Importante trasferta salentina nella 3° giornata di andata del campionato di Lega A per la Salernitana guidata di mister Sousa: i Granata sono di scena allo stadio Via del Mare (Via del mare – 40.600 Spettatori) contro il Lecce per una sfida infuocata.
L’avvocato gastronomico Andrea Criscuolo, prima di presenziare allo stadio quale tifoso Granata, Vi consiglia di gustare le bontà enogastronomiche del territorio salentino:
- Antipasto composti da formaggi, affettati, parmigiana, verdure crude e cotte, fritture di pettole, gratinati, puree di legumi Ciceri e tria
- Orecchiette cime di rapa
- Orecchiette pomodoro cacio e polpettine
- Polpo in pignata
- Salsiccia leccese
- Carne cavallo al sugo
- Vino negramaro
Lecce gastronomica
La cucina salentina è la cucina tipica del Salento, parte meridionale della Puglia.
È una cucina povera per gli ingredienti usati, a partire dalla farina poco raffinata oppure di orzo, meno costosa di quella di grano. Per l’uso di verdure coltivate e selvatiche che la terra salentina può offrire, insieme con gli altri prodotti della terra come le lumache. Per l’impiego di pesce azzurro, oggi rivalutato, ma un tempo l’unico pesce che la popolazione poteva permettersi. Per la scarsità dei piatti a base di carne troppo costosa per i contadini.
In effetti, i meno abbienti mangiavano la carne solo la domenica mischiata con molto pane per fare le polpette, o addirittura solo alcune volte all’anno in occasione delle feste più importanti come Natale, Pasqua e la festa patronale. La carne di cavallo era diffusa in quanto tali animali erano usati per i lavori nei campi e come mezzo di trasporto e solo quando erano troppo vecchi per lavorare servivano come alimento. Nel periodo pasquale, in cui è tradizione mangiare l’agnello, la popolazione consumava gli scarti dell’animale, cioè le interiora. Questi servivano alla preparazione di piatti che oggi sono diventati ricercatissimi per la loro bontà e l’equilibrio dei sapori. Proprio con le interiora dell’agnello si preparavano (e si preparano) i turcineḍḍi o gnommareḍḍi o mboti, che sono involtini dal sapore deciso e prelibato, cotti sulla brace.
Altro tradizionale piatto povero della cucina salentina è la ciceri e tria.
Si tratta di pasta fresca, tipo tagliatella ma senza uovo, in parte fritta in olio extravergine d’oliva e parte lessata unitamente ai ceci, servita appunto insieme ai predetti legumi. Inoltre si usano le spezie della macchia mediterranea per insaporire le preparazioni: la salvia, il rosmarino, il timo, la maggiorana, la menta e l’origano.
La fantasia domina soprattutto nei dolci che risentono dell’influenza del mondo orientale (bizantini e arabi). La presenza di ingredienti quali le mandorle, del miele e della cannella è tipica di molte regioni del vicino oriente e delle coste del mar Mediterraneo.
Clima e territorio
La temperatura sara’ gradevole : previsti 24 gradi.
Lecce è un comune italiano di 93 595 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia della Puglia. Situata in posizione pressoché centrale della penisola salentina, tra la costa adriatica e quella ionica, è il capoluogo di provincia più orientale d’Italia.
Le antiche origini messapiche e i resti archeologici della dominazione romana la inseriscono tra le città d’arte d’Italia. Lecce si distingue per la ricchezza e l’esuberanza del barocco tipicamente seicentesco delle chiese e dei palazzi del centro, costruiti nella locale pietra leccese, calcare molto adatto alla lavorazione con lo scalpello. Lo sviluppo architettonico e l’arricchimento decorativo delle facciate è stato particolarmente curato durante il Regno di Napoli e ha caratterizzato la città in modo talmente originale da dar luogo alla definizione di barocco leccese.
È sede dell’Università del Salento, ed è stata capitale italiana della cultura nel 2015.
Nella geografia locale Lecce occupa la parte centro-settentrionale della pianura salentina, nel cosiddetto tavoliere di Lecce, un vasto e uniforme bassopiano del Salento compreso tra i rialti terrazzati delle Murge, a nord, e le serre salentine, a sud. L’area è caratterizzata da un particolare terreno, calcareo-marnoso del Miocene, che nell’Italia meridionale s’incontra quasi esclusivamente nella Terra d’Otranto e che viene comunemente conosciuto col nome di “pietra leccese”, facilmente scavabile e tagliabile. La morfologia del territorio è complessivamente pianeggiante.
Caratteristiche del territorio sono i poderosi strati di terra rossa e l’assenza di corsi d’acqua di superficie. Il terreno carsico tuttavia presenta innumerevoli inghiottitoi (chiamate vore o capoventi), punti di richiamo delle piovane, che convogliano l’acqua nel sottosuolo alimentando la falda freatica. Solcano poi la superficie numerosi canali scavati per favorire il deflusso delle piovane negli inghiottitoi, e per evitare quindi la formazione di acquitrini. Il territorio del comune di Lecce è percorso dall’Idume, un fiume sotterraneo che sfocia nel mare Adriatico nei pressi della marina di Torre Chianca, formando il bacino dell’Idume .
Il territorio comunale si estende per 241,00 km² e si affaccia sul mare Adriatico per più di 20 km. Comprende le marine di San Cataldo, divisa amministrativamente tra Vernole e Lecce, Frigole, Torre Chianca, Spiaggiabella e Torre Rinalda e la frazione di Villa Convento, amministrata in parte dal comune di Novoli e il sobborgo di San Ligorio. La località di Casalabate è passata il 15 maggio 2012 sotto la giurisdizione dei comuni di Squinzano e Trepuzzi per effetto dell’esito del referendum consultivo del 12 e 13 giugno 2011. È racchiuso nel territorio comunale di Lecce l’enclave del comune di Surbo. Il territorio di Lecce confina a nord e a est con il mare Adriatico, a sud con i comuni di Lequile, San Cesario di Lecce, Cavallino, Lizzanello e Vernole, a ovest con Squinzano, Trepuzzi, Novoli, Arnesano e Monteroni di Lecce.
La popolazione è fortemente concentrata nella parte più meridionale del territorio comunale, dove sorge la città, mentre il territorio a nord è costituito in gran parte da aree di interesse paesaggistico e ambientale ed è scarsamente popolato.
È il barocco a dominare nella centrale Piazza Duomo. Questo grande cortile, poi modificato, risale al tempo del vescovo Gerolamo Guidano. A esso si accede attraverso i propilei, realizzati verso la fine del XVIII secolo da Emanuele Manieri, essendo stati abbattuti gli originali muri d’ingresso.
Piazza Duomo è uno dei rari esempi di “piazza chiusa”. Un tempo, la sera le porte, delle quali ancora oggi sono visibili gli imponenti mozzi, venivano serrate. Che si tratti di un chiaro esempio di barocco è evidente anche dalla soluzione a dir poco teatrale della “falsa facciata”. Il visitatore che entra in Piazza Duomo si trova di fronte una facciata di chiesa, che solo a un’attenta visione si rileva “posticcia”. È sufficiente varcare la soglia del portale per ritrovarsi nella navata laterale della Chiesa. La cattedrale non accoglie, dunque, il visitatore di fronte, ma si trova collocata, rispetto all’ingresso della Piazza, in modo parallelo. La soluzione scenografica venne adottata per evitare che il visitatore si trovasse di fronte a un muro piatto e senza decori.
L’architetto leccese, che si adoperò per armonizzare l’arredo urbano, realizzò, ai lati dei propilei, i palazzi gemelli che, entrambi al piano terreno, palesano arcature a bugne lisce, oggi in parte chiuse o trasformate in porte e finestre. A sinistra della piazza si erge imponente il campanile, opera di Giuseppe Zimbalo, mentre al centro la cattedrale e, in posizione più arretrata, l’episcopio. Sulla destra, infine, si trova il seminario.
SEMPRE COMUNQUE ED OVUNQUE FORZA SALERNITANA