Dalla gara con il Napoli era arduo attendersi un risultato positivo (il pallone è rotondo e tutto può sempre accadere naturalmente), ma per l’ennesima volta la prestazione della squadra è stata a dir poco incolore e quasi imbarazzante.
Inzaghi ha modificato il modulo per la terza volta consecutiva partendo con un 4-2-3-1 che era poi in realtĂ un 4-4-2 mascherato con Candreva a sinistra e Tchaouna a destra come esterni di centrocampo (una follia schierare Candreva in questo ruolo), difesa a quattro con Fazio e Pirola centrali, Legowski e Coulibaly in mezzo al campo e Dia a supporto di Ikwuemesi.
Con questo schieramento il Napoli è andato a nozze potendo contare su una superiorità numerica a centrocampo e con un Lobotka super che ha orchestrato la manovra come sa, favorendo, con veloci triangoli tra gli esterni difensivi ed offensivi, le azioni degli attaccanti e permettendo a Raspadori di realizzare già al 13’ (non è stato segnalato un fuorigioco evidente di Olivera su cui purtroppo il VAR non poteva intervenire).
Il Napoli, nel primo tempo, si è limitato a controllare la gara senza affondare i colpi ed, in questo compito, è stato agevolato dalla Salernitana che non si è mai resa pericolosa in quanto non è mai riuscita a ripartire anche perché Ikwuemesi non è mai riuscito a far salire la squadra in quanto è stato sempre sovrastato ed anticipato da Ostigard.
Nella ripresa, invece, i partenopei hanno provato a chiudere immediatamente la gara ma prima Politano ha sfiorato il palo, poi Pirola ha salvato sempre su Politano e, successivamente, Ochoa ha parato su Zielinski. Inzaghi ha provato a cambiare le sorti della gara inserendo Stewart, Daniliuc e Bohinen per Ikwuemesi, Fazio e Legowski e, successivamente, Kastanos e Botheim al posto di Candreva e Mazzocchi. Ciò ha determinato il passaggio alla difesa a tre con Daniliuc, Pirola e Bradaric, centrocampo sempre a due con Coulibaly e Bohinen ed attacco a 4 con Stewart e Botheim centrali, Dia alle loro spalle e  Tchaouna e Kastanos esterni.
Di quest’atteggiamento a dir poco suicida (mancava circa un quarto d’ora alla fine considerando anche il recupero poi concesso e con una partita ancora in bilico) ne ha immediatamente approfittato Elmas che ha rubato palla a Tchaouna e si è involato sulla sinistra senza trovare ostacoli e trafiggendo Ochoa sulla sua sinistra.
La Salernitana della ripresa. Come quella del primo tempo. Non pervenuta. Onestamente, fermo restando che la legna è quella, avremmo affrontato questo Napoli (senza Osimhen) in tutt’altro modo. Difesa a 4 con Daniliuc al posto di Fazio, centrocampo a tre con un perno centrale (Bohinen o adattando Maggiore), Candreva e Dia a supporto di una punta fisica (Stewart e non  Ikwuemesi).
Avremmo atteso la squadra partenopea sulla trequarti, con una difesa piĂą bassa ed un centrocampo piĂą robusto, cercando di chiudere le linee di passaggio e raddoppiando sugli esterni per impedire a Politano e Kvara il dialogo con Raspadori e provando a ripartire, non appena recuperata palla, con Candreva e Dia e con la fisicitĂ di Stewart.
Volendo analizzare questo primo mese di Inzaghi alla guida dei granata, non possiamo che affermare che il bilancio è più che negativo sia in termini di risultati che di gioco oltre che di atteggiamento che la squadra ha in campo.
Infine, due parole sulla maglia celebrativa indossata dalla Salernitana (maglia bianca con risvolti rosa). Non ci ha convinto. Così viene tradita l’identità e la tradizione del club.