Conquista e affascina ancora l’arte di Gilda Pantuliano, in arte GildaPan. Il suo bellissimo catalogo Laformadelleonde, fiore all’occhiello il saggio critico di Rino Mele, edito da Il Quaderno, è stato presentato con successo nell’accogliente spazio della libreria Imagine’s Book, in corso Garibaldi. In mostra un raffinato oggetto di design realizzato dall’artista con ritagli di libri antichi, destinati al macero. Una tecnica che utilizza per tutte le sue opere, veri e propri gioielli con un alto valore simbolico: la salvaguardia dell’ambiente e il rispetto per l’ecologia, una filosofia di vita che accompagna le sue scelte e concretizza il lavoro di una attivista che ha scoperto e valorizza un impegno civile che appartiene a tutti.
Lo hanno sottolineato nei loro interventi Michele Buonomo, per anni a capo di Legambiente e pioniere della tematica, e Maria Rosaria Meo, Consigliera consulta regionale Campania per la Condizione della donna e presidente della commissione Pari opportunità del Comune di Pellezzano. Un profilo sobrio, di raffinata eleganza ripreso dal magico obiettivo di Cristina Santonicola, artista della fotografia.
Centrale nell’incontro l’intervento di Rino Mele, in un lungo e metodico monologo, mentre ad illustrare in modo brillante il libro catalogo è stata l’editore de Il Quaderno, Maria Rosaria Spisso. Condivisione e affetto, sincera amicizia e cultura all’insegna di un’arte che avvince e affascina, destinata a sempre più grandi successi. Consueta professionalità nella conduzione della serata, affidata alla giornalista e scrittrice Luciana Mauro.
Folto e ricco Il parterre di ospiti. In sala scrittori, artisti, editori e intellettuali di alto livello, giunti anche da altre città per assistere e applaudire al successo di GildaPan, che vanta un curriculum di tutto rispetto.
GildaPan: un talento poliedrico e un impegno senza confini
Il curriculum di GildaPan parla da sé, costellato di successi e riconoscimenti prestigiosi. Nel 2024, è stata protagonista alla 60ª Biennale di Venezia come membro del collettivo The Perceptive Group, contribuendo a un approfondimento critico nel Padiglione Nazionale di Grenada. Ha inoltre vinto il primo bando pubblico per l’arte contemporanea indetto dal Comune di Napoli, distinguendosi con progetti che uniscono innovazione artistica e sensibilizzazione sociale.
Tra le sue mostre più significative, va ricordata quella tenutasi a Procida nel 2022, sotto il patrocinio di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022 e Legambiente. Ogni sua esposizione è un’occasione per stimolare un dialogo critico e consapevole su questioni globali, con un linguaggio che fonde l’impatto visivo delle installazioni, la sperimentazione pittorica e le possibilità offerte dall’arte digitale.
Laformadelleonde: tra recupero e creazione
Il catalogo laformadelleonde raccoglie una serie di opere dal titolo Parole in luce, un progetto che incarna perfettamente la vocazione ecologista dell’artista. I lavori, realizzati con pagine di libri recuperate da volumi irrimediabilmente corrotti dall’umidità e destinati alla discarica, testimoniano l’impegno di GildaPan per la sostenibilità e il riuso creativo. Attraverso queste opere, l’artista trasforma materiali dimenticati in strumenti di comunicazione, dando vita a un messaggio che intreccia memoria, consapevolezza e rinascita.
Con tecniche innovative e un’estetica che cattura immediatamente l’attenzione, GildaPan riesce a combinare il valore artistico con una profonda riflessione sui temi ambientali e sociali, come l’inquinamento marino e la giustizia di genere.
Un invito al cambiamento attraverso l’arte
L’intervista che segue offre uno sguardo intimo sul percorso creativo di GildaPan e sulla sua capacità di coniugare bellezza e impegno. Dalla Biennale di Venezia alla vittoria del bando napoletano, ogni tappa della sua carriera racconta una storia di determinazione e innovazione. La sua voce, ora più che mai, è una delle più significative nel panorama dell’arte contemporanea italiana, capace di ispirare e sensibilizzare il pubblico su temi di stringente attualità.
D- “Perché il libro? Come questo oggetto diventa protagonista della tua ricerca Parole in luce?
Premetto che nessun libro ancora in grado di essere sistemato su uno scaffale è stato minimamente scalfito per creare i miei lavori di Parole in luce.
Per vari motivi. Quello fondamentale è che la lettura, insieme con il disegno, è stata la mia passione sin dalla tenera età. Ho iniziato a leggere ben prima dell’età scolare e, per ogni ricorrenza, il libro era il mio regalo più desiderato. Leggevo famelicamente, la mia paghetta settimanale la spendevo tutta nella cartolibreria vicino casa mia a Potenza. Poi ci sono le coincidenze poiché questa serie è nata durante il primo lock down per la sommatoria di vari elementi. Impossibilitata a uscire, con una forma gravissima di Covid che mi aveva debilitata a tal punto da non avere la forza nemmeno di stare in piedi, subii una crisi interiore molto profonda che divenne anche una crisi creativa. L’angoscia prese il sopravvento, non riuscivo a immaginare un futuro, così mi isolai in me stessa, ripiegando i miei pensieri verso un periodo felice, l’infanzia. Decisi di sistemare finalmente tanti vecchi libri che, per mancanza di spazio e in seguito a vari traslochi, erano stati relegati nella cantina dei miei genitori. Ma, ahimè, li ritrovai irrimediabilmente rovinati a causa dell’umidità. Fu un enorme dispiacere poiché avevo conservato anche testi scolastici e romanzi che mi avevano accompagnata fino alla maturità. Nel frattempo, per una coincidenza alquanto singolare ma ho in sala colleghi artisti che possono confermare, mi arrivò un invito per una mostra nella galleria della Biblioteca Angelica… il tema era il libro! Si accese la scintilla creativa, avrei creato qualcosa recuperando le pagine ancora non intaccate dalle muffe dei miei vecchi libri. Li avrei fatti rivivere, avrei ridato luce a quelle parole che avevano accompagnato i primi 18 anni della mia vita: di lì il nome Parole in luce.
D- “Quale tematica affronti con questa ricerca artistica?”
La prima tematica è un interrogativo sul destino della carta stampata nella nostra era, quella della digitalizzazione del sapere. La mia è una riflessione, a tratti, amara. Siamo tutti consapevoli che viviamo in una nazione nella quale si legge poco e si scrive molto e nella quale il concetto del piacere della lettura sembra sia ostico. I libri che vanno al macero sono tonnellate. D’altro canto si radica sempre più una forma alternativa al libro cartaceo tradizionale. E book, audio libri etc., proposte che offrono la componente dell’interattività digitale. I quotidiani stampati sono in crisi, le notizie – spesso distorte – si apprendono dai tamtam su web e social, una giungla nella quale l’attendibilità delle fonti è utopia. Siamo sommersi da un veloce flusso senza soluzione di continuità di informazioni, un fenomeno già analizzato da Gillo Dorfles in “horror pleni- L’(in)civiltà del rumore”.
Alla freddezza di un e book letto su un display io oppongo la matericità dell’oggetto “libro”, lo strumento di trasmissione della memoria e del sapere per antonomasia, “Sopra tutte le cose espressione di civiltà, strumento di elevazione umana” secondo Benedetto Croce. Estraniarmi dalla realtà immergendomi in un libro rappresenta un diastema in quel flusso di informazioni che tutti subiamo.
La seconda tematica è la memoria, l’importanza di tramandarla. Per certi aspetti, il recupero della mia memoria attraverso il recupero delle pagine dei miei libri (alcune delle quali con sottolineature, appunti, macchie che mi hanno fatto ricordare persino dove mi trovavo mentre li leggevo, come nel caso di un lavoro intitolato “Mal d’Africa”, realizzato con pagine recuperate da La mia Africa che divorai in un fine settimana trascorso dai miei nonni prima degli esami di terza media) coincide con la memoria collettiva. Penso ai libri scolastici e a quanti di noi hanno studiato La Divina Commedia sui testi di Natalino Sapegno, che pure ho recuperato in una grande installazione anamorfica della quale ci parlerà il Prof. Mele.
Leggere, per me, è un’esperienza che coinvolge non solo la vista ma tutti gli altri sensi. Leggere è un’esperienza di piacere. Tattile, visivo, olfattivo, mentale, emotivo. L’odore di carta stampata, che inebria i miei sensi anche adesso, mentre parliamo, ha il potere di tele- trasportarmi nel mio passato. Sono di indole nostalgica e non voglio lasciarlo andare, ho bisogno di farlo rivivere, i lavori di Parole in luce sono un simulacro del mio passato.
Non utilizzo la carta come mera materia ma instauro un dialogo con i testi che vado a recuperare, trasformandoli in altro, e il risultato conserva la memoria dell’origine. Lo potete notare osservando la lampada in esposizione, a norma e perfettamente funzionante, realizzata con pagine recuperate da Il grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald: una nuvola di frange iridescenti che richiamano immediatamente il charleston, irriverente ballo dei ruggenti Anni Venti, e ci trasportano tutti in una sfarzosa festa organizzata da Jay Gatsby nella sua villa a suon di jazz e fox-trot, magari mentre lui, sul molo, scruta l’orizzonte alla ricerca della luce verde che ho realizzato con una pepita di vetro, simbolo dei sogni e delle illusioni del protagonista e di una intera generazione americana che si infrangeranno con la crisi di Wall Street del 1929.
D- “La tua indole ecologista influenza la tua produzione artistica?”
Certo, la influenza in ogni aspetto, dai messaggi che accompagnano i miei lavori ai materiali che utilizzo. La natura e il rispetto per essa, che fanno parte del mio essere, non possono essere scissi dal mio percorso artistico. Anche per il catalogo che presentiamo questa sera, laformadelleonde, ho utilizzato carta riciclata con varie certificazioni ecologiche.
La mia prima ricerca, Le orme sull’acqua, del 2013, denuncia ben prima dell’ondata ambientalista l’abbandono delle reti da pesca nei mari e i conseguenti fenomeni dell’inquinamento da polimeri plastici, delle microplastiche e della pesca fantasma attraverso collages digitali creati con fotografie alle reti da pesca.
Anche in Parole in luce ho cercato di essere coerente con la mia sensibilità verso l’ambiente restituendo valore, attraverso l’upcycling, alla carta altresì destinata alla discarica. Attraverso questo ciclo di lavori sono riuscita a coniugare la passione per la lettura con la mia ricerca artistica e la mia essenza ambientalista, recuperando anche la parte ludica del ‘fare’ grazie all’utilizzo delle forbicine e della colla, oggetti cari della mia infanzia che mi riportano al tempo dei lavoretti a scuola. Nessun ausilio per le azioni sulla carta: strappi, bruciature, cuciture e ritagli – migliaia – eseguiti rigorosamente a mano. Questi ultimi richiamano la tecnica delle gouaches découpès di Matisse, mi hanno sempre incantata i suoi dipinti con le forbici: esprimono grazia, fragilità ma anche forza, potenza espressiva.
D- “Perché il titolo laformadelleonde?
questo titolo arriva da un mio lavoro, Le maree, creato con le pagine recuperate da Gertrude di Hermann Hesse e poesie di Garcia Llorca. Il libro presentava tutte le pagine ammuffite ma solo nella parte inferiore. Una volta strappata via la parte ammalorata, accostandole, la forma delle onde è quella che ho visto. Di lì l’ispirazione per realizzare un mare tridimensionale che richiama, per i colori tenui e i volumi, le cartine geografiche a rilievo in voga quando frequentavo la scuola elementare. La cresta delle onde è realizzata con sale marino mista a pigmenti e collanti naturali.