Il mondo è in pericolo? Guerra nucleare globale? Fine della civiltà e della storia umana? Conflitti aperti tra Russa e Ucraina e Israele contro Hamas, con tutti gli strascichi in Siria, Libano, Iran… In queste ore stiamo assistendo a una girandola di notizie e contro notizie, di ipotesi e contro ipotesi, con affermazioni cariche di ambiguità interpretative, a volte davvero stucchevoli.
Si tratta delle dinamiche dell’informazione e della disinformazione, soprattutto da parte dei governi belligeranti, con tutta la pletora dei paesi alleati e di quelli considerati ostili. Fa parte di una precisa strategia della tensione bellica, ben nota e ben presente nella mente di analisti militari, di esperti di politica e affari internazionali, di giornalisti informati che fanno quanto è nelle loro possibilità per capire e carpire informazioni utili, cercando, per quanto possibile, di non cadere nelle trappole delle frasi e delle parole pronunciate dai leaders politici coinvolti in questa complessa e ingarbugliata situazione internazionale.
È chiaro a tutti che si tratta di una lotta che si combatte, oltre che con armi sempre più sofisticate e distruttive, anche con la strategia della tensione generata attraverso la propaganda, i giornali e i mass media in genere.
Sappiamo chiaramente che i governi belligeranti usano minacce verbali per incutere paura psicologica al nemico e ai suoi alleati, per fiaccarli e demoralizzarli, utilizzando comunicati ufficiali trasmessi poi dai mass media. Si fa leva soprattutto sulla paura della catastrofe mondiale che sembra incombere sul mondo intero.
In questo momento sembrerebbe che sia la Russia a condurre questo gioco e di rimando gli Stati Uniti, con gli ultimi inconsulti sussulti della moribonda amministrazione Biden. Ma cosa si cela davvero dietro le parole dei politici in guerra? Non lo sappiamo e non lo sapremo fin quando non avremo contezza delle loro azioni in modo chiaro. Ma è estremamente difficile, se non proprio impossibile fare chiarezza in questo marasma.
Ci sono ancora troppe ombre e troppe visioni parziali che ci impediscono di fare il vero punto della situazione internazionale. A che gioco stanno giocando i capi dei governi coinvolti? A che gioco sta giocando una diplomazia che sembra essere assente e aver perduto il ruolo che dovrebbe avere in questi momenti così difficili? Davvero la diplomazia è tagliata fuori da ogni dialogo tra le parti belligeranti? Come si può vedere, sono più gli interrogativi che le certezze a farla da padrona in questo caos mondiale.
Stessa cosa, sostanzialmente, per quanto succede in Medio Oriente, con Netanyahu e Galland, suo ex ministro, che sono stati raggiunti da un mandato di arresto internazionale da parte dell’alta Corte Penale Internazionale per crimini contro l’Umanità, per il modo infelice e brutale con cui hanno reagito agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, bombardando indiscriminatamente, in modo sistematico e continuato, la striscia di Gaza, con migliaia di vittime civili palestinesi, soprattutto donne e bambini innocenti.
Anche in questo caso il mondo sembra essere diviso tra chi ritiene giusto l’arresto del leader israeliano, che forse mai ci sarà, e chi, invece, come gli Stati Uniti d’America e parte dell’Occidente, ritiene questa una condanna ingiusta perché Netanyahu, secondo loro, ha solo reagito a un attacco brutale dei miliziani di Hamas, contro la popolazione civile israeliana, con la cattura di ostaggi, quindi avrebbe agito esclusivamente per difendere il proprio paese dal terrorismo.
Una domanda sorge spontanea: davvero l’esercito e i gli efficienti servizi segreti israeliani non sapevano dell’attacco di Hamas il 7 ottobre 2023? Perché l’efficiente difesa israeliana è stata bucata in modo così semplice e plateale? Ancora oggi l’opinione pubblica mondiale chiede risposte non di circostanza, ma chiare e reali in merito e che purtroppo, con molta probabilità, non saranno mai fornite ai giornalisti.
Di fatto quello che oggi davvero fa riflettere è anche l’emarginazione del ruolo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (O.N.U.) che sembrerebbe, agli occhi dell’opinione pubblica internazionale e non solo, non avere più una voce autorevole per rimarcare la centralità e la necessità della pace contro tutte le guerre.
La pace è parola già cancellata dai dizionari e dalle lingue di tutto il mondo? Si può parlare di pace quando i potentati economici e finanziari e i politici fomentano la produzione di armi e le guerre? L’O.N.U. ha ancora un ruolo e un futuro? Sono domande che dobbiamo porci tutti e sono interrogativi che esigono una risposta ora. Non c’è tempo da perdere. Cosa davvero ci aspetta nei giorni che verranno? Cosa davvero succederà? Ci sarà ancora spazio per l’intelligenza umana e la sopravvivenza dell’Umanità?