Sono cinquanta gli anni vissuti per la fotografia da Enrico Salzano ma anche contro la macchina fotografica che lui stesso definisce “primo robot dell’età contemporanea”.
Il Civico 23, in occasione del finissage della sua mostra “Pitture di luce”, propone la presentazione del suo saggio-manifesto-autobiografia “Dalla fotografia flessibile alla fotografia dinamica” edito da Oedipus nel 2020.
La presentazione sarà illustrata dallo stesso autore affiancato da Gabriella Taddeo che all’epoca insieme a Marcello Napoli curò l’opera.
Il libro ripercorre gli anni del suo itinerario artistico e mette al centro la lunga intervista con Enrico Crispolti suo interlocutore privilegiato. Fu infatti alla fine degli anni ottanta che presso la cattedra di storia dell’arte contemporanea Crispolti affidò ad Enrico Salzano, Antonio Tateo e Lucilla Clerici il coordinamento della rassegna “Foto, grafia flessibile”. L’obiettivo era quello di rintracciare modi diversi, anticonvenzionali di una scrittura fotografica per dare coscienza della sua natura flessibile di grafia, di mezzo di comunicazione non solo estetica ma visiva.
Una serie di mostre furono poi allestite, sempre in quegli anni presso lo spazio” La Boite” che era sita in via Pirro,16.
Sia l’intervista a Crispolti che l’itinerario delle mostre rappresentano certamente un frammento essenziale di storia della nostra città che in quegli anni viveva tanti interessanti fermenti culturali dandole una rilevanza nazionale di raggio ampio.
Il focus di Salzano ha attraversato dunque varie epoche con le sue immagini che vanno dall’interesse antropologico a quello di realistico e di reportage sul terremoto a quello storico sui mascheroni e su Paestum, una fotografia la sua  che gradualmente lascia la rappresentazione classica e realistica per diventare sempre più sintetica ed astratta (come la serie sugli uccelli, le metamorfosi, i tori e toreri ispirati a Goya, i graffiti tecnologici ed i paesaggi luminosi). Del resto lo stesso Salzano afferma” Ho cercato di ampliare il linguaggio della fotografia affacciandomi su territori inesplorati: l’immaginario e il sogno.”