Una monografica dedicata all’artista Italo Carrarini (Tivoli, 1953) prosegue le attivitĂ espositive del Civico 23, piccola galleria della zona orientale salernitana. L’artista si è mosso in maniera originale nell’ambito dell’espressione concettuale e del Linguaggio fin dagli anni 70.
“Trascrizioni” è una esposizione a cui hanno guardato due eminenti scrittori e poeti, Gianluca Garrapa e Antonio Francesco Perozzi commentandola in una maniera articolata come dimostrano gli stralci tratti dall’introduzione all’opera dell’artista: il primo fa notare “Come l’ecfrasi dissolve l’impossibilitĂ della parola di ridire l’immagine descritturandola, allo stesso modo la scrittura-questa che mette nella crisi del linguaggio, del simbolico dunque, la sovrascrittura di Carrarini.
La scrittura-questa desidera la complicazione per di-segnare attraverso il gesto dell’occhio che si sofferma sul rigo e probabilmente ci ritorna più volte: la rilettura approfondisce o satura il significato di un significante che non muta. Ma genera uno iato tra suono e significato, tra forma e allocuzione, se mi riferisco al lettore-occhio, iato, un vuoto, mancanza che varia lo sguardo e lo stringe nell’approfondimento della materia cartacea del suolo verticale esposto: accade che i gesti lineari sovrapposti determinino stereogrammi un po’ speciali per lo sguardo che deve godere di questo affondo. Stando ai margini cromatici, rispetto al nucleo centrale nero, buco che accumula la ripetizione di inchiostri e acrilici ciclici. La sovrascrittura dei margini, mi piace definirlo così questo lavoro, crea, dunque, sempre dei vuoti tra cui si insinua la descrittura cromatica…
“L’altro curatore Antonio Francesco Perozzi mette in luce invece che “Anche se l’opera di Carrarini rimane molto legata alle atmosfere e agli impianti concettuali degli anni ’70 – stagione in cui l’autore ha realizzato i primi lavori importanti – le sue Trascrizioni comunicano in maniera profonda con il mondo contemporaneo. E questo proprio per la loro capacitĂ di collocarsi in una posizione intermedia tra gesto estetico e scrittura, disegno e parola… Nella scrittura asemica, infrangendo il grafema si costruisce una lingua liberata dal peso referenziale e in grado di trasferire il suo canale comunicativo dal piano semantico a quello iconico e gestuale.
Una qualità che in effetti si può attribuire ai pannelli che compongono le Trascrizioni carrariniane: nei riquadri appaiono delle stringhe di testo inintelligibili, in cui le parole si sovrappongono e incastrano e generano dei movimenti che mettono in crisi la stabilità referenziale e segnica della parola. La proposta di Carrarini, però, rientra nella scrittura asemica solo parzialmente.
Nel suo caso, potremmo parlare di una scrittura asemica a posteriori: è asemica nel risultato, nel fatto che, oggettivamente, ci si presenta come una forma di scrittura illeggibile. Sarebbe un errore però intendere Carrarini come un artista “del risultato”: le scritture asemiche prodotte intessono un legame profondo con il processo che le genera”.
Nel finissage della mostra si terrĂ un esperimento/performance di lettura di Antonio Francesco Perozzi e Gianluca Garrapa che si intitolerĂ “A cadere”. L’esposizione è visibile fino al 25 maggio, dal martedì al sabato dalle 18:00 alle 20:00.