La mobilitazione dei principali sindacati che riuniscono sceneggiatori e attori in attività tra cinema e televisione potrebbe essere giunta alle sue battute finali: voci sempre più insistenti parlano di un accordo con le produzioni ormai prossimo ad essere siglato, con termini che dovrebbero quindi rappresentare una soluzione almeno alle principali questioni sollevate dai professionisti in sciopero dall’alba della scorsa estate.
Era dal 2007 che ad Hollywood non si osservava uno sciopero di tale portata, capace di immobilizzare per mesi interi l’industria cinematografica e televisiva: a far fronte comune sono stati gli sceneggiatori appartenenti alla Writers Guild of America, seguiti di lì a poco dagli attori iscritti al sindacato Sag-Aftra, entrambi organi fondamentali di un apparato i cui contratti generali in essere sembravano non rispondere più alle esigenze attuali dei diretti interessati, trovatisi negli ultimi anni a non avere tutele adeguate davanti alla nascita o all’evoluzione di tecnologie ancora inesistenti o in stato embrionale all’epoca dell’ultima firma, quali le piattaforme streaming e le Intelligenze Artificiali.
È su questo fronte, infatti, che in queste ore si stanno giocando i minuti decisivi di una partita lunga e sfiancante: entrambe le parti in sciopero chiedono di esser tutelate dalla possibilità che le IA finiscano per prendere il posto dell’essere umano in alcuni frangenti del processo produttivo (l’idea di affidare a queste la scrittura di intere parti di sceneggiatura, ad esempio, è tutt’altro che peregrina), ma anche di vedersi corrispondere royalties che tengano conto delle nuove modalità di distribuzione online.
Due esempi: i cataloghi disponibili online 24 ore su 24 hanno mandato in pensione le repliche televisive (sulle quali, ovviamente, gli addetti ai lavori percepivano dei diritti), mentre le piattaforme stesse hanno cominciato a puntare su un numero di episodi per stagione sensibilmente inferiore ai 20-22 episodi sui quali erano solite puntare le emittenti televisive, rendendo indispensabile un aumento del salario per singolo episodio.
Si tratta di una battaglia epocale per l’industria dell’intrattenimento, che non va erroneamente considerata come una El Dorado i cui abitanti dispongano tutti, come minimo sindacale, di una villa con piscina dalle parti di Beverly Hills: Hollywood non si regge solo grazie alle Margot Robbie e ai Ryan Gosling, ai Christopher Nolan e ai Quentin Tarantino, ma anche e soprattutto grazie a quelle migliaia e migliaia di mestieranti, dalla comparsa allo sceneggiatore non ancora entrato nel giro di quelli che contano, i cui compensi sono ben lontani dal raggiungere le cifre che fanno notizia, e per i quali la mancanza delle tutele di cui sopra potrebbe voler significare un progressivo impoverimento che avrebbe in questo caso le stesse, tragiche conseguenze che da sempre riscontriamo in situazioni analoghe nelle quali siano coinvolte categorie di lavoratori più vicini a noi.
L’eventuale risoluzione delle ostilità, insomma, sarebbe una notizia da accogliere con il più largo dei sorrisi, ma solo nel caso in cui questa dovesse significare un miglioramento delle condizioni lavorative di tutti coloro che fanno parte di quell’industria che, se da un lato dà vita ai nostri sogni, dall’altro ha bisogno di essere alimentata da qualcosa di molto più concreto.
Visti i presupposti, però, difficilmente i sindacati accetteranno di tornarsene a casa con un semplice contentino.