quello che invece mi ha sorpreso è la scarsa domanda per la sezione napoletana. Voglio specificare che è un genere affrontato da tutti i migliori cantanti lirici e non va confuso con il festival della canzone di musica leggera. Infatti, il primo premio non è stato assegnato perché non c’ erano abbastanza partecipanti e il secondo è stato assegnato a Theodoros Zogopoulos, baritono greco.
Mentre il Grand Prix Ernesto De Curtis per la migliore interpretazione di “Torna a Surriento è andato ad Andrea Calce. Mi auguro che il prossimo anno tutti i concorrenti si iscrivano per le due sezioni visto che proprio Enrico Caruso è stato un grandissimo interprete anche di questo repertorio. Festa delle premiazioni, che era già iniziata al Grand Hotel Excelsior Vittoria, dove trascorse l’ultimo anno di vita Enrico Caruso, con il riconoscimento per la titolare senior, Lidia Fiorentino, ed lo splendido concerto del “Belle Epoque Ensemble”, che ha posto in luce un’altra giovane voce in carriera, quella di Giulia Lepore.
A loro l’onore e l’onere di far rivivere Norine e Violette, Roberto e Turandot, Attila e Medora, mentre giungeranno Don Giovanni e Federico, a loro, per quando saranno protagonisti su future ribalte dedichiamo le parole di Bruno Barilli da “Il paese del melodramma”: “La luce li cercherà allora nella semioscurità, li sceglierà, e colpirà con la sua mira i loro corpi mobili e plastici. Mentre cantano ornerà viva e granulosa i loro gesti d’ argento. Brucerà sui loro contorni come pepe di Caienna che arde; farà nascere riflessi e balzare lampeggiamenti di gelatina dalla seta cangiante dei loro costumi, investirà con un riverbero pieno di fermento le loro facce stravolte, il loro canto, frantumandosi come una bottiglia di vetriolo”.