Il grandissimo e studiatissimo pittore Michelangelo Merisi (1571-1610), detto Caravaggio, continua ad essere una vera e propria “locomotiva”, un’icona, una “star” onnipresente in mostre in giro per il mondo e che comunque lo vedono protagonista e/o ospite illustre, coinvolgendolo in prima persona con le proprie opere.
Dopo la mostra romana del 2010 in occasione del quattrocentesimo anniversario della sua morte, avvenuta il 18 luglio 1610, che si svolse alle Scuderie del Quirinale e ideata da Claudio Strinati, a cura di Rossella Vodret e Francesco Buranelli, si è aperta una nuova mostra antologica sull’artista dal titolo Caravaggio 2025, a cura di Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, in concomitanza con le celebrazioni del Giubileo 2025. Essa è visitabile a Roma presso la Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini, in Via delle Quattro Fontane.
Va fortemente sottolineato che fino al prossimo 6 luglio, chi si recherà a Roma deve sapere che vi è la più alta concentrazione numerica di opere autografe del grandissimo Michelangelo Merisi da Caravaggio. Nella mostra di Palazzo Barberini sono presenti ben ventiquattro dipinti autografi del grande Maestro lombardo.
Molte opere in mostra provengono da gallerie e musei di tutto il mondo, come ad esempio il San Francesco di Assisi in estasi che arriva da Hartford negli Stati Uniti d’America, il Concerto proveniente dal Metropolitan Museum di New York, I bari conservati nel Kimbell Art Museum di Fort Worth in Texas, la Cattura di Cristo, proveniente da Dublino e conservato nella National Gallery of Ireland e la strepitosa Santa Caterina di Alessandria proveniente dal Museo National Thyssen-Bornemisza di Madrid.
Dalla capitale spagnola proviene anche l’ultimo dipinto scoperto e considerato autografo di Caravaggio. Esso è passato sul mercato antiquario madrileno (Ansorena, Subasta 8 aprile 2021, lotto 229) e raffigura un Ecce Homo. L’unico dipinto in mostra attribuito al Caravaggio, ma sulla cui paternità vi sono dubbi e di conseguenza non trova d’accordo la maggioranza degli studiosi del pittore, è l’olio su tela raffigurante Narciso, peraltro posseduto e conservato nella stessa Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini.
Va fortemente ricordato che nella Città Eterna, in chiese e in altri musei e gallerie d’arte, vi sono ancora altre opere di mano del Caravaggio che si possono ammirare: i tre dipinti del Ciclo di San Matteo nella Cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi; i due dipinti raffiguranti rispettivamente la seconda versione della Crocifissione di San Pietro e la seconda versione della Caduta di Saulo nella Cappella Cerasi nella chiesa di Santa Maria del Popolo; i due dipinti raffiguranti Maddalena Penitente e il Riposo durante la fuga in Egitto che sono conservati nella Galleria Doria Pamphilj; il dipinto con la Madonna dei Pellegrini o di Loreto nella Chiesa di Sant’Agostino e l’umanissima e straordinaria Deposizione di Cristo nei Musei Vaticani. Vi è oggi la possibilità, forse irripetibile, di ammirare a Roma oltre trenta opere di Caravaggio. In assoluto il maggior numero di opere visibili di Michelangelo Merisi, tutte presenti in città e in un arco di tempo di pochi mesi, fino al 6 luglio.
Nella mostra romana e provenienti da Napoli sono presenti anche capolavori di Caravaggio che da tempo sono sotto la lente di osservazione degli studiosi e del pubblico internazionale che ama le arti. Sono opere che viaggiano senza tregua da un luogo all’altro del mondo, in particolare è qui utile ricordare la Flagellazione di Cristo.
Quest’ultima opera, di proprietà del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno della Repubblica Italiana, conservata di norma nel Museo e Real Bosco di Capodimonte, ma in origine proveniente dalla Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli, fino al 1972. Questo dipinto sembra essere diventato il passaporto di Caravaggio per varie mostre, tra cui quella che si è svolta a Parigi, al Louvre, nel 2022.
Nella presente mostra romana vi è anche l’ultimo dipinto del Merisi in vita, l’opera estrema che suggella e testimonia il proprio passaggio su questa terra prima della sua morte, il Martirio di Sant’Orsola (aprile-maggio 1610), oggi di proprietà della Banca Intesa Sanpaolo, dove l’artista si autoritrae nella figura alle spalle della santa martire e il cui volto è illuminato da una luce che mette in rilievo i suoi inconfondibili tratti somatici, fisiognomici, del tutto identici al volto illuminato del personaggio ritratto alle spalle dei soldati che circondano Gesù mentre riceve il bacio del tradimento nel già citato dipinto raffigurante la Cattura di Cristo.
Caravaggio ha quindi “firmato” le due opere con il proprio volto, come già aveva fatto nel Martirio di San Matteo in San Luigi dei Francesi, per testimoniare la propria partecipata presenza ad avvenimenti così importanti narrati nei testi sacri.