All’incirca quindici anni fa, il 1° novembre 2009, si spegneva una delle voci più autentiche della poesia italiana contemporanea, Alda Merini il cui contributo alla cultura e letteratura nazionale rappresenta un capitolo fondamentale nella storia della poesia del XX secolo.
La sua storia personale, intrecciata con la sua produzione letteraria, offre uno spaccato significativo dell’evoluzione della poesia italiana moderna e del ruolo della donna nella letteratura del Novecento. La sua tragica esperienza di vita negli istituti psichiatrici, i suoi matrimoni e il suo rapporto con la spiritualità hanno modellato in modo unico la sua opera poetica.
La poetessa dei Navigli, come venne soprannominata, ha vissuto una vita straordinaria, segnata da momenti di grande creatività e periodi di profonda sofferenza.
Alda crebbe in un ambiente familiare complicato, tra un padre colto e affettuoso che già a cinque anni le regalò un vocabolario, e una madre severa e pragmatica che cercava di limitare le sue aspirazioni letterarie. Il talento poetico di Alda emerse precocemente infatti i suoi esordi risalgono al 1950 sostenuta dal critico letterario Giacinto Spagnoletti che incluse le sue poesie “Il gobbo” e “Luce” nell’Antologia della poesia italiana contemporanea.
La sua produzione letteraria fu intervallata dalla difficoltà della malattia mentale e dei ricoveri, è stata particolarmente ricca tra gli anni ’80 e i primi del 2000 ed a questa fase appartengono alcune opere come La Terra Santa, L’altra verità. Diario di una diversa, Nel cerchio di un pensiero, Vuoto d’amore, Ballate non pagate, Clinica dell’abbandono. In questo periodo, la giovane poetessa ebbe l’opportunità di conoscere importanti figure letterarie come Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo. Nel 1953, il 9 agosto, Alda Merini sposò Ettore Carniti con cui ebbe quattro figlie: Emanuela, Flavia, Barbara e Simona. Dopo la morte di Carniti nel 1983, la poetessa si unì in seconde nozze con il medico e poeta Michele Pierri nel 1984, di trentadue anni più anziano di lei. Il suo universo poetico ruota attorno ad alcuni temi fondamentali che caratterizzano la sua opera: l’amore, la sofferenza come fonte di creazione artistica, la follia, la visione della poesia come strumento di guarigione e condivisione ha reso le sue opere immediatamente accessibili a un vasto pubblico permettendo ai lettori di identificarsi nelle sue parole trovando conforto nelle sue liriche.
L’internamento in manicomio, in particolare, segnò drammaticamente il suo percorso sia esistenziale che artistico. Il primo ricovero avvenne nel 1947, quando trascorse un mese nella clinica Villa Turro a Milano e le fu diagnosticato il disturbo bipolare. Il periodo più drammatico però ebbe inizio quando fu internata nell’Ospedale Psichiatrico Paolo Pini nel 1964, dove rimase fino al 1972. Durante questo periodo subì diversi trattamenti tra cui l’elettroshock senza anestesia e la contenzione fisica tramite l’utilizzo della camicia di forza.
Nei brevi periodi di ritorno in famiglia, diede alla luce due figlie, Barbara e Simona, che furono affidate ad altre famiglie. Un terzo ricovero avvenne nel 1986 a Taranto dove si era trasferita con il secondo marito. La sua opera più significativa legata a questo periodo è “La Terra Santa” (1984), che le valse il Premio Librex Montale nel 1993.
Il riconoscimento letterario di Alda Merini ha raggiunto il suo apice negli anni ’90, periodo che ha segnato la sua definitiva consacrazione nel panorama culturale italiano. Fu Giovanni Raboni a riportare l’attenzione sulla produzione poetica di Merini, definendo le sue poesie come “crepe istantanee e terrificanti, bagliori di un altro mondo”. Questo intervento critico segnò l’inizio di un fenomeno mediatico che rese la poetessa una figura di straordinaria rilevanza culturale. Nel 1995, grazie all’interessamento di Paolo Volponi, le venne riconosciuto il vitalizio della legge Bacchelli ed oggi, a quindici anni dalla sua scomparsa, la “Poetessa dei Navigli” continua a essere un’icona culturale, particolarmente amata dai giovani che la citano frequentemente sui social media.
La sua eredità è mantenuta viva attraverso diverse iniziative promosse da svariate associazioni tra cui ricorderemo lo Spazio Alda Merini gestito dalla rete Piccola Ape Furibonda a Milano e divenuto negli ultimi anni un luogo d’arte inclusivo e l’Associazione Alda Merini, fondata dalle figlie Emanuela, Flavia e Simona che promuove attivamente la figura e l’opera della poetessa.
Il Festival annuale dedicato alla sua memoria unisce simbolicamente il 1° novembre, anniversario della sua scomparsa, al 25 novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne. Questo evento celebra la capacità della poesia di trasformare la sofferenza in espressione artistica, proprio come ha fatto Merini durante la sua vita.
L’opera di Alda Merini rappresenta una testimonianza straordinaria di come il dolore personale possa trasformarsi in arte universale trasformando le esperienze più drammatiche della sua vita in versi di rara bellezza creando un linguaggio poetico unico attraverso il quale dimostra come l’arte possa essere strumento di riscatto e guarigione.
Il lascito di Alda Merini va oltre i confini della letteratura, toccando aspetti profondi della società e della cultura italiana. La sua figura continua a ispirare nuove generazioni di lettori e scrittori, mentre la sua battaglia contro lo stigma della malattia mentale resta più attuale che mai.