“Salvarsi la vita“, il nuovo romanzo di Pierangelo Consoli, si presenta come un’opera intensa e profonda, capace di catturare l’attenzione del lettore sin dalle prime pagine. Pubblicato dalla Nuova Editrice Berti e disponibile in libreria dal 24 ottobre 2024,
Il libro sarà presentato a Salerno, città nella quale vive l’autore, sabato 26 ottobre alle 18.30 presso il Libramente Caffè Letterario in via Francesco Paolo Volpe n. 34 zona centro, dove Consoli dialogherà con Clemente Ultimo, offrendo così una preziosa occasione per approfondire la genesi dell’opera e i temi trattati.
Ambientato in una cittadina di provincia San Lorenzo, “Salvarsi la vita” esplora il delicato periodo dell’adolescenza attraverso gli occhi di Arturo, un giovane ventenne che affronta la devastante perdita della madre, Alberta, una pittrice di talento con un’inclinazione per l’eccentricità. La reazione del padre, che si ritira nel silenzio, lascia Arturo ancor più isolato e vulnerabile. Consoli dipinge con maestria il lutto e la solitudine che contraddistinguono la vita di un ragazzo costretto a confrontarsi non solo con la propria fragilità, ma anche con il peso di un mondo che sembra non accoglierlo.
La forza del romanzo risiede nella sua capacità di affrontare temi universali, come la ricerca dell’identità e la complessità dei sentimenti, in un contesto che riflette la realtà di molte piccole città italiane. Attraverso l’incontro con figure chiave come Renato, un aspirante musicista punk, e Manuela, la figlia del barista locale, Arturo inizia un viaggio di scoperta e accettazione di sé. Questa nuova amicizia è cruciale per il suo percorso, portandolo a esplorare emozioni nuove e a riscoprire la gioia di vivere.
Consoli riesce a delineare, senza mai cadere nel patetico, le sfide che i giovani devono affrontare, rappresentando con delicatezza il tema dell’amore in tutte le sue forme. La codipendenza creata tra Arturo e i due protagonisti permette di riflettere su come le relazioni possano essere sia una fonte di conforto che un ulteriore dilemma.
In sintesi, “Salvarsi la vita” non è solo una narrazione della crescita personale di Arturo, ma anche una profonda riflessione sulla vita e sulla morte, sulla perdita e sulla possibilità di rinascita. La scrittura di Pierangelo Consoli, intrisa di lirismo e realismo, dona al lettore un’esperienza emotiva autentica, che invita a una riflessione profonda sulla propria esistenza e sulle scelte che ciascuno di noi è chiamato a prendere.
Nella seguente intervista esclusiva, lo scrittore di adozione salernitana svela i retroscena e i momenti chiave della creazione del suo romanzo, offrendo uno sguardo intimo sui temi che hanno ispirato ‘Salvarsi la vita’ e sui dettagli più significativi della sua trama.”
D- Origini della Passione: cosa ti ha spinto a intraprendere la carriera di scrittore e come hai scoperto la tua passione per la scrittura?
Io ho cominciato a scrivere e non mi sono più fermato. La decisione è arrivata, in maniera consapevole, a 19 anni. Lì mi sono detto: questo è quello che voglio fare. Dopo ho capito che scrivere è una cosa che facevo anche prima, solo che non me ne rendevo conto. Scrivevo chiuso in bagno, questo me lo ricordo, di nascosto. Purtroppo quello che scrivevo allora, da piccolo, è andato perduto. Per me sarebbe stato bello avere una traccia di quel periodo proto-letterario.
D– Influenze: quali autori o opere letterarie hanno maggiormente influenzato il tuo stile di scrittura e la tua visione narrativa?
Il mio stile è cambiato nel tempo. Ogni libro che ho pubblicato ha avuto riferimenti diversi. Per Salvarsi la vita ho studiato molto una serie di scrittori che avevano affinità con quello che volevo fare qui. Penso a Handke, a Krasznahorkai, ma anche a Felipe Polleri.
D- Processo Creativo: puoi descrivere il tuo processo creativo? Come ti approcci alla scrittura di un nuovo romanzo o dramma?
È un processo molto lungo. Per scrivere Salvarsi la vita ho impiegato 4 anni. Di solito procedo per accumulo. Faccio schemi, scrivo centinaia di pagine per utilizzarne, poi, una decina, forse. Non butto niente perché ciò che non uso da una parte può andar bene da un’altra, magari anni dopo. Il mio è un approccio molto artigianale, quasi contadino. Leggo molto, prendo appunti, faccio decine di stesure di ogni pagina e le faccio riposare.
D- Artigianato della Scrittura: hai descritto la scrittura come “una cosa artigianale”. Cosa intendi precisamente e in che modo questo ti ha aiutato nel tuo percorso creativo?
È un lavoro fisico. Io, come dicevo prima, faccio decine di stesure. Sono estremamente disciplinato. Ogni giorno mi sveglio e devo scrivere, devo studiare.
D- Riguardo ai Romanzi, Salta Tutto: nella tua opera “Salta Tutto”, cosa hai voluto esplorare attraverso i tuoi personaggi e le loro esperienze?
‘Salta tutto’ è un libro molto diverso da tutti gli altri che ho scritto perché ho utilizzato una certa ironia, se vuoi anche amara, che gli altri libri miei non hanno. Nella mia testa doveva far ridere, poi non lo so se questa cosa mi è riuscita. Quel libro lì è figlio di Bellow, di Philip Roth. Mordecai Richler. Ecco, erano questi gli autori a cui guardavo mentre scrivevo ‘Salta tutto’.
D- Personae e Replicare: cosa distingue “Personae” e “Replicare” dagli altri lavori che hai pubblicato? Ci sono tematiche o stili che affronti in modo particolare?
Premetto che sono libri giovanili e che oggi io non li pubblicherei. All’epoca avevo molte più certezze di adesso. Adesso non saprei dirti cosa significa saper scrivere, a venticinque anni, invece, ero sicuro di sì.
Perseverando con il gioco dei padri, Personae è figlio della Beat generation, figlio di Kerouac. Replicare di Palahniuk.
D- Come il buio per le stelle: potresti parlarci del romanzo “Come il buio per le stelle”? Qual è il tema centrale e quali messaggi speri di trasmettere ai lettori?
‘Come il buio per le stelle’ è, invece, un romanzo più maturo, più consapevole. Questo è figlio de L’amante di Yehoshua. Il tema centrale di Come il buio… è il perdono. La necessità di perdonare se stessi, prima di tutto e poi, attraverso questo atto di dolore, perdonare gli altri. È un libro intriso di Pietas, intesa in senso stretto, latino. La letteratura c’insegna a metterci nei panni degli altri, conoscere le loro ragioni, anche dei mostri peggiori. Se fossimo capaci di trasportare gli esiti di questo esercizio nella vita di ogni giorno, saremmo persone meno superficiali.
D- Personaggi e Passato: hai detto che il passato dei personaggi è fondamentale nel tuo romanzo. In che modo questo aspetto influenza la loro evoluzione e le loro decisioni?
È importante il passato ma anche il futuro dei personaggi. Io so come e dove sono nati e quando e come moriranno. Che lavoro faranno, quali saranno le loro frustrazioni. Le loro vittorie. Mi serve per capire chi sono, come si muovono e perché fanno delle scelte e non altre. Per questo ho impiegato quattro anni a scrivere Salvarsi la vita, perché per isolare due mesi del 1999, ho dovuto scrivere vent’anni della vita di Arturo, Renato e Manuela.
D- Teatro: come si differenzia la tua esperienza nel teatro con quella della scrittura narrativa? Ci sono elementi che porti da una forma all’altra?
Per quanto mi riguarda tutto è scrivere. Importa poco che sia un articolo, una recensione, un post o un racconto. All’epoca io scrivevo per una compagnia fissa, così dovevo modellare le storie in base al numero di attori disponibili. È stato istruttivo.
D- A.C. Billy: la tua esperienza come frontman della band punk A.C. Billy ha avuto un’influenza sulla tua scrittura? Se sì, in che modo?
Gli A.C.Billy sono stati un gioco, un desiderio esaudito. Non so suonare e non so cantare, ma avrei sempre voluto farlo. I miei amici d’infanzia, ecco, loro erano dei bravi musicisti. È stato estremamente divertente perché era un progetto ludico, senza nessuna speranza. Suonare in una band è stata una delle cose più belle della mia vita.
D- Scrittura a Mano: hai menzionato di scrivere a mano e leggere ad alta voce. Come queste pratiche hanno influito sul tuo lavoro e sulla tua disciplina di scrittura?
A mano scrivo sempre meno. Leggo tutto a voce alta, spesso anche libri non miei. Leggere a voce alta è estremamente necessario per capire se una frase suona oppure no. Per salvarsi la vita ho fatto un lavoro enorme sulla prosa, ogni singola parola è stata scelta, osservata. La frase deve suonare, altrimenti non va bene.
D- Vivere a Salerno: come la tua vita quotidiana a Salerno influisce sulla tua scrittura e sulle storie che scegli di raccontare?
Vivo a Salerno da sette o otto anni. Esco poco, però vivere a Salerno mi piace molto. Qui ho la mia libreria preferita, partecipo a un gruppo di lettura dove si legge insieme a voce alta. Non mi serve molto altro.
D- Futuro della Scrittura: quali sono i tuoi progetti futuri? Ci sono nuove storie o generi che desideri esplorare?
Non lo so perché quando poi un libro esce sono come prosciugato e mi sembra che non sarò mai più in grado di scrivere altro. Continuo a scrivere recensioni e a esercitarmi e per un po’ di tempo andrà bene così.
D- Messaggio ai Lettori: cosa speri che i lettori portino con sé dopo aver letto il tuo lavoro? Qual è il messaggio principale che vuoi condividere attraverso le tue opere?
Mi piacerebbe che si sentissero meno soli. Io scrivo per le persone silenziose.
D- Che consiglio daresti a chi desidera intraprendere una carriera nella scrittura?
Non lo fare. Tutti ti diranno di non farlo. Ci saranno migliaia di rifiuti, migliaia di giorni tremendi. Mi sono chiesto tantissime volte: perché continui a scrivere se questo non ti porta gioia, non ti porta ricchezza, non ti porta soddisfazione? Non c’è stata mai una risposta, mi sono solo alzato il giorno dopo e ho ricominciato. Il talento è una bugia, esiste solo il lavoro.