Democrazia e Potere. E’ il titolo del programma della quarta edizione del Festival Corriere.it, ospitato nelle sale del Palazzo Reale di Napoli dal 24 al 27 ottobre che ha accolto un foltissimo pubblico ed il ricco ed incalzante susseguirsi degli interventi di politici, amministratori, giornalisti, economisti e scrittori.
Tra tutti i confronti, sorprendente e molto interessante è stato l’incontro dedicato al Diritto di parola: confini e libertà , un tema quanto mai attuale nel nostro mondo in costante conflitto tra il diritto/dovere all’informazione, le fake news, le censure più o meno visibili di natura religiosa, politica, sociale. A parlarne sono stati due big dell’informazione, David Parenzo, conduttore del programma televisivo di LA7 L’Aria che tira e del programma radiofonico di Radio 24 La Zanzara, ed Enrico Mentana, direttore del Tg7.
Parenzo ha portato una testimonianza diretta centrata sulle censure di natura sociale e religiosa legata crescente aria antisemita che sta influenzando l’opinione pubblica italiana sul tema della guerra in Medio Oriente. Ebrei e palestinesi, un conflitto biblico che sembra non avere mai fine, costantemente rinfocolato da interessi politici ed economici che vedono contrapposte America e Russia e gli stati a loro aderenti, attualmente presentato in Italia come un genocidio perpretato dagli ebrei a danno dei palestinesi.
Questa la cornice, senza entrare nel merito della guerra, servita però a Parenzo a raccontare come un’informazione, di parte o addomesticata, stia bloccando la libertà di espressione di chi, anche solo per nascita, appartiene all’una o all’altra etnia. Lui personalmente, ebreo di nascita ma non ortodosso, è stato contestato violentemente alla Sapienza di Roma e non ha potuto fare il suo intervento nell’ambito di un incontro sull’8 marzo, perché definito a-priori un sionista.
Da giornalista Parenzo difende non solo il diritto alla parola, ma la necessità di promuovere tutte le opinioni lasciando spazio ad un dialogo aperto e senza conflitti. E’ davvero così. Ovviamente no, la televisione offre una infinita serie di talk show che democraticamente ospitano politici di partiti diversi, quasi sempre poco strutturati sul piano dialettico perché poco preparati sui temi discussi, che utilizzano lo scontro e la prevaricazione verbale invece di argomentare, ascoltare, confrontarsi. Non è informazione questa, non è libertà poiché questo valore si fonda sul rispetto dell’altro e delle sue idee, non è buon giornalismo.
Cosa si può davvero fare? A Parenzo si deve il merito di aver ospitato due personaggi storici Ehud OLMERT (ex primo ministro di Israele) e Nasser Al-KIDWA (ex ministro degli Esteri Palestinese) che hanno presentato il loro piano condiviso per la pace dimostrando che, se si vuole davvero, è possibile arrivare ad una pacifica convivenza tra i due popoli e i due stati.
Ancora più tranchant è stato l’intervento di Enrico Mentana che partendo da quanto attualmente viene detto da media e politici sulla questione palestinese, ha inquadrato il tema Informazione, media e potere, dal punto di vista sociologico e culturale ed ha evidenziato gli errori su cui si basa la cattiva informazione.
Il problema nasce innanzitutto dalla politica nel senso più ampio del termine, poiché manca una cultura di base, non c’è cultura e/o memoria storica, non viene più richiesta alcuna preparazione specifica prima di assumere ruoli pubblici e istituzionali e, in ultimo ma non per questo meno importante, mancano le ideologie, i valori ad esse legati, il senso di appartenenza e identificazione con quei valori. E determina una politica che manca dello sforzo innovatore, non ha una visione da proporre e per cui lottare, quindi manca di programmi concreti. Su questo si inserisce il cambiamento tecnologico che ha investito i media aprendo uno spazio ampissimo e non controllabile attraverso il Web che favorisce la strumentale e manipolatoria diffusione delle notizie che incidono sull’opinione pubblica, anch’essa vittima di una carente cultura e della conseguente disabitudine al pensiero critico.
Qual è il risultato di tutto questo? Una libertà di espressione soltanto apparente ed un’assuefazione alla notizia che abbassa ulteriormente la capacità critica.
Mentana ha sottolineato quanto questa deriva sia preoccupante ed ha aperto la mente al dubbio e alla riflessione sul futuro che, allo stato, sembra non essere stato pensato, immaginato, progettato.
Come diceva Arbore, meditate gente, meditate!