La cultura, quella vera, non si fa nei palazzi del potere, né si esaurisce nei programmi elettorali scritti per compiacere il pubblico e dimenticati il giorno dopo. La cultura è carne viva, urgenza, movimento. È un popolo che prende coscienza di sé e del proprio patrimonio. E se c’è un cantiere che non può permettersi ritardi, è quello della cultura. Lo sa bene la Consulta della Cultura di Eboli, che dopo l’ultima assemblea generale ha pubblicato la relazione annuale per il 2025, un documento che non è solo un elenco di obiettivi, ma una dichiarazione di guerra contro l’oblio e la rassegnazione.
Questa relazione sarà sottoposta all’Amministrazione e al Consiglio Comunale il prossimo 6 marzo, in occasione della discussione del Documento Unico di Programmazione e del bilancio di previsione. Eboli, dunque, ha davanti a sé una scelta: investire nella cultura o lasciarla morire.
La cultura come resistenza
La Consulta nasce come uno strumento di democrazia partecipata, un concetto spesso svuotato di senso nelle stanze del potere, ma che qui assume il valore di un patto sociale. La cultura non è un lusso per pochi, è la linfa vitale di una comunità. Perché un popolo che non tutela la propria storia, i propri luoghi, la propria memoria, è un popolo destinato a scomparire.
Il documento traccia le linee guida di una cultura che deve essere dinamica, inclusiva, capace di creare coesione sociale e innovazione. La città non può più permettersi di lasciare il proprio patrimonio artistico e storico all’incuria, né di rimanere indietro nel processo di valorizzazione ambientale e turistica.
Patrimonio e Turismo: il cuore del riscatto
C’è un centro storico da proteggere, ci sono le rovine di S. Cosimo e Montedoro da salvaguardare, c’è il Castello Colonna che grida aiuto. I palazzi storici devono essere recuperati, gli edifici religiosi tutelati. Non basta raccontare la bellezza del passato, bisogna renderla accessibile, fruibile, viva.
Ma la cultura non è solo muri da restaurare. È anche natura, territorio, identità. Il documento parla di ecoturismo, di percorsi naturalistici, di una città che può e deve diventare un polo attrattivo, senza svendersi al turismo di massa ma valorizzando ciò che ha: paesaggi, storia, autenticità.
Cultura è diritti: una città per tutti
Non c’è cultura senza inclusione sociale. Eboli non può essere una città che esclude, che lascia indietro chi ha più difficoltà. Rimuovere le barriere architettoniche, creare spazi di aggregazione per anziani e disabili, aprire corsi di lingua per l’integrazione dei cittadini stranieri: non sono dettagli, sono scelte di civiltà.
Persino la morte deve trovare il suo spazio nella dignità della comunità: il documento propone l’istituzione di una Sala del Commiato pubblica, un luogo dove il lutto possa essere vissuto con rispetto e senza speculazioni economiche. Perché una città non è solo il suo futuro, ma anche la memoria dei suoi morti.
Scuola, sport e diritto alla cultura
Non basta insegnare ai ragazzi la storia sui libri se poi il loro territorio non offre nulla per appassionarli. La Consulta propone progetti scolastici, iniziative di sensibilizzazione sui diritti umani, spazi per la cultura giovanile. Perché una città senza giovani è una città condannata.
E non si può parlare di cultura senza considerare lo sport, perché anche lo sport è cultura. Il Dirceu, il Palasele, gli impianti sportivi devono essere valorizzati, resi accessibili, trasformati in poli di aggregazione.
Infine, il documento ribadisce un principio fondamentale: il diritto alla cultura deve essere garantito a tutti. Le associazioni devono avere strumenti, coordinamento, visibilità. La città deve avere un cartellone di eventi chiaro e ben comunicato, per non disperdere energie e risorse.
Un cantiere aperto, una battaglia da vincere
Questa relazione non è un punto di arrivo, ma di partenza. È un documento aperto, pronto a raccogliere suggerimenti, critiche, nuove idee. Un programma da costruire insieme, senza autoreferenzialità né chiusure.
Il 6 marzo il Consiglio Comunale sarà chiamato a pronunciarsi. Sarà il momento della verità. La cultura non può più aspettare. Eboli deve scegliere: investire nella propria identità o lasciarla morire. E se qualcuno pensa che la cultura sia un dettaglio, un lusso da sacrificare, dovrebbe ricordare che è proprio nelle epoche di crisi che la cultura diventa l’ultima fortezza da difendere.