Quest’anno la campagna nazionale della Caritas diocesana fa tappa a Salerno per raccontare la realtà del “Dormitorio Don Tonino Bello” dove soggetti in emergenza abitativa sono avviati ed accompagnati in un percorso di reinserimento sociale e, ove possibile, lavorativo. Intervistiamo il direttore Caritas Salerno, Don Flavio Manzo.
D- Don Flavio, ci puoi spiegare meglio in cosa consiste il “Dormitorio don Tonino Bello” e come viene gestito?
– Il ‘dormitorio don Tonino Bello’ è situato in piazza San Francesco nel quartiere Carmine ed è gestito dalla Caritas Salerno da due anni.
Si tratta di un centro di accoglienza per uomini, che noi definiamo di secondo livello, rispetto al dormitorio di via Bastioni che ha carattere emergenziale. Al don Tonino Bello accogliamo persone che hanno solo una difficoltà abitativa e in parte economica, per le quali però è più probabile individuare un percorso di reinserimento sociale. Agli ospiti chiediamo anche una piccola quota mensile, simbolica, che però è un segno importante per responsabilizzarli sia verso la struttura che verso loro stessi. Oltre a dormire, al dormitorio di piazza San Francesco si assicura anche la cena, cucinata alla Mensa San Francesco, il servizio doccia e lavanderia, il tutto gestito dagli operatori della Caritas.
D- Qual è il ruolo della Chiesa cattolica nella gestione di questo dormitorio e come si inserisce nella campagna 8xmille?
– Il ruolo della Chiesa è centrale, perché la Caritas è un organismo della Chiesa Cattolica, dalla quale dipende in tutto e per tutto. La campagna 8×1000 contribuisce in maniera significativa al mantenimento di questa e di tutte le attività di solidarietà che la Chiesa, attraverso i diversi organismi tra i quali la Caritas, mette in campo a sostegno dei più fragili. E ricordiamolo, spesso in sostituzione delle istituzioni, quindi questo contributo, che ai cittadini non costa nulla, è fondamentale.
D- Quali sono le sfide che il “Dormitorio don Tonino Bello” deve affrontare e come la comunità può contribuire a sostenerlo? Sapendo che la richiesta di assistenza da parte delle persone sempre più povere e alcune senza fissa dimora.
– La sfida più importante è quella del reinserimento dei nostri ospiti nel tessuto sociale. Per fare questo è necessario che molte componenti si uniscano. La comunità salernitana ha sempre risposto bene sul tema della solidarietà, la Provvidenza non ci ha mai fatto mancare il necessario per andare avanti. La collaborazione più stretta con le istituzione è ciò che auspichiamo, perché il tema della povertà impatta su diversi aspetti che riguardano la città e il nostro territorio, non ultimo quella della sicurezza.
D- Quali servizi vengono offerti presso la mensa dei poveri e il dormitorio notturno?
– La Mensa dei poveri San Francesco è attiva dal lunedì al sabato e ogni giorno, i nostri cuochi, cucinano circa duecento pasti, dei quale circa 70 sono serviti direttamente nei locali della mensa, altrettanto utilizzati per gli asporti, il resto è preparato per assicurare la cena ai due dormitori. Uno sforzo notevole che, se non confidassimo nella Provvidenza, potrebbe spaventare.
Nei due dormitori, invece, ospitiamo circa 60 persone, alle quali assicuriamo oltre la cena, anche la colazione, il servizio doccia, la lavanderia, il servizio farmaceutico e medico. A questi servizi materiali, affianchiamo l’opera del ‘Centro di Ascolto’, fondamentale non solo nel far emergere fragilità e bisogni, ma anche nel tentativo di individuare percorsi di riabilitazione condivisi con gli ospiti, e nel cercare il necessario sostegno nelle istituzioni pubbliche.
D- Quanti ospiti vengono assistiti ogni giorno e come avviene la selezione dei beneficiari?
– I fratelli che ogni giorno si rivolgono a noi, tra mensa, dormitori e centro di ascolto, sono circa duecento. Con le richieste più diverse, che possono andare dal cibo, ai farmaci o a una semplice parola di conforto. Noi non facciamo selezione nell’accogliere i fratelli che ci tendono la mano, poi è ovvio che, soprattutto per quanto riguarda i dormitori, la selezione è data dal numero di posti disponibili. Ci sforziamo affinché ogni persona che bussa alla nostra porta, quando va via, se non siamo riusciti ad alleviare le sue sofferenze materiali, porti con se almeno un poco di speranza. Il principio che ci spinge è: in ogni fratello c’è Gesù Cristo.
D- Quali criteri vengono adottati per garantire l’accesso ai servizi offerti? Quali sono le principali esigenze e problematiche incontrate dagli utenti che frequentano la mensa e il dormitorio?
– Le povertà e le fragilità sono tante, come già detto, e non sempre riguardano solo l’aspetto materiale della vita. Proviamo a far fronte a tutto. Difficoltà abitativa, economica, sociale, dipendenze varie, immigrazione irregolare, da noi c’è un’ampia gamma della sofferenza umana.
D- Come vengono gestiti i fondi e le donazioni ricevute per sostenere le attività della mensa e del dormitorio?
– La risposta è semplice: sono interamente spesi per sostenere la mensa e i dormitori.
Preparare oltre 200 pasti al giorno, se vogliamo parlare solo della mensa, non è affatto facile e le donazioni, economiche e materiali, coprono in piccola parte le spese necessarie.
Ecco come ritorna il tempa dell’8×1000. Senza il sostegno della Chiesa, della Diocesi, non sarebbe possibile fare nulla.
D- Quali sono le prospettive future per migliorare e ampliare i servizi offerti alla comunità bisognosa?
– Non ci è permesso fare progetti troppo a lungo termine. Le esigenze e le povertà mutano di continuo. Pensate alla guerra in Ucraina e al flusso di migrazione che ne è conseguito, chi poteva aspettarselo? Noi abbiamo un motore che ci spinge a non fermarci, che è l’esempio di Gesù Cristo. Adattiamo le nostre strategie alle disponibilità che abbiamo e alle esigenze che si presentano, sperando di riuscire sempre a far fronte e a dare risposte a quanti più fratelli possibile.
D- Quali sono le sfide più grandi affrontate dalla mensa dei poveri e dal dormitorio notturno nella gestione quotidiana delle attività?
– La sfida è quella di riuscire ad avere sempre le risorse necessarie per rispondere alle necessità. Risorse economiche, ma anche umane, perché l’apporto dei volontari è fondamentale per tenere in piedi il sistema, ma rileviamo purtroppo che sono sempre in meno coloro che vogliono dedicare un po’ del loro tempo agli altri.
D- Come avviene la collaborazione con altre organizzazioni benefiche o enti pubblici per migliorare l’assistenza ai senza fissa dimora e alle persone in difficoltà? Quali opportunità sono disponibili per il coinvolgimento della comunità locale nel supporto alle attività della mensa e del dormitorio?
– La comunità locale ci aiuta e può aiutarci in tanti modi. Come dicevo, innanzitutto dedicando un po’ del proprio tempo ai fratelli in difficoltà. Sia a mensa che nel servizio di accoglienza ai dormitori, c’è spazio per i volontari da affiancare ai nostri operatori. Questo può aiutare, soprattutto i più giovani, a prendere coscienza delle criticità della nostra società, e toccare con mano la miseria.
D- Quali sono i valori e principi fondamentali che guidano il lavoro svolto dalla mensa dei poveri e dal dormitorio notturno?
– La risposta la riassumo in una sola frase di Cristo: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.