Da qualche anno, la generazione dei giovani italiani viene spesso dipinta come fannullona, priva di sogni e di volontà. Ma siamo sicuri che sia davvero così? Non è forse il sistema Italia a non fornire le giuste risposte a giovani volenterosi? Immaginate dopo anni di studi, alla soglia dei 30 anni, lavorare per 500 euro al mese, per l’ennesima azienda, senza una visione chiara del futuro. Vivere senza certezze rappresenta una fonte di frustrazione e difficoltà, come sottolineano sociologi e professionisti del settore. Gli ambienti di lavoro, anziché essere aperti e stimolanti, spesso sono luoghi dove nascono problemi, paure e conflitti maggiori.
Con l’articolo di oggi cercheremo di approfondire un tema cruciale per le generazioni future: lo stress da lavoro correlato.
Per queste ragioni, abbiamo chiesto l’aiuto di un’esperta del settore: la dott.ssa Irlandina Anna Palazzo, psicologa clinica e dello sviluppo, nonché consulente tecnico presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nelle sezioni civile, penale e minorile. La sua esperienza e competenza ci aiuteranno a comprendere meglio le dinamiche dello stress lavorativo e le sue ripercussioni sulla vita dei giovani italiani.
- Che cos’è lo stress lavoro correlato?
Lo Stress può essere definito come lo stato di disagio psichico che insorge quando l’ambiente esterno pone richieste e oneri che sollecitano l’individuo a fornire prestazioni superiori al normale, quantitativamente o qualitativamente. In ambito lavorativo è percepito dai lavoratori come una delle principali minacce alla loro salute ed è ritenuto responsabile, più o meno direttamente, di almeno la metà delle giornate lavorative perdute, con evidenti ricadute di natura economica e sociale. Quando tuttavia tali limiti sono superati, il rendimento lavorativo e la gratificazione professionale diminuiscono e possono insorgere manifestazioni cliniche.
- Quali sono le principali conseguenze nella vita di un lavoratore?
Le conseguenze sono di varia natura:
- Emotiva: tensione nervosa, depressione, agitazione, irritabilità, demotivazione, insicurezza e sensazioni di impotenza.
- Cognitiva: mancanza di concentrazione, deficit di memoria e apprendimento, stati di confusione e incertezza nel prendere decisioni.
- Fisiologica: abuso di alcol, sostanze stupefacenti, tranquillanti o stimolanti, tabagismo, isolamento sociale, turbe alimentari, reazioni aggressive verso se stessi e gli altri, disfunzioni sessuali.
- Comportamentale: disturbi del sonno, disturbi cardiaci e respiratori, frequenti cefalee, aumento della glicemia, sudorazione eccessiva, tic nervosi e tremori.
Tutto questo non si limita al contesto lavorativo, ma compromette anche la vita familiare e sociale.
3) Quali sono le cause che provocano lo stress lavoro correlato?
La prima grande causa riguarda il contesto organizzativo: una cultura aziendale con scarsa comunicazione, bassi livelli di sostegno per la risoluzione dei problemi e lo sviluppo personale, e una scarsa definizione degli obiettivi professionali. La possibilità di sviluppo di carriera è spesso limitata da una mancanza di evoluzione, promozioni insufficienti, retribuzione inadeguata e insicurezza dell’impiego. Anche l’autonomia decisionale è compromessa da un basso livello di partecipazione ai processi decisionali aziendali e da un controllo limitato sul lavoro svolto. Le relazioni interpersonali sul lavoro possono soffrire di isolamento fisico o sociale, rapporti limitati con i superiori, conflitti interpersonali e mancanza di supporto sociale. La seconda condizione riguarda i contenuti del lavoro. La pianificazione dei compiti può essere inadeguata, con mansioni monotone e ripetitive, scarse possibilità di apprendimento e attività noiose. Il carico e il ritmo di lavoro possono risultare sbilanciati, con sovraccarico o sottocarico di lavoro, mancanza di controllo sul ritmo e alti livelli di pressione temporale. Infine, l’orario di lavoro può essere problematico a causa di turni eccessivamente lunghi, orari rigidi o imprevedibili, e alterazioni dei ritmi sociali.
Verso un nuovo equilibrio tra vita e lavoro
Alla luce di quanto detto, è fondamentale per il nostro Paese rivedere le politiche educative e del lavoro. I giovani si sentono spesso spaesati e si trovano catapultati in ambienti di lavoro poco dinamici e arretrati. Le aziende dovrebbero focalizzarsi più sugli obiettivi da raggiungere piuttosto che sulla rigidità degli orari di lavoro e delle mansioni.
Il quadro attuale è drammatico, ma non perdiamo la speranza. Come suggerito dalla dott.ssa Palazzo, una delle possibili soluzioni è quella di informare e formare i lavoratori attraverso corsi e gruppi, affinché siano in grado di riconoscere i rischi e porvi rimedio.
Lavorare per vivere o vivere per lavorare? La risposta a questa domanda è cruciale. È essenziale trovare un equilibrio tra vita privata e ufficio per garantire un futuro più sereno e produttivo. Solo così potremo costruire una società dove il lavoro diventa un’opportunità di crescita personale e professionale, e non una fonte di stress e alienazione. La vera sfida è creare ambienti di lavoro che valorizzino le persone, promuovendo benessere e realizzazione. In questo equilibrio risiede la chiave per un futuro migliore.