In generale i versamenti delle imposte sui redditi, Irpef e Ires, avvengono in 2 fasi:
- Il saldo relativo all’anno precedente, oggetto della dichiarazione
- e l’acconto per l’anno in corso, da versare in una oppure due rate a seconda dell’importo.
Per le persone fisiche l’acconto Irpef è dovuto se l’imposta netta dichiarata è maggiore di 51,65 euro.
Ma se questa è inferiore ai 257,52 euro allora si ha un unico versamento in acconto in data 30 novembre.
 Se invece l’imposta netta è uguale o superiore ai 257,52 euro allora si hanno due versamenti in acconto:
- il 40% entro il 30 giugno, insieme al saldo relativo all’anno precedente
- il restante 60% entro il 30 novembre.
Ma mentre il saldo per l’anno precedente e la prima rata di acconto per l’anno in corso possono essere versati anche in rate mensili entro il 16 novembre, l’acconto di novembre deve essere pagato in un’unica soluzione.
Il Decreto anticipi n. 145/2023 approvato ad ottobre contiene misure urgenti in materia economica e fiscale in favore degli enti territoriali e a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili (!?).
Tra queste Misure troviamo il rinvio del secondo acconto Irpef.
Le persone fisiche con partita Iva fino a 170.000 euro di ricavi o compensi per l’anno d’imposta 2022 potranno pagare l’acconto di novembre il prossimo 16 gennaio 2024, anche in 5 rate mensili dal 16 gennaio al 16 maggio con interessi del 4% annuo dalla seconda rata in poi.
I soggetti esclusi dal rinvio sono:
- Le persone fisiche non titolari di partita Iva, ad esempio i soci di societĂ di persone o di capitali
- Le persone fisiche titolari di partita Iva che dichiarano o hanno dichiarato per l’anno 2022 ricavi e compensi di ammontare superiore a 170.000 euro
- I soggetti diversi dalle persone fisiche, come societĂ di capitali ed enti non commerciali.
L’Agenzia entrate ha precisato, con la Circolare n. 31/E del 09 novembre 2023, che in concreto il rinvio in parola opera con riguardo alle persone fisiche che siano imprenditori individuali o lavoratori autonomi.
Non saranno oggetto della proroga in questione i contributi Inps e i premi Inail, per i quali rimarrĂ la scadenza del versamento in data 30 novembre.
Inoltre la Misura varrà solo per il 2023, con riferimento ai redditi dichiarati per l’anno 2022.
Un tempo si diceva, riguardo alle dimensioni di un’impresa: “Piccolo è bello!”.
Oggi si potrebbe dire, alla luce di questa nuova Misura voluta dal governo Meloni: “Piccolo è bello … ma anche conveniente!”
Sì perché le imprese individuali e gli autonomi potranno avvantaggiarsi di una proroga di ben 45 giorni sul versamento dell’acconto di novembre 2023. Se poi decidessero di ricorrere alla rateizzazione allora la proroga arriverebbe a 6 mesi.
Questa agevolazione è concessa anche a coloro che verseranno un unico acconto a novembre, poiché la loro imposta netta non raggiunge i 257,52 euro.
Le societĂ di capitale e i relativi soci persone fisiche non potranno usufruire di questa Misura.
Peccato! Sarebbe stata una buona boccata d’ossigeno per queste, anche in considerazione della imminente scadenza dell’acconto Iva previsto per il 27 dicembre.
Infatti, la maggior parte delle ditte individuali e dei lavoratori autonomi rientrano nel regime dei forfettari che non è soggetto alla dichiarazione Iva e ai relativi adempimenti, tra i quali ovviamente i versamenti periodici.
Inoltre, in favore delle persone fisiche titolari di partita IVA esercenti attività d’impresa, arti o professioni che non applicano il regime forfettario la Legge di Bilancio 2023 ha introdotto la Flat tax incrementale 2023. Per il 2023 sarà possibile applicare, in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito IRPEF, un’imposta sostitutiva dell’IRPEF medesima e delle relative addizionali calcolata con un’aliquota del 15 per cento su una base imponibile, comunque non superiore a 40.000 euro, pari alla differenza tra il reddito d’impresa e di lavoro autonomo determinato nel 2023 e il reddito d’impresa e di lavoro autonomo, d’importo più elevato, dichiarato negli anni dal 2020 al 2022, decurtata di un importo pari al 5 per cento di quest’ultimo ammontare.
Non si capisce quindi perché siano state escluse dalla proroga del versamento dell’acconto di novembre proprio le società di capitale, che invece dovrebbero essere più di altre imprese aiutate e sostenute, poiché la loro rigida struttura le rende meno flessibili e più vulnerabili rispetto alle oscillazioni economiche del mercato.
Penso a tutte quelle società di capitale che operano nel Sannio e nell’Irpinia, in un contesto socio – economico di grande fragilità . Queste, tra mille difficoltà cercano di onorare i debiti contratti, a partire dagli stipendi dei dipendenti in pagamento proprio in questi giorni.
Anche i dipendenti e pensionati non potranno usufruire di questa Misura.
Peccato! Sarebbe stata una buona boccata d’ossigeno per i nostri consumi interni, visto l’avvicinarsi delle feste natalizie e i relativi acquisti per preparativi e regali.
Inoltre i redditi delle societĂ di capitale e delle persone fisiche non titolari di partita Iva sono ormai giĂ determinati e difficilmente modificabili.
Le societĂ di capitale hanno infatti chiuso il proprio bilancio entro il 30 aprile oppure, solo al ricorrere di particolari casi, al 30 giugno 2023.
Ad oggi, anche i soci non titolari di partita Iva, i dipendenti e i pensionati hanno giĂ inviato la propria dichiarazione dei redditi, anche per poter recuperare a rimborso un eventuale credito Irpef in compensazione oppure in busta paga.
Diversamente, la scadenza per la dichiarazione dei redditi in generale è fissata per il 30 novembre, salvo proroghe dell’ultim’ora. Non ci dimentichiamo poi che non tutti i forfettari, che rappresentano la maggior parte delle ditte individuali e dei lavoratori autonomi, sono ancora soggetti all’obbligo della fatturazione elettronica … A pensar male si fa peccato ma spesso s’indovina!