La serata di sabato 12 ottobre ha visto Pietrelcina (BN) accogliere la XXIII edizione del Premio Internazionale Padre Pio, un evento che ogni anno celebra il messaggio di pace, carità e impegno sociale ispirato al Santo Frate. Il premio, organizzato dall’Associazione ONLUS “Amici di Padre Pio”, e in particolare dal presidente Don Nicola Gagliarde con la collaborazione di Gianni Mozzillo, Simone Crovella e Marianna Morante, ha riunito figure di alto profilo e ha scelto come tema “Seminatori di Pace”, un invito a promuovere riconciliazione e unità in un mondo segnato da tensioni e divisioni.
L’evento, condotto dai giornalisti Simona Rolandi ed Enzo Costanza e arricchito dalle note del maestro Espedito De Marino e dalla soprano Lucia Sepe, ha riconosciuto il valore e l’impegno di diverse personalità che, ciascuna nel proprio campo, hanno saputo portare avanti azioni significative di pace e giustizia sociale. Tra i premiati di questa edizione:
- Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, Arcivescovo e Presidente della Conferenza Episcopale del Perù, per il sostegno spirituale e sociale alla popolazione peruviana.
- Giacinto Ottaviani, Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa, per il rigore e la dedizione al servizio dello Stato e della sicurezza nazionale.
- Carolina Lussana, Presidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, per il suo impegno in difesa della dignità umana e delle pari opportunità.
- Federica Cappelletti, Presidente della Serie A femminile, per la sua attività di promozione dei valori positivi e la memoria del marito, Paolo Rossi.
- Marco Fioriti, imprenditore siderurgico, per il modello di sviluppo sostenibile che unisce etica e solidarietà.
- Beppe Signori, ex calciatore, riconosciuto per il suo legame con i valori cristiani e la sua semplicità.
- Goffredo Buccini, giornalista e scrittore, per il rispetto della verità e la sensibilità nei suoi racconti.
- Sante De Angelis, fondatore e Rettore dell’Accademia Bonifaciana, per l’impegno nella formazione etica e spirituale dei giovani, con l’obiettivo di formare “onesti cittadini e buoni cristiani” e promuovere una cultura della pace attraverso la conoscenza e la virtù.
- Comunità di Sant’Egidio, per l’impegno verso gli emarginati e gli ultimi, promuovendo diritti umani e solidarietà.
- Mario Balzanelli, presidente del Sistema di Emergenza Territoriale 118, per il suo contributo umano e professionale nelle necessità sanitarie della popolazione.
- Padre Giulio Cerchietti, per il conforto spirituale offerto ai militari.
- Giuseppe Furno, tenente colonnello della Guardia di Finanza, per il servizio alla legalità e all’equità sociale.
- Gianni Vigoroso, giornalista, per la costante attenzione alle problematiche del territorio.
L’Impegno di Sante De Angelis
Tra i protagonisti della serata, il Gr. Uff. Prof. Sante De Angelis ha espresso il significato profondo del premio e il valore di essere operatori di pace, inteso non solo come obiettivo interiore ma come impegno concreto nella società. De Angelis è stato premiato con la seguente motivazione:
Per l’impegno profuso aiutando i giovani a formarsi come onesti cittadini e buoni cristiani nella promozione continua degli autentici valori umani, etici e spirituali.
Attraverso il suo lavoro con l’Accademia Bonifaciana, De Angelis ha ispirato le nuove generazioni verso una crescita etica e culturale, con iniziative formative e solidali che promuovono una cultura della pace. A conclusione della serata, ha rilasciato un’intervista in cui ha condiviso le sue riflessioni e il suo messaggio per i giovani:
Quali emozioni ha provato nel ricevere questo prestigioso riconoscimento?
Nel corso della mia attività culturale, accademica e socio-umanitaria, ho ricevuto nel corso degli anni moltissimi riconoscimenti pubblici, ma ritirare il Premio Internazionale Padre Pio da Pietrelcina, nella sua XXIII edizione, nella cittadina che ha dato i natali al santo stigmatizzato e che lui definiva “la pupilla” dei suoi occhi, è stato per me motivo di una forte emozione, che in effetti non sono riuscito a trattenere nel momento della consegna del medesimo riconoscimento. Già la motivazione stilata dal Comitato promotore, forse per me troppo generosa, è stata di grande impatto e di ulteriore responsabilità a fare di più e bene: “Per l’impegno profuso, aiutando i giovani a formarsi come “onesti cittadini e buoni cristiani” nella promozione continua degli autentici valori umani, etici e spirituali”. Il tema, poi, conduttore di questa edizione del Premio è stato: “Seminatori di Pace”, tema tanto caro fin dalla fondazione nel 2003 all’Accademia Bonifaciana. Essere operatori e seminatori di pace è dare la vita escogitando “vie sempre nuove per amare”, come spesso ripete papa Francesco. La “pace”, una parola spesso fraintesa o banalizzata. La pace non è coscienza addomesticata o solo “una sorta di tranquillità interiore”, per dirla sempre con il Santo Padre. Gesù dice che la pace che lui porta è diversa da quella del mondo e allora Papa Francesco si domanda “come dà la pace il mondo?” E guardando ai tanti conflitti dice che di solito si arriva alla pace o per la vittoria di una delle parti o attraverso un trattato, ma osserva, dobbiamo constatare che la storia è piena “di trattati di pace smentiti “da guerre successive, o dalla metamorfosi di quelle stesse guerre in altri modi o in altri luoghi”. Anche nel nostro tempo, una guerra “a pezzi” viene combattuta su più scenari e in diverse modalità. Dobbiamo perlomeno sospettare che nel quadro di una globalizzazione fatta soprattutto di interessi economici o finanziari, la “pace” di alcuni corrisponda alla “guerra” di altri. E questa non è la pace di Cristo, ma è quella di annullare l’inimicizia e riconciliarsi.
E anche questo periodo particolare della nostra storia lo sta dimostrando: quante sono le persone nel mondo che soffrono a causa dei conflitti? Quanti civili innocenti? Quanti bambini? Spesso i potenti della terra decidono che per dirimere le incomprensioni e le divisioni fra i popoli è più conveniente imbracciare le armi piuttosto che usare la diplomazia, cioè le parole.
E cosa possiamo farci noi che non abbiamo nessun potere? Sembra impossibile contrastare la guerra, vero? Eppure Gesù chiede a ognuno di noi di essere operatori di pace. Anche ai ragazzini come quelli che ho a scuola o al catechismo, non solo ai vertici della politica.
A volte essere costruttori di pace è scomodo e pesante, sembra di non vedere i frutti del proprio lavoro. Eppure non bisogna arrendersi mai, perché le cose belle richiedono tempo. Nella vita si raccoglie sì ciò che si semina, ma si raccoglie ancora meglio ciò che si cura. E per ottenere la pace ci vuole una cura grandissima. Occorre iniziare dai piccoli gesti di ogni giorno, tutti possono fare qualcosa, anche i più piccoli. E gesto dopo gesto la pace aumenta, si espande e si allarga a tutto il mondo.
Padre Pio, ha influenzato generazioni di fedeli con i suoi doni mistici, con un particolare risalto al dono delle stimmate come segno tangibile del suo legame con Dio. In un mondo segnato da conflitti, il messaggio del santo pietrelcinese continua a essere attuale, invitando alla preghiera e alla pace comunitaria. Nella prima metà del Novecento, ricordiamo che Padre Pio fonda i gruppi di preghiera rispondendo all’invito di Papa Pio XII che, alla vigilia della II Guerra Mondiale, chiedeva di pregare per la pace. Perciò, il messaggio di Francesco Forgione è estremamente attuale! Specie in senso comunitario: insieme si prega per la pace, insieme si sceglie la pace. Questa è la sua eredità.
Il motto dell’ Accademia Bonifaciana è “Fede, Scienza, Virtù per una cultura della pace”. Come interpreta personalmente questo motto è come si riflette nei suoi sforzi per formare i giovani su questi valori?
Il motto ‘Fede, Scienza, Virtù per una cultura della pace’ rappresenta per me una sintesi perfetta di valori fondamentali che devono guidare l’educazione e la crescita delle nuove generazioni. La fede non solo ci orienta verso Dio e la spiritualità, ma diventa anche una guida morale nelle nostre azioni quotidiane. La fede cristiana ci ispira a perseguire il bene comune, l’amore verso il prossimo e il rispetto per la dignità di ogni persona; anche oltre la confessione specifica la dimensione spirituale è imprescindibile per vivere in pienezza. Ma la fede di cui parliamo è intesa non solo in senso trascendente ma anche come fiducia nei valori umani e nella propria capacità di migliorarsi, è il fondamento di una vita equilibrata.
La parola scienza del nostro motto indica l’importanza di conoscere il mondo che ci circonda per meglio interpretarlo. Suggerisce il valore della curiosità e della scoperta sottolineando l’importanza della cultura come veicolo di crescita umana, etica e civile.
La virtù è intesa come la capacità e l’impegno personale nel compiere scelte guidate dal buon senso, dalla rettitudine, da quella forza interiore che influenza naturalmente le azioni di una persona verso il bene; non può che essere simbioticamente connessa con gli altri due termini, dunque, poiché la virtù non è solo una qualità innata di una persona ma può ulteriormente germogliare attraverso il culto della spiritualità e della conoscenza.
Ovviamente a questi termini associamo nel nostro motto la finalità della realizzazione di una cultura della pace che appunto si ottiene attraverso la fede nei valori, la comprensione della realtà che ci circonda e la volontà di operare su di essa nel modo più positivo e giusto possibile. Del resto, lo stesso Bonifacio VIII, al quale l’Accademia è intitolata, con l’istituzione da un lato del primo giubileo nel 1300, dall’altro della Studium Urbis nel 1303, oggi conosciuta come università La Sapienza, suggerisce l’itinerario verso una unità appunto virtuosa tra fede e ragione come ricordato nelle parole del nostro inno.
Nel mio impegno come fondatore prima, e di rettore presidente poi di un’ Istituzione come la Bonifaciana, cerco di trasmettere questi valori ai giovani attraverso numerose e diversificate attività che promuovono la conoscenza, la riflessione critica, la responsabilità sociale, la cooperazione. Organizziamo seminari, convegni, workshop, mostre d’arte, eventi letterari e concerti per educare al culto estetico che diviene sentimento etico, insieme a progetti benefici che esaltano l’importanza del dialogo, della comprensione e della cooperazione. Credo fermamente che incoraggiare i giovani a essere cittadini spiritualmente quanto culturalmente ardenti, consapevoli e virtuosi sia un passo fondamentale per costruire una società più giusta e pacifica
In che modo ritiene che la società di oggi possa supportare meglio la crescita dei giovani?
Oggi più che mai, la società e le istituzioni hanno il compito fondamentale di creare, anzi direi di ri-creare, un ambiente favorevole alla crescita delle nuove generazioni, offrendo loro gli strumenti per sviluppare le proprie potenzialità. Ritengo che il supporto debba venire su più fronti: educativo, sociale ed etico.
E’ essenziale investire in un sistema educativo che non sia solo trasmissione di nozioni, ma che stimoli il pensiero critico, la creatività, il senso estetico e il senso di responsabilità. Le scuole e le università dovrebbero collaborare maggiormente con le realtà associative, culturali e professionali per offrire percorsi formativi integrati, capaci di preparare i giovani non solo dal punto di vista tecnico, ma anche umano. In secondo luogo, è importante che la società fornisca ai giovani modelli positivi e opportunità concrete. In un mondo in cui i social media e la tecnologia spesso distolgono l’attenzione dai valori profondi, abbiamo bisogno di promuovere esempi di leadership etica, solidarietà e impegno sociale. Gli adulti e le famiglie hanno in questo processo un ruolo fondamentale devono essere mentori e guide, dimostrando con l’esempio quanto sia importante il contributo personale al bene comune.
Ritengo inoltre che la società debba rafforzare e stimolare il senso di comunità, creando spazi ed occasioni in cui i giovani possano incontrarsi, confrontarsi e sviluppare una coscienza sociale; in un mondo in cui purtroppo oggi si tende ad essere individui isolati ed autoreferenziali è importante invece riscoprire la sensazione di condivisione, collaborazione e comunità. Le istituzioni religiose e culturali come, a esempio, l’Accademia Bonifaciana possono interpretare un ruolo chiave attraverso attività diversificate e una visione etico-culturale chiara da trasmettere. Certo è importante il sostegno a queste realtà da parte delle istituzioni che ne riconoscano l’alto valore formativo attraverso la custodia di valori morali imperituri. Appare difficile parlare di cultura,così come di fede o virtù in tempi di crisi economica e valoriale, di conflitti, di tensioni sociali; eppure, sono questi i filtri che abituano l’individuo all’interpretazione della realtà, a formarsi un’idea partendo da più prospettive, a distinguere l’importante dall’effimero ed in definitiva il bene dal male.
Cosa consiglierebbe ai giovani che si affacciano oggi su un mondo spesso complesso e pieno di sfide?
Il mondo di oggi presenta indubbiamente molte complessità e sfide, ma offre anche numerose opportunità. Ai giovani che si affacciano a questa realtà consiglio, prima di tutto, di non lasciarsi scoraggiare dalle avversità così come di non lasciarsi sedurre da tutte quelle tentazioni spesso effimere che costellano la società odierna. Ogni sfida può essere un’occasione per crescere, imparare e rafforzarsi. È importante mantenere la fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità, pur rimanendo aperti al cambiamento e pronti ad adattarsi.
Un altro consiglio che darei è di investire nella propria formazione, non solo accademica, ma anche personale e culturale. Impiegare il più possibile il proprio tempo per migliorarsi. La conoscenza è uno degli strumenti più potenti per affrontare il mondo con consapevolezza e responsabilità, così come lo è esprimere ed indirizzare senza timori ciò che proviene dalla sfera emotiva. Coltivare il sapere, esplorare nuove idee sviluppare competenze trasversali, praticare un’attività artistica o sportiva con passione sono passi fondamentali per formarsi culturalmente ed emotivamente per poi navigare in un contesto globale in continua evoluzione. Inoltre, suggerirei di non avere paura di commettere errori. Gli errori sono parte integrante del percorso di crescita, e saperli affrontare con coraggio e umiltà permette di imparare e migliorarsi continuamente. È importante avere una visione a lungo termine, ma allo stesso tempo vivere il presente con consapevolezza, impegnandosi in ogni azione. Infine, incoraggio i giovani a coltivare relazioni autentiche e valori saldi. In un mondo che può sembrare individualista e competitivo, l’empatia, la collaborazione e la capacità di creare reti di supporto sono qualità indispensabili. Il cammino può essere più difficile se intrapreso da soli, ma insieme ad altri si può fare la differenza. Non dimentichiamo che la solidarietà e il dialogo sono le chiavi per costruire un futuro più giusto e inclusivo per tutti. In definitiva, il mio consiglio è di non smettere mai di credere nel proprio potenziale, di restare curiosi, aperti e di contribuire, anche nel proprio piccolo, a rendere il mondo un posto migliore.
La serata ha lasciato un messaggio forte e chiaro: la pace e la solidarietà sono valori essenziali che tutti possono perseguire. Attraverso l’esempio dei premiati, l’eredità di Padre Pio è diventata più viva, ispirando ogni partecipante a farsi “seminatore di pace” nella propria vita e comunità.