La maggior parte delle merci in Italia viaggia ancora su gomma. Sono moltissime le aziende di autotrasporto nel nostro Paese, strutturate in vario modo: Ditte individuali, cooperative, società a responsabilità limitata ed anche diverse società per azioni. Un tempo i camionisti riuscivano ad acquistare una seconda casa al mare. A godersela evidentemente erano i propri familiari, poiché loro erano sempre fuori per lavoro. Un lavoro, quello dei camionisti, ch’è sempre stato duro ma almeno un tempo rendeva!
È anche vero che in alcuni lavori, più di tanti altri, è fondamentale avere passione.
Oggi, purtroppo, le aziende di autotrasporto faticano a trovare nuovi autisti. Non è più un mestiere attrattivo! Quando per uno di questi lavoratori si avvicina il meritato riposo, il pensionamento, per le aziende è un dramma.
“Come farò senza di te? Non puoi rimanere al lavoro qualche altro anno?”
Dopo tanti anni trascorsi alla guida di questi mezzi pesanti, senza mai badare all’orario di partenza – arrivo e alle condizioni atmosferiche, gli autisti sembrano avere l’età di un matusalemme. Eppure i datori di lavoro cercano in ogni modo di convincerli a cambiare idea, riguardo alla loro fuoriuscita dal mercato del lavoro, dicendo loro: “In fondo sei ancora giovane!”
Anche il parco veicolare in Italia è uno dei più vecchi d’Europa. Con le due ondate inflazionistiche, prima quella post–covid e subito dopo per la guerra in Ucraina, i prezzi sono aumentati di un buon + 30%.
Infatti, se per un semirimorchio appena prima della pandemia si spendevano tra i 22.000 e i 24.000 euro, oggi ce ne vogliono ben 33.000!
Se fino alla fine del 2019 per un trattore stradale bastavano, si fa per dire, circa 100.000 euro … oggi ce ne servono almeno 130.000!!
Ma quali sono gli incentivi oggi per le aziende del settore autotrasporto?
Aspettando i decreti attuativi della ZES Unica mezzogiorno, in ritardo già di 50 gg rispetto alla data inizialmente prevista (01 gennaio 2024), abbiamo la Nuova Sabatini: un’agevolazione messa a disposizione dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Tale agevolazione sostiene gli investimenti per acquistare (anche in leasing) macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo e hardware, nonché software e tecnologie digitali.
Il contributo del Ministero è un contributo in conto impianti il cui ammontare è determinato in misura pari al valore degli interessi calcolati, in via convenzionale, su un finanziamento della durata di cinque anni e di importo uguale all’investimento, ad un tasso d’interesse annuo pari al:
- 2,75% per gli investimenti ordinari;
- 3,575% per gli investimenti 4.0;
- 3,575% per gli investimenti green (in relazione a domande presentate a partire dal 1° gennaio 2023).
Ricorrono alla Sabatini solitamente le Piccole e Medie Imprese (PMI), soprattutto del Nord-Est. Queste aziende investono soprattutto in beni strumentali ordinari, pochi sono gli investimenti nella 4.0 e niente affatto quelli Green! Se consideriamo che il Tasso Annuo Effettivo Globale (TAEG) praticato ancora oggi dalle società di leasing ammonta al 5-6%, capiamo bene che l’agevolazione in questione copre solo una parte degli oneri finanziari sostenuti dalle imprese.
Di buono c’è che le PMI, in verità già da qualche anno, hanno la possibilità di richiedere il Contributo Unico (CU) Nuova Sabatini in un’unica soluzione. Fino al 2017 bisognava richiederlo annualmente, per quota di competenza!
Questa miglioria apportata in corso d’opera non è una questione da poco! Basti pensare che oggi, nonostante si richieda prevalentemente il Contributo Unico per la Sabatini e quindi basta presentare una sola domanda, le società di leasing offrono al “modico costo” di 500-800 euro la gestione della pratica, qualora l’azienda locataria non abbia tempo o personale capace a sbrigarla internamente.
Sempre riguardo alla Sabatini, c’è da dire che è in uscita, probabilmente a primavera inoltrata, una nuova e più conveniente agevolazione che incentiva i processi di capitalizzazione delle PMI.
La Sabatini è però un intervento di leva finanziaria, rappresentando in particolare un contributo in c/ impianti.
Passando alla disamina degli interventi di leva fiscale, rappresentati invece dai crediti d’imposta, per i beni strumentali materiali ordinari (no 4.0 e no Green):
- nel 2021 il credito d’imposta era al 10% e utilizzabile in compensazione anche in un’unica soluzione dalle PMI;
- nel 2022 si è scesi al 6% e il credito d’imposta era utilizzabile esclusivamente in compensazione, in tre quote annuali di pari importo.
In questi anni il credito d’imposta era riconosciuto per gli investimenti effettuati fino al 30 giugno dell’anno successivo a condizione che entro la data del 31 dicembre dell’anno in corso il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione. In relazione al periodo d’imposta 2022, il termine del 30 giugno è posticipato al 30 novembre.
- Per il 2023 e 2024 … Niente!!