Nelle intenzioni del viceministro all’Economia Maurizio Leo con il concordato preventivo biennale cambieranno i rapporti tra Fisco e partite Iva. Con la leva dell’adeguamento spontaneo, infatti, gli autonomi e i professionisti verranno spinti il più possibile verso le richieste dell’amministrazione finanziaria.
Si spera che dal maggior gettito previsto dal concordato preventivo biennale si otterranno anche le risorse necessarie per tagliare l’Irpef e portarla a solo due aliquote.
Sicuramente non è un super ricco il contribuente persona fisica che dichiara 50mila euro all’anno. Questi sconta di base un’aliquota del 43%, se poi aggiungono anche le addizionali regionali e comunali si arriva facilmente attorno al 50%.
In Italia l’evasione fiscale è un fenomeno rilevante! I controlli sulle partite Iva, fin qui messi in campo, sembrano aver fatto poco nel tentativo di far emergere il nero. È pur vero, però, che ogni anno gli ispettori non riescono a verificare più del 5% del totale degli autonomi.
Allora il Governo ha pensato bene (?) di attuare una nuova strategia nella lotta all’evasione fiscale: il Fisco amico!
Per i lavoratori autonomi, gli imprenditori e i soggetti Ires con fatturato entro i 5 milioni di euro, la famosa soglia Isa (Indicatori Sintetici di Affidabilità), sarà possibile utilizzare questo nuovo strumento: il concordato preventivo biennale!
All’inizio questa misura era riservata solo ai contribuenti che avessero riportato un voto agli Isa pari a 8. In corso d’opera sono venute meno le pagelle fiscali. Evidentemente da Roma hanno compreso che non serve “attenzionare” i primi della classe, per combattere l’evasione fiscale.
Anche i contribuenti che applicano il regime forfettario e che notoriamente non sono soggetti agli Isa possono farvi ricorso.
È confermata la barriera all’ingresso per coloro che, pur rispettando i requisiti di cui sopra, hanno debiti con il fisco o con istituti di previdenza per oltre 5mila euro, salvo i casi di rateazioni regolari e in corso.
Entro il 15 giugno di quest’anno l’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione il software per il calcolo della proposta, dal 2026 entro il 01 aprile.
Solo i contribuenti interessati potranno pagare il saldo e il primo acconto delle imposte entro il 31 luglio senza sanzioni e interessi, in luogo del 30 giugno 2024.
Questi avranno tempo fino al 15 ottobre 2024 per decidere se accettare o meno un imponibile e un’imposta sui redditi bloccata per due anni: 2024 e 2025.
Per i forfettari il concordato è previsto in via sperimentale per il solo anno 2024, poiché per questi l’obbligo della fatturazione elettronica è iniziato a gennaio. Dall’anno prossimo il Fisco avrà più dati per poter proporre anche loro una proposta biennale.
Interessante notare la variazione del calendario fiscale per tutti i contribuenti con partita Iva: Quest’anno la dichiarazione dei redditi e dell’Irap avrà scadenza 15 ottobre, anche per chi non ricorrerà al concordato. Ricordiamo che inizialmente era stata fissata la data del 30 settembre, quale termine ultimo per l’invio telematico di tutte le dichiarazioni dei redditi.
Il versamento del secondo acconto rimane fermo al 30 novembre 2024. Coloro che aderiranno al concordato dovranno pagare in quell’occasione l’extra gettito fiscale, calcolato sul totale imposta per l’anno in corso, così come risulta dall’accordo, dedotto l’acconto già versato a fine luglio.
A tal proposito, è possibile una riproposizione anche per i prossimi anni della dilazione sul secondo acconto, 5 rate a partire dal 16 gennaio e fino al 16 maggio, per tutti quei contribuenti esercenti attività d’impresa, arti o professioni che dichiarano ricavi o compensi fino a 170 mila euro.
È previsto anche una sorta di paracadute per tutti coloro che dichiarano un reddito inferiore al 50% di quanto concordato con l’erario.
Anche il Fisco potrà svincolarsi nei confronti di taluni contribuenti, se ravvisa un loro occultamento dei redditi pari al 30%.
Comunque, riguardo ai benefici nel ricorso al concordato preventivo biennale la coperta è corta: si è immuni dai controlli sulla dichiarazione dei redditi e dell’Irap ma non su quella relativa all’Iva.
Questo ombrello “scoperto” per i soggetti Iva rende la proposta del fisco meno allettante, soprattutto per quei contribuenti più virtuosi.
Forse i contribuenti “furbetti”, quelli per intenderci che fino ad oggi hanno dichiarato poco o nulla al fisco, saranno i più incentivati nell’utilizzare questo strumento, che molti detrattori già definiscono un condono mascherato.
Per questi, infatti, il “castello di carte” costruito dal Governo è destinato presto a crollare: Per quale motivo i furbetti della dichiarazione dovrebbero dichiarare più di quanto concordato con il fisco, se poi le future proposte si baseranno proprio su quanto da loro dichiarato?