Negli ultimi anni, si sta diffondendo in alcune scuole italiane la scelta di sostituire le tradizionali “Festa della Mamma” e “Festa del Papà” con una più inclusiva “Festa della Genitorialità”. La decisione, adottata in contesti educativi sensibili alle nuove configurazioni familiari, ha suscitato reazioni contrastanti tra genitori, insegnanti e cittadini.
Per alcuni, si tratta di un passo necessario per riflettere la realtà di famiglie sempre più diversificate: monoparentali, omogenitoriali, ricostituite. Per altri, come l’autore di questo intervento, è percepita come un segnale d’allarme culturale.
“Temo che in nome dell’inclusività si stia perdendo il legame con tradizioni che hanno plasmato la nostra identità. Non parlo solo di feste scolastiche, ma di una generale tendenza alla rimozione dei simboli che hanno accompagnato generazioni di italiani,” afferma.
Il timore è che la cancellazione o trasformazione di ricorrenze radicate nella cultura popolare possa contribuire a un progressivo svuotamento dell’identità collettiva. È una preoccupazione non isolata: molti osservatori segnalano che in un contesto sempre più globalizzato, l’Italia rischia di non valorizzare adeguatamente la propria storia.
Identità e tradizione: una questione globale
Altri Paesi, infatti, sembrano affrontare il cambiamento in modo diverso. In Giappone, ad esempio, il rispetto per le cerimonie familiari resta forte; negli Stati Uniti festività come il Thanksgiving mantengono un ruolo identitario centrale. Questo confronto invita a domandarsi come unire innovazione e rispetto per le radici.
“Non si tratta di chiudersi al cambiamento, ma di trovare un equilibrio. I nostri figli devono poter conoscere la loro storia per costruire un’identità solida e aperta,” continua l’autore.
Una sfida educativa
Il mondo della scuola si trova oggi al centro di questa sfida. Come educare al rispetto e all’inclusione senza perdere il legame con la tradizione? È possibile trovare formule che rappresentino tutti, senza rinunciare ai simboli fondativi della nostra cultura?
Esperienze pilota mostrano che si possono proporre celebrazioni che valorizzino tutte le forme familiari, mantenendo un ancoraggio alla storia. Alcuni istituti hanno scelto di affiancare nuove ricorrenze a quelle tradizionali, promuovendo il dialogo intergenerazionale.
La riflessione sull’identità italiana, sul ruolo delle tradizioni e sull’evoluzione della famiglia merita uno spazio pubblico ampio e non ideologico. Le scuole, come luoghi formativi per eccellenza, possono diventare laboratori di questa nuova consapevolezza culturale.
“Difendere le radici non significa opporsi al futuro. Significa dare ai giovani gli strumenti per affrontarlo con consapevolezza e memoria,” conclude l’autore.