“Non c’e’ pace” e’ il titolo di un’ installazione-cartacea e di un cortometragio (di tre minuti). Le due opere sono state reallizate entrambe con trecentoventi copie del quotidiano Il Manifesto in un vicolo del centro storico di Moliterno (Potenza). Ideazione del cinecronista Mimmo Mastrangelo e del filmaker Vincenzo Galante. Nel corto la voce fuori campo di Eleonora Panzardi legge il testo del famosissimo brano “Il Disertore” del poeta e musicista francese Boris Vian.
Ideato dal cinecronista Mimmo Mastrangelo e dal filmaker Vincenzo Galante, “Non c’è pace” è un tappeto cartaceo (in forma di installazione) lungo oltre venticinque metri, realizzato in un vicolo del centro storico di Moliterno con trecentoventi copie de “Il Manifesto”, uno dei pochi quotidiani italiani schierati da sempre contro ogni tipo di conflitto.
Un drappo esteso di titoli che racchiude quell’idea del compianto artista salernitano Ugo Marano secondo cui un manufatto d’arte non necessariamente deve avere una lunga durata di vita, una espansa collocazione nel tempo (e nello spazio).
L’arte è anche caducità , provvisorietà , fragilità , Ugo Marano sosteneva che un’opera può anche estinguersi nel momento stesso in cui  viene realizzata (infatti il vento, la corrente del vicolo ha prestissimo sconcertato la disposizione delle pagine dei giornali), ciò che non si deve disperdere è il concetto, l’idea che rappresenta.
Mettere  insieme le tante copie dello storico quotidiano della sinistra piĂą radicale per Mastrangelo e Galante ha voluto significare,  testimoniare come la pace sia sempre “una condizione labilissima”, “La pace è piĂą difficile della guerra – ci ricorda  lo scrittore irlandese Colum McCann – la sua fragilitĂ costante è parte integrante della sua bellezza, perchĂ© il male accada, basta che si verifichi una volta sola, perchĂ© il bene accada, deve accadere in continuazione”.
Durante la costruzione dell’installazione “Non c’è pace” Vincenzo Galante ha girato delle immagini e ne venuto fuori l’omonimo short-film (di meno di tre minuti) con la voce fuori campo di Eleonora Panzardi  che – di quel genio irriverente (ed antimilitarista) che fu il poeta, scrittore e musicista francese Boris Vian (1920- 1959) – legge “Il  disertore”, un brano capolavoro del 1954  giĂ Â inciso da moltissimi artisti del calibro di Marcel Moudoudji, Johnny Hallyday, Joan Baez, Serge Reggiani, Luigi Tenco, Ornella Vanoni, Ivan Fossati, Fiorella Mannoia, Antonella Ruggero, Luca Barbarossa. Â
Più volte censurata, la canzone si presenta come una lettera indirizzata ad un capo di governo da un uomo che ha ricevuto la cartolina precetto. Nel testo l’autore della missiva spiega perché sceglie di disertare, incita altri  a seguire il suo esempio (“Non obbedite/non fatelo/non andate alla guerra/non partite”) e, infine, pone la più alta autorità del Paese di fronte alle sue contraddizioni ed alle sue responsabilità (“Se occorre versare del sangue/versi il suo/ sia un buon apostolo/signor Presidente”).
Curato nel suono da Davide Enza,  il cortissimo “Non c’è pace” di Vincenzo Galante e Mimmo Mastrangelo è dedicato al ricordo di Ugo Marano, artista-utopista, ceramista di fama internazionale innamorato della gente di pace,  del borgo di  Moliterno e della Basilicata tutta. Â