È una grandissima giornata quella di oggi, sabato 25 maggio, per tutti gli amanti del buon gusto: il «Vicolo della Neve» riapre finalmente i battenti ed è una giornata importantissima per la gastronomia salernitana, almeno tanto quanto per Fiorenzo Benvenuto, Gerardo Ferrari e Marco Laudato, compagni di cordata in questa nuova avventura imprenditoriale: di certo la ricorderanno per tutta la loro vita.
La loro mission è quella di restituire a Salerno un suo pezzo di storia gastronomica e sociale.
Proprio così, un pezzo di storia salernitana: il Vicolo della Neve ha da sempre costituito un punto di riferimento secolare per la ristorazione salernitana, un must dove l’ottimo cibo era il pretesto di un incontro, anzi no, di una vera e propria stratificazione sociale, che a tavola celebrava la vita attraverso i sapori e riscopriva il piacere di fare nuove amicizie, discutere di idee e di massimi sistemi dell’esistenza, a prescindere dall’estrazione culturale o dalle condizioni economiche.
Nel cuore della storica Salerno questo locale prendeva il nome dal vicolo dove, più o meno cento anni fa, si vendeva la neve per gli usi commerciali e rinfrescare le cantine, iniziando con l’officiare l’arte della pizza e fare cucina. Fin prima della chiusura nel 2021, a causa del Covid, manco a dirlo, era il riferimento gastronomico cittadino per il dopo teatro, come il Santa Lucia ad esempio, attraversando indenne epoche storiche diverse, superandole tutte, e mantenendo saldamente la tradizione, come tramandata da “Sciacquariello” e “Peppiniello”, fautori superbi ed infaticabili del successo di questo ristorantino piccolo ma pieno di devozione, deliziando illustri nomi della politica, del giornalismo, dell’arte e del teatro.
Luogo peraltro tra i preferiti di Alfonso Gatto di cui, immancabilmente, ricordiamo i versi:
“Il vicolo aveva nel gancio l’insegna contrabbandiera del c’era una volta il lontano racconto del tempo che fu. Straniero, se passi a Salerno in una notte d’inverno di luna a mezzo febbraio, se vedi il bianco fornaio che batte le mani sul tondo di quella faccia cresciuta, ascolta venire dal fondo degli anni la voce perduta. L’odore di menta t’invita, la tavola bianca, la stanza confusa dall’abbondanza. In quell’odore di forno per qualche sera la vita si scalda con le sue mani e quegli accordi lontani del tempo che fu”.
La storia del Vicolo della Neve è innegabile e, come già detto, ha costituito l’emblema gastronomico per la città di Salerno per tutto il ‘900, ma si narra che il Vicolo della Neve esistesse già nel XIV secolo, durante il periodo aragonese, anche se il palinsesto culinario doveva essere molto diverso da come si è evoluto nel tempo e altre fonti vorrebbero sia stato fondato, più attendibilmente, attorno al ‘700.
Queste le parole dei tre imprenditori che assieme a Marco Laudato hanno scommesso sulle radici della città:
“Volevamo dare nuova vita alla storia ma soprattutto volevamo restituire ai salernitani radici e viscere che passano attraverso una cultura gastronomica che ricorda la semplicità delle mani delle nonne e di chi Salerno l’ha vissuta con sguardo attento e infinita saggezza. Il Vicolo è di tutti, è il filo rosso tra la città e chi la ama incondizionatamente. Vogliamo intraprendere un vero e proprio viaggio nel passato”.
I piatti che ingolosivano erano quelli appartenenti alla cucina più squisitamente popolare del Sud e cioè pasta e fagioli, parmigiana di melanzane, peperoni imbottiti, polpette al sugo, calzoni con le scarole e la cotica di maiale, pietanze che ricevevano la carezza termica di un forno a legna, per non parlare della milza e del baccalà con le patate. Ma il vero condimento erano gli ospiti che, famosi o meno, industriali piuttosto che operai, diventavano tutti protagonisti e teatranti di un’unico grande spettacolo che la vita tuttavia continua ad essere.
La kermesse di stamattina ha visto una folta schiera di persone benedire con gioia la riapertura. Hanno presenziato a questo lieto evento il presidente Vincenzo De Luca, Vincenzo Napoli, primo cittadino di Salerno, Alfonso Amendola, professore di Sociologia dei Processi Culturali presso l’Università degli studi di Salerno, Massimo Cerulo, professore di Sociologia all’Università Federico II di Napoli, Marco Russo, presidente dell’associazione “Tempi Moderni”, Yari Gugliucci, regista e attore, Corrado De Rosa, psichiatra e scrittore e tantissimi esponenti del mondo della cultura e del giornalismo locale e regionale con, inoltre, “I Neri per Caso”.
Alle 19:00 poi seguirà l’inaugurazione vera e propria presso il solito posticino che promette di far rivivere l’anima del centro storico tra gli ambienti restaurati, ma non troppo, restituendo appunto quell’atmosfera di cui tutti i palati raffinati e gli estimatori delle antiche tradizioni culinarie locali provavano nostalgia.