Senz’anima, senza cuore, senza attributi. La Salernitana che prima barcolla e poi crolla sul campo dell’Empoli, al primo goal e alla prima vittoria stagionale, lascia in bocca un sapore amaro e un comprensibile stato di preoccupazione nella tifoseria e nell’intero ambiente.
Involuti, apatici e a tratti irriconoscibili, i granata di mister Sousa hanno approcciato la gara con incredibile mollezza, lasciando campo aperto e spazi infiniti ad un Empoli non certo irresistibile ma che al cospetto dei campani è sembrato essere di ben altra categoria. Nella prima frazione, infatti, i toscani hanno messo in campo la grinta e la determinazione necessarie per sopperire agli evidenti limiti tecnici e il minimo scarto al termine dei 45 minuti è sembrato fin troppo generoso per una Salernitana mai scesa in campo: una squadra che al momento è l’ombra di sé stessa, incapace di creare qualsiasi trama di gioco, fragile e confusionaria in difesa, leggera e senza fosforo a centrocampo, sguarnita in attacco.
La seconda frazione ha messo in mostra una squadra che ha avuto semplicemente una parziale reazione di pancia, senza dare mai l’impressione di essere nelle condizioni di pareggiare o ribaltare il risultato. La palla è stata più spesso al limite dell’area avversaria, ma di occasioni da gol vere si ricorda solo il palo di Cabral, l’ennesimo di una stagione che per il capoverdiano potrebbe finire nel Guinness dei Primati.
I granata sembrano essere entrati in un vortice negativo e non si vede la luce in fondo al tunnel.
Intanto, in città monta l’amarezza, la tifoseria è delusa, sui social impazzano le polemiche e il gruppo squadra è attraversato da tensioni di diverso tipo. Il caso Dia, disinnescato dalla convocazione e poi dalla presenza in campo del giocatore, almeno fino a gennaio resterà in chiaroscuro anche se i tifosi si aspettano che al più presto il senegalese torni ad essere il bomber implacabile ammirato ed osannato nella passata stagione. All’orizzonte, però, si prospetta un caso Sousa: la posizione del tecnico lusitano – apparso sfiduciato e rinunciatario in panchina – non è più così salda e alcune esternazioni della dirigenza farebbero pensare ad un possibile esonero nel caso la situazione dovesse precipitare.
Non gli sarebbero state perdonate le prestazioni poco convincenti della squadra, una gestione della rosa che a volte è sembrata quasi provocatoria, le esternazioni sulla qualità dei giocatori a disposizione (che potrebbero averne minato la credibilità anche all’interno del gruppo) e infine gli arcinoti abboccamenti con il Napoli prima dell’inizio della stagione. E c’è chi giura che se Gennaro Gattuso non avesse accettato qualche giorno fa la panchina del Marsiglia il cambio in panchina sarebbe già cosa fatta.
Altro discorso riguarda la società. E’ evidente a tutti, tranne a coloro che hanno gli occhi foderati di passione per la Bersagliera, che la squadra costruita in estate da Morgan De Santis e dal presidente Iervolino ha notevoli lacune e faticherà non poco per conquistare un’altra storica promozione. La mancanza di un vice Koulibaly, di una punta forte da affiancare a Dia (entrambi partiranno per la Coppa D’Africa) e quella di un centrale forte e d’esperienza sono i peccati originali di una stagione che poteva e doveva essere diversa.
Le premesse per una stagione tranquilla c’erano tutte, ma forse si è peccato di presunzione e i risultati si vedono tutti.
Ma questo non è ancora il momento delle accuse e della ricerca dei colpevoli: la stagione è lunga e ci sono tutte le possibilità per riprendere la giusta marcia in campionato.
Ma si faccia presto.