Si è svolto a Salamanca in Spagna, dal 13 al 15 marzo scorso, un congresso internazionale sulla scrittura e la letteratura al femminile nel rapporto col cinema dal titolo entre la pluma y la gran pantalla: escritoras y personajes femeninos de cine (la penna e il grande schermo: scrittrici e personaggi femminili del cinema).
Nella tre giorni presso la facoltà di filologia della prestigiosa università iberica, si sono avvicendati studiosi e ricercatori dell’ateneo e di altre prestigiose università come l’ateneo di Burgos, Murcia, Oviedo, Siviglia, la Complutense di Madrid, nonché la nostra Università di Bologna e la Federico II di Napoli, oltre a ricercatori indipendenti e associazioni culturali e letterarie. Ognuno ha portato il suo contributo nell’esplorare il sottile rapporto tra la scrittura al femminile e la sua trasposizione nella settima arte.
La salernitana Maria Pina Cirillo, studiosa, critica d’arte e psicologa dell’arte, nei suoi rapporti di collaborazione con la prestigiosa università spagnola castigliana è stata invitata a portare un suo contributo sull’argomento. Da appassionata della letteratura gotica fantascientifica la Cirillo ha esposto una sua relazione sul romanzo più appassionante tra la letteratura gotic fantasy horror: il Frankenstein di Mary Shelley. La tesi dal titolo il paradosso di Frankenstein: dalla fama del “mostro” alla quasi totale oscurità della sua creatrice, esposta dalla Cirillo si è basata sul film di Kenneth Branagh del 1994, una delle versioni cinematografiche più riuscite.
Il Frankenstein di Mary Shelley, dice M.Pina Cirillo, oltre a proporsi come il primo romanzo di fantascienza, può anche considerarsi un esempio di doppelganger motiv che si riferisce al cosiddetto gemello maligno, un motivo che sarà sviluppato ben 60 anni dopo da R. L. Stevenson nel romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e mister Hyde, in cui più personalità convivono nello stesso corpo. Le vicende del Dr Frankenstein hanno sollevato il problema del rapporto tra l’uomo e una macchina intelligente che, in quanto dotata di elevata autonomia potrebbe ribellarsi al suo costruttore. In un momento in cui ferve il dibattito sull’IA questo tema appare quanto mai attuale e lo stesso Isaac Asimov si è interrogato su quello che definisce “il complesso di Frankestein, ossia lo sgomento di fronte a tale possibilità condizionando tutto il dibattito sulla robotica e sull’I.A. rendendo necessaria la realizzazione di un quadro normativo per la sua regolamentazione. Insomma considerando che nonostante il principio giuridico dell’human in command(l’uomo al comando) diviene cogente la necessità di una legislazione ad hoc che coinvolga tutti gli Stati.
Fra appassionati del genere non si può non condividere le riflessioni che M.P. Cirillo ha portato in seno ad un consesso culturale internazionale. Importante è il messaggio morale che la Shelley ha voluto diffondere con la creazione di un personaggio così potente: il progresso scientifico è affascinante ma bisogna fare attenzione alle ricadute sull’uomo e sulla natura e alle strade impervie e pericolose a cui può condurci. Occorre fare una grande assunzione di responsabilità. Ma oggi tutto questo accade?