Il mio consiglio di lettura di questo lunedì è Camera sul vuoto, poesie di Bruno Galluccio, opera pubblicata da Giulio Einaudi Editore nel 2022 nella collana Collezione di Poesia (quest’ultima conosciuta, tra gli addetti ai lavori, anche come la “collana bianca”). Una raccolta che mescola la lingua della letteratura e della lirica con i principi della fisica quantistica, della matematica, della cosmologia e dell’astrofisica.
Terzo libro di una trilogia (con Verticali del 2009 e La misura dello zero del 2015, sempre Einaudi) che pone al centro della sua indagine la relazione tra scienza e poesia, una delle più intriganti e conflittuali nel campo del Sapere, il tentativo di rinvenire un idioma comune per descrivere l’ignoto, lo stupore di certe esplorazioni.
L’autore struttura questo volumetto in nove sezioni, idealmente figurate come una curva: si parte con una riflessione sulle origini e sulle fasi di sviluppo dell’universo, s’indagano via via le teorie sugli atomi e sulla formazione delle particelle-galassie per cercare di approfondire, prima dell’interrogativo-vertigine finale, lo sguardo dell’uomo che celebra la bellezza “spaventosa” del creato nella sua quotidianità.
fuori la sera avanza
come spesso accade
dentro già si accomodano angoli buiil presente si dipana agglomerati
di caratteri vengono ad abitare la corniceera questo che cercavi?
Il rapporto tra i due linguaggi (scientifico e poetico) è caratterizzato da un’accortezza visiva molto intensa. Nei testi che compongono la silloge c’è un’immediatezza d’immagini, di visioni, di sogni, di desideri, di paure, un insieme di nubi e di parole che trasporta noi lettori in un mondo dove il tempo e lo spazio si fondono per sperimentare il fascino del pensiero geometrico.
Una nuvola di possibili, di segni e di simboli per la comprensione di ciò che sentiamo come “realtà”.
Leggere queste poesie è un po’ come quel giochino enigmistico dell’unire i puntini numerati per visualizzare la figura risultante. Un esercizio solo apparentemente banale, che ci permette, invece, di sviluppare un pensiero sistemico più ampio e allo stesso tempo di scorgere elementi significativi che potrebbero sembrare estranei ad uno sguardo superficiale o distratto.
potremmo aver voglia di regredire in uno stato fetale
in cui non sapere più nulla né cercare
ma l’evoluzione ha intrapreso la via
di incoraggiare questa continua ansia di scoprire
Lo scienziato ci guida nell’attraversamento di una materia discontinua, mutevole, magma di luci e di ombre, di buchi neri che possono diventare bianchi, di un mondo che si espone come sapienza di vetro / noi da qui mettiamo in mostra la geometria delle nostre ombre / i residui dei nostri frammenti desiderati, dove, appunto, lo sviluppo del vuoto / visto dalla camera chiara / dentro i tremori dello spazio va oltre le nostre percezioni tangibili e ci conduce verso altri modi di percepire la nostra interiorità.
In tal senso, il poeta diviene esploratore di parole che aprono infiniti futuri.
e il tempo profondo interrogato non risponde
non lo fa se non per incisi
bagliori spalmati su superfici aperte
assorbe le nostre immense domande
Un Prometeo solitario, alle prese con i segreti del firmamento. In versi sciolti, elaborati, evocativi, la poesia di Bruno Galluccio narra soprattutto la genesi e la ricerca della Conoscenza. E in questa evoluzione creatrice, attraverso il richiamo a grandi figure come Newton, Darwin, Freud, Cantor – e in campo letterario – Borges, Celan e Mark Strand, egli si fa testimone – acuto e intelligente – del grande mistero della vita, ossia lo smarrimento, l’inquietudine di esserci.
di questo è fatta l’esistenza
il variabile tessuto dell’attenzione*
anche io mi muovo corpo tra i corpi
*
e ricade con tenerezza la passione
più antica di sistemare in bell’ordine sul tavolo
la gerarchia delle strutture matematiche
l’elettrizzante stupore dell’infinita gerarchia degli infiniti
una magia appresa nello studio di Cantore in quel sonno fuggevole del traghettare
anche lo smarrimento dello stare al mondo sfuma