Chiara De Carlo, giovane e acuta scrittrice, porta con il suo ultimo libro “Fiabe nella tradizione popolare: norme e trasgressioni di genere“, pubblicato dalla casa editrice Erickson, una riflessione profonda e innovativa sulle fiabe che da sempre popolano l’immaginario collettivo.
Nelle sue pagine, De Carlo svela come i racconti tradizionali non siano semplici storie per bambini, ma specchi potenti di dinamiche sociali e di genere che condizionano la nostra percezione del mondo sin dall’infanzia. Attraverso un’analisi attenta e critica, l’autrice mette in luce gli stereotipi radicati nelle figure archetipiche della docile principessa e della strega seducente, o del principe alla ricerca della sua virilitĂ .
In questa intervista esclusiva, De Carlo ci guida in un viaggio affascinante tra norme culturali e trasgressioni simboliche, con l’obiettivo di stimolare una lettura critica che non riguarda solo i bambini, ma interroga anche gli adulti. Un’occasione unica per riflettere su come, a partire dalle prime storie che ascoltiamo, si plasmino visioni e aspettative che ci accompagnano per tutta la vita.
D- Origini del Progetto: Cosa ti ha spinto a scrivere un libro che analizza le fiabe attraverso una lente di genere? Qual è stata la tua motivazione principale?
Ciò che mi spinge a dedicarmi alle tematiche di genere è la volontà di dar voce alle mie idee, attraverso la scrittura, su tale argomento. La mia generazione è protagonista in questo contesto storico, di una continua rimodulazione e messa in discussione dei valori tradizionali proposti come scontati e immodificabili.
E’ importante per me, quindi, grazie a quella che è stata la mia ricerca di tesi, dare ordine alle mie conoscenze acquisite con l’esperienza, condividendo con gli altri. Il fine è creare un dialogo, un riscontro e un dibattito di idee.
D- Cultura Androcentrica: Puoi spiegare in che modo la cultura androcentrica influisce sulle narrazioni delle fiabe e come queste influenze si manifestano nei personaggi e nelle trame?
Androcentrismo significa porre l’uomo e il pensiero maschile alla guida della società , quindi giustificare un potere che vede la relazione gerarchica tra l’uomo e la donna, quest’ultima posta nel gradino più basso. Nelle fiabe è veicolato questo messaggio attraverso le scenografie presentate ai bambini e alle bambini come qualcosa di naturale, così è e così deve rimanere. La principessa senza un principe che la salverà rimarrà immobile per tutta la narrazione oppure verrà punita per aver trasgredito a una norma, più delle volte posta dalla figura paterna.
D- Impatto sul Lettore: come speri che il tuo lavoro influenzi i lettori, in particolare i genitori e gli educatori? Qual è il messaggio che vorresti trasmettere?
Il messaggio che voglio trasmettere ai genitori, così come agli educatori è la consapevolezza. Non bisogna cancellare ciò che ci arriva dalla tradizione, perché fa parte del nostro bagaglio culturale, è parte di noi e di storia. Ma è importante leggere e utilizzare strumenti come fiabe, favole e racconti con occhio critico e includere a ciò che abbiamo modelli e personaggi inclusivi. Oggi l’editoria della letteratura per l’infanzia è molto attenta alle tematiche di genere, alle disabilità , alla multiculturalità e ci sono numerose rivisitazioni di fiabe con trame chiare e semplici per ogni età .
D- Modelli di MascolinitĂ e FemminilitĂ : nel tuo libro, come esplori i modelli di mascolinitĂ e femminilitĂ presenti nelle fiabe? Ci sono esempi specifici che vuoi condividere?
I modelli mascolinitĂ e femminilitĂ sono stati analizzati attraverso personaggi ricorrenti nelle fiabe, ovvero, principe, principessa. matrigna e strega cattiva. Nel libro troverete altri personaggi interessanti da approfondire.
Il primo viene descritto attraverso le sue gesta eroiche, considerato il poverino che per un capriccio, si è scomodato dal suo trono per sconfiggere l’antagonista. La principessa docile, gentile e ingenua. La strega o la matrigna è la donna emancipata, che non rappresenta i canoni della giusta innocenza, in quanto non incarna in sé comportamenti inerenti al suo ruolo sociale.
D- Ruolo dei Bambini: puoi parlare del ruolo dei bambini nella tua ricerca? In che modo le fiabe possono essere usate come strumento pedagogico per sfidare gli stereotipi di genere?
I bambini sono sempre e continueranno ad essere attratti dalle fiabe. In loro, proiettano se stessi, trovano le risposte giuste per affrontare momenti di difficoltà , attraverso una narrazione semplice e ripetitiva. Inoltre, allenano la fantasia, la creatività , il gioco e l’immaginazione. Il compito di un buon educatore e pedagogista è sicuramente proporre alternative più inclusive. Nella prima infanzia non si può parlare di genere, tematica così complessa, ma possiamo presentare delle narrazioni alternative.
Per essere una principessa non serve per forza il principe azzurro. Così come per un bambino è importante avvicinarsi all’emotivitĂ , spesso trascurata nella fiaba nel personaggio maschile.
Non si combattono gli stereotipi con dei contro-stereotipi.
D- Stereotipi da Smontare: quali sono alcuni degli stereotipi di genere piĂą comuni che hai scoperto nel tuo studio e che vorresti aiutare a smontare?
Lo stereotipo più comune che si presenta è la disobbedienza di una norma (un divieto) imposta all’inizio della storia e trasgredita dalla principessa. Vorrei smontarlo così questo stereotipo, ma se non ci fosse la principessa esisterebbero le fiabe?
D- Lettura Critica delle Fiabe: come pensi che le persone possano avvicinarsi a una lettura critica delle fiabe? Quali strumenti suggeriresti ai lettori per analizzare le narrazioni in modo piĂą consapevole?
Come avvicinarsi a una lettura critica della fiaba? Leggere, analizzare, rielaborare con personaggi, trame e scenografie differenti, dare spazio ai nostri bambini e magari creare un confronto, dare voce a loro e renderli protagonisti.
Con i più piccoli il compito spetta agli educatori, attraverso il gioco, la lettura e la scelta di rivisitazioni più opportune all’età e ai bisogni del bambino.
Nel libro troverete qualche spunto.
D- Prossimi Progetti: hai in programma di continuare il tuo lavoro in questo campo? Ci sono altri temi o aree che intendi esplorare in futuro?
Ci sono dei progetti in corso. Prima di tutto una collaborazione con la rivista “Vitamine vaganti” che ha a cuore le tematiche di genere e che sono temi centrali nei loro articoli.
E’ interessante approfondire il tema seguendo anche l’evoluzione sociale e culturale che si sta manifestando.
Se avrò la possibilità , vorrei approfondire il tema anche sugli stereotipi di mascolinità , spesso “affettivamente mutilata”, in quanto l’eroe è sempre valorizzato per ciò che fa e non per ciò che è.
Altri progetti saranno sicuramente convegni legati al tema dell’educazione affettiva, anche questo un tema che riguarda noi giovani e non solo.
D- Importanza dell’evento di presentazione: quali emozioni hai vissuto durante la presentazione del libro al Comune di Solopaca? Come hai percepito la risposta del pubblico?
La prima presentazione è sempre emozionante, senti la responsabilità di dover portare al pubblico dei contenuti, che per quanto scomodi, vanno affrontati e approfonditi con coerenza, senza cadere in estremismi.
Parlarne a Solopaca, in un piccolo paese del sud Italia, dove in alcuni contesti si vive ancora una disparità di genere economica, sociale ecc. per me è stato motivo di soddisfazione.
Ringrazio ancora l’amministrazione solopachese e il Sindaco per l’opportunità e per aver accolto l’evento con entusiasmo.
D- Messaggio finale: se dovessi dare un consiglio ai lettori riguardo al tuo libro, quale sarebbe?
L’unico consiglio che posso dare è di leggerlo non cercando, però, una chiave ideologica. Qui c’è solo pedagogia, passione e studio.