Filippo Inzaghi è il nuovo allenatore della Salernitana ed è stato presentato alla stampa alla presenza del presidente Iervolino e del ds De Sanctis.
Il nuovo mister è parso molto motivato ed entusiasta della nuova avventura professionale. Il compito che lo attende non è dei più agevoli, anche perché la squadra ha mostrato deficienze a livello atletico, e non avrà, da subito, la possibilità di lavorare con tutto il gruppo, viste le assenze di molti calciatori convocati nelle varie nazionali (manca tutto il blocco difensivo); e considerando l’importanza della gara con il Cagliari, non è un dettaglio di poco conto.
Attendiamo, pertanto, la prossima gara per poter esprimere un primo commento sulle scelte che saranno effettuate dal mister. Non possiamo, però, esimerci dal commentare quanto affermato dal presidente Iervolino.
Gli investimenti effettuati in questa stagione sono sotto gli occhi di tutti (i riscatti di Dia e Pirola), così come non possiamo che lodare l’operato del ds che è riuscito a sfoltire, come anche l’anno scorso, facendo risparmiare alla società onerosi ingaggi di calciatori che non rientravano più nei piani tecnici.
E’ certamente vero che buona parte dell’organico dell’anno scorso non sta offrendo le stesse prestazioni della stagione precedente, ma è giusto ricordare che nella scorsa stagione si è arrivati al 15° posto con ben 62 goals subiti (anche se 13 reti sono state subite in sole 2 gare), di cui molti su palle inattive.
Pertanto, sarebbe stato opportuno l’acquisto di un forte difensore centrale, che si integrasse con Gyomber, Pirola e Daniliuc, dando maggiore solidità al reparto difensivo, ad oggi carente. Discorso analogo per centrocampo ed attacco , dove non sono stati sostituiti Piatek e Vilhena.
E’ giusto investire sui giovani ma, nel contempo, sarebbe stato opportuno integrare la rosa con elementi di qualità, anche in prestito secco, perché la priorità è conservare la categoria , anche in considerazione del fatto che, a gennaio, è in programma la Coppa d’Africa e, quindi, verranno meno per circa un mese Dia, Coulibaly e forse anche Cabral.
Al campo, come sempre, l’ardua sentenza.