Il 21 settembre la città di Salerno si immerge in un’atmosfera solenne e festosa per celebrare il proprio patrono, San Matteo, apostolo ed evangelista. È un evento che va oltre la semplice ricorrenza religiosa, divenendo un atto d’amore per la città stessa, una tradizione che unisce i salernitani sotto il segno della fede, della cultura e del ricordo storico.
San Matteo: l’apostolo e il protettore della città
San Matteo, originariamente conosciuto come Levi, era un esattore delle tasse al servizio dell’Impero romano prima di essere chiamato da Gesù a seguirlo. Abbandonati i beni materiali, Matteo divenne uno dei dodici apostoli e uno dei quattro evangelisti, autore del Vangelo che porta il suo nome. Il 21 settembre è il giorno in cui la tradizione cristiana celebra il suo martirio, avvenuto presumibilmente in Etiopia tra il 70 e il 74 d.C., quando venne ucciso mentre celebrava messa.
A partire dal 954 d.C., le reliquie di San Matteo riposano nel Duomo di Salerno, portate dai principi normanni per rafforzare la devozione e la protezione del santo sulla città. In precedenza, le spoglie erano custodite a Velia presso il Santuario della Madonna del Granato.
La festa di San Matteo: tra religione e folklore
Le celebrazioni del santo patrono di Salerno rappresentano un momento di grande coinvolgimento per l’intera comunità. Si inizia alle prime luci dell’alba, con le Sante Messe presso la Cripta di San Matteo, e si prosegue con il Solenne Pontificale delle 10.30, presieduto dall’Arcivescovo della città, un momento di altissima partecipazione liturgica.
Il clou della giornata è rappresentato dalla storica processione, che nel tardo pomeriggio attraversa il cuore della città. Il corteo porta in trionfo i simulacri di San Matteo e di altri santi venerati a Salerno, come San Giuseppe e San Gregorio VII. Le statue percorrono le principali vie del centro, da via Duomo fino al corso Garibaldi, con una sosta speciale per la benedizione del mare, a simboleggiare la protezione di San Matteo su pescatori e marinai.
Uno degli aspetti più toccanti di questa processione è il “saluto al mare”, quando la statua del santo viene girata verso le acque, benedicendo coloro che con il mare vivono e lavorano. Il legame tra San Matteo e il mare è profondo: secondo una leggenda popolare, nel 1544 il santo salvò Salerno da un’invasione di pirati saraceni, facendo scatenare una tempesta improvvisa che disperse le navi nemiche. Da allora, lo stemma della città raffigura San Matteo nell’atto di benedire Salerno.
Un viaggio nella storia: la Traslazione delle reliquie
Oltre alla festa principale del 21 settembre, Salerno celebra San Matteo anche il 6 maggio, in ricordo della Traslazione delle sue reliquie nella città. Questa data è stata per secoli un momento cruciale nella vita religiosa salernitana, con grandi processioni notturne che illuminavano le strade fino al Duomo.
È interessante notare come il 6 maggio fosse un appuntamento tanto sentito che le parrocchie della città gareggiavano per portare in processione i più bei trofei di fiori. Oggi, questa tradizione è meno conosciuta, ma conserva ancora una forte valenza simbolica per i salernitani, ricordando l’importanza storica e spirituale del patrono nella protezione della città.
Il ritorno della Manna di San Matteo
Una delle tradizioni più suggestive legate a San Matteo è quella della raccolta della “Manna”, un fenomeno naturale che per secoli è stato oggetto di grande devozione. Si tratta di piccole goccioline d’acqua prodotte dall’umidità del sepolcro del santo, raccolte in due coppe d’argento poste all’interno della tomba.
Queste gocce, chiamate manna, erano considerate un segno di benedizione e venivano distribuite ai fedeli, soprattutto agli ammalati, imbevute in piccoli batuffoli di cotone. La raccolta della manna era cessata nel 1890, ma recentemente, nell’agosto del 2023, questo fenomeno è stato nuovamente documentato. Oggi, la manna è raccolta due volte l’anno, il 20 settembre e il 6 maggio, e viene distribuita come segno di fede e speranza.
Le tradizioni culinarie: la “meveza mbuttunata”
La festa di San Matteo non è solo un momento di devozione, ma anche un’occasione per riscoprire le tradizioni culinarie salernitane. Il piatto tipico della festa è la “meveza mbuttunata“, ovvero la milza imbottita. Questo piatto ha origini antichissime e risale all’usanza dei macellai di donare ai contadini le parti meno pregiate della carne, che venivano poi cucinate con cura.
La milza viene farcita con aglio, prezzemolo e condimenti vari, e il risultato è un piatto dal sapore intenso e unico, che i salernitani consumano tradizionalmente durante i festeggiamenti. Camminando tra le bancarelle allestite sul Lungomare di Salerno, si può assaporare questo e altri piatti tipici, immersi in un’atmosfera di festa e convivialità.
Una festa che unisce passato e presente
La celebrazione di San Matteo è un evento che unisce generazioni, riportando in vita storie e leggende che fanno parte del patrimonio culturale di Salerno. La festa affonda le sue radici in secoli di storia, ma continua a evolversi, mantenendo vivo il legame tra i salernitani e il loro patrono. San Matteo non è solo un simbolo religioso, ma rappresenta l’identità stessa della città, un faro di protezione e speranza che illumina il cammino di una comunità legata alle proprie tradizioni e al proprio territorio.
In conclusione, la festa di San Matteo è un momento in cui fede, storia e cultura si intrecciano in un unico grande abbraccio, rendendo omaggio non solo al santo patrono, ma anche alla città di Salerno stessa.