Claudio Sterpin, l’amico “particolare” di Liliana Resinovich, la donna triestina scomparsa e poi trovata morta tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, ha accusato il marito della vittima, Sebastiano Visintin, di essersi contraddetto più volte nel narrare agli inquirenti e ai media i propri spostamenti nelle ore in cui la povera “Lilly” scompariva. Le accuse circostanziate sono avvenute nel corso di un’intervista durante la trasmissione di Rai2 Ore14.
Sterpin ha evidenziato in particolare che Visintin ha dichiarato che tra le 9 e le 12 del giorno della scomparsa di Lilly sarebbe stato all’interno del suo magazzino, mentre, a dire dello Sterpin, gli inquirenti avrebbero rilevato che in quell’arco di tempo il telefono del Visintin sarebbe risultato spento, cosa che, a dire dell’amante di Lilly, Visintin non avrebbe mai fatto in precedenza. Inoltre Claudio Sterpin ha rilevato altresì che, a differenza di quanto dichiarato dal marito della vittima (che da quando era andato in pensione svolgeva l’attività di affilatore di coltelli), quest’ultimo non avrebbe consegnato i coltelli ad una pescheria di Trieste alle 9 di mattina del giorno della scomparsa bensì alle ore 18 del giorno precedente. A dire dello Sterpin vi sarebbero testimoni a suffragare tali circostanze.
Claudio Sterpin, nel corso di detta intervista, ha rincarato la dose rilevando il modo strano con cui il Visintin ha usato la GoPro quella mattina in bici, ovvero, anziché avviarla e farla funzionare in modo continuativo, la attivava e la spegneva con frequenza, non consentendo agli inquirenti di avere una conoscenza completa dei suoi spostamenti durante le ore cruciali della scomparsa di Lilly. Ebbene, Sebastiano Visintin ha sempre portato a sostegno del proprio alibi le riprese della GoPro che, dunque, secondo lo Sterpin, per le modalità con cui è stata usata, non lo scagionerebbero affatto.
Occorre però dire che se è vero che le dichiarazioni rese dal Visintin sono spesso apparse confuse e contraddittorie, è altrettanto vero che gli inquirenti avrebbero constatato che all’interno del magazzino del marito della vittima non ci sarebbe campo. Anche sul punto relativo alla consegna dei coltelli, anche se sembrerebbe che una cella telefonica abbia agganciato il cellulare del Visintin alle ore 18 del giorno precedente la scomparsa di Lilly – lunedì – in una zona compatibile con la pescheria, il titolare della stessa ha dichiarato che ogni martedì il Visintin gli consegnava i coltelli e non sembrerebbe che il titolare della pescheria abbia smentito l’arrivo del Visintin nel giorno della scomparsa di Lilly.
Per quanto concerne il particolare uso della GoPro, se da un lato è vero che il tragitto compiuto da Sebastiano Visintin non prevedeva certo luoghi di bellezza naturalistica a panoramica tali che richiedessero delle interruzioni nei punti meno interessanti (per il Visintin era una normale giornata lavorativa nella propria città ), è altrettanto vero che non lo si può addurre a sospetto soltanto perché le riprese della sua telecamera non coprono l’intero spazio temporale relativo all’evento delittuoso.
Quello che è certo è che purtroppo a distanza di oltre due anni dalla morte della 63enne triestina il mistero sulle cause e sul giorno della morte sussiste ancora. Soltanto gli esiti della nuova autopsia iniziata dopo la riesumazione avvenuta lo scorso 13 febbraio potranno fornire degli elementi in più sull’alternativa tra suicidio e omicidio ed eventualmente sull’aspetto fondamentale della data della morte che, si ricorda, attualmente è in dubbio tra quella del 14 dicembre 2021, data della scomparsa, e quella di 48 ore antecedenti al ritrovamento del corpo, avvenuto il 5 gennaio 2022.