Negli ultimi anni, l’Italia ha assistito a una preoccupante e costante diminuzione del numero di artigiani, figure fondamentali per il tessuto economico e sociale del Paese. Secondo i dati dell’Ufficio studi della Cgia, che ha analizzato le statistiche dell’Inps e di Infocamere/Movimprese, dal 2012 al 2023 il numero di artigiani è calato di circa 410.000 unità, passando da poco meno di 1.867.000 a 1.457.000. Un’emorragia che sembra inarrestabile, interrotta solo brevemente nel periodo post-Covid.
Un futuro incerto per l’Artigianato
L’evoluzione di questa tendenza negativa potrebbe avere conseguenze drammatiche nel prossimo decennio. La Cgia lancia un allarme chiaro: se il trend non verrà invertito, potremmo trovarci in difficoltà a reperire figure professionali essenziali come idraulici, fabbri, elettricisti o serramentisti. In molte aree del Paese, già oggi è difficile trovare giovani disposti a intraprendere carriere artigiane, nonostante la domanda di mercato sia elevata.
Questa crisi non si limita alla disponibilità di manodopera. Anche il numero di aziende artigiane è in declino. Nel 2008, l’Italia contava 1.486.559 imprese artigiane, ma nel 2023 il numero è sceso a 1.258.079. Sebbene parte di questa diminuzione sia attribuibile a processi di aggregazione aziendale post-crisi, la contrazione complessiva del settore è evidente.
La svalutazione culturale del lavoro manuale
Una delle principali cause di questa crisi è la svalutazione culturale del lavoro manuale. Le professioni artigiane, che un tempo erano considerate nobili e di grande valore, hanno perso appeal tra le nuove generazioni. Questo cambiamento culturale è ben rappresentato dal confronto tra il numero di avvocati e idraulici in Italia: mentre i primi sfiorano le 237.000 unità, i secondi sono circa 180.000.
La Cgia evidenzia come questo fenomeno sia frutto di diversi fattori: un disinteresse crescente dei giovani verso le professioni manuali, una formazione scolastica che non è stata adeguatamente aggiornata per rispondere alle esigenze del mercato, e un orientamento scolastico ancorato a logiche ormai superate.
Il cambiamento del paesaggio urbano
La diminuzione del numero di artigiani ha un impatto diretto sul paesaggio urbano delle nostre città. Le botteghe artigiane, che un tempo erano il cuore pulsante dei quartieri, stanno scomparendo. Le insegne storiche di calzolai, falegnami, sarti e altri artigiani sono sempre più rare, sostituite da serrande abbassate e vetrine vuote. Questo degrado urbano contribuisce a peggiorare la qualità della vita nelle città, privando i residenti di luoghi di socializzazione e di un senso di comunità.
In particolare, gli anziani, che rappresentano una fetta sempre più consistente della popolazione italiana, sono tra i più penalizzati. Senza negozi di vicinato, fare la spesa o svolgere commissioni quotidiane diventa un problema sempre più pressante.
Le eccezioni: settori in crescita
Nonostante il quadro complessivo sia preoccupante, alcuni settori dell’artigianato mostrano segnali di vitalità. Il benessere e l’informatica sono in controtendenza, con un aumento degli acconciatori, estetisti, tatuatori e professionisti del web marketing, tra gli altri. Anche il comparto alimentare registra risultati positivi, in particolare nelle città a forte vocazione turistica.
Le disparità territoriali
Il declino dell’artigianato non è uniforme su tutto il territorio nazionale. Alcune province e regioni hanno registrato cali più marcati rispetto ad altre. Ad esempio, Vercelli ha visto una diminuzione del 32,7% degli artigiani tra il 2012 e il 2023, seguita da Rovigo e Lucca. In termini assoluti, le province più colpite sono state Torino, Milano e Roma.
Artigianato: un settore da rilanciare
La crisi dell’artigianato in Italia rappresenta una sfida complessa che richiede interventi mirati per invertire la rotta. È necessario un ripensamento culturale e politico per rivalutare il lavoro manuale, aggiornare la formazione professionale e incentivare i giovani a intraprendere carriere artigiane. Solo così sarà possibile preservare un patrimonio di conoscenze e competenze che ha reso l’Italia un’eccellenza a livello mondiale.