Anche per queste vacanze – stagione estiva 2024 – s’impone la domanda di rito: quali libri mettere in valigia?
In veste di lettrice appassionata, mi reco spesso in libreria per girovagare tra gli scaffali ed essere sedotta da autori, titoli, immagini, case editrici e tanto altro.
A volte seguo l’istinto, altre mi lascio consigliare, oppure sbircio la mia chilometrica e preziosissima wishlist che conservo, come una reliquia, nel mio note di Keep.
Sulla scia di questa mia insaziabile passione – e dal confronto avuto con un caro amico su iniziative da intraprendere per proporre suggerimenti di lettura – quest’oggi mi sono divertita a stilare tre personalissimi consigli a cui dedicarsi nel mentre di una villeggiatura.
Comincio con:
– Fuochi di Marguerite Yourcenar (Bompiani 2016). Traduzione di Maria Luisa Spaziani.
Nato da una crisi passionale, questo testo “si presenta come una raccolta di poesie d’amore, o, se si preferisce, come una serie di prose liriche collegate fra di loro sulla base di una certa nozione dell’amore. […] Pensieri isolati, appunti di diario”, una sorta di “confessione naturale e necessaria per non perdere nulla della complessitĂ di un’emozione o del suo fervore”.
Cito testualmente:
Non cadrò. Ho raggiunto il centro. Ascolto il pulsare di chissà quale orologio divino attraverso l’esile parete carnale della vita piena di sangue, di trasalimenti e respiri. Sono accanto al nocciolo misterioso delle cose come di notte, talvolta, si è accanto a un cuore.
Una scrittura ardente e appassionata, un marchio a fuoco sulla pelle.
Continuo con:
– Disincontri di Julio Cortázar (SUR 2019). Traduzione di Ilide Carmignani.
Coincidenze, sogni, ricordi: di questo sono fatte le otto storie che compongono la raccolta di racconti che lo scrittore ha pubblicato nel 1982. L’ultima, in cui lo stile inconfondibile del genio anarchico della letteratura argentina è insieme gioco e riflessione su cosa significhi realmente raccontare. Messaggi in bottiglia da custodire con cura, perché ciò che conta davvero è “illuminare solo il necessario”.
Dalla quarta di copertina:
Dall’imbrunire a notte fonda, lungo strade di parole, di mani che si incontravano un istante prima di una risata e altre sigarette, restava una corsa in taxi, un certo posto che conosceva lei oppure lui, una camera, un candore di lenzuola.
Amo questo scrittore in ogni sua sfaccettatura: autore, poeta, critico letterario, saggista, drammaturgo, amante del jazz. – Che altro aggiungere? –
Concludo con:
– La folle vita di Paul Marchand di Arthur Dreyfus (Guanda 2024). Traduzione di Luigi Maria Sponzilli.
1914, prima guerra mondiale. Il protagonista del romanzo è un ragazzino che, vittima inconsapevole di un’esplosione avvenuta in una trincea nei cui pressi pedalava sulla sua bici, si risveglia in uno strano laboratorio, ostaggio e cavia di uno scienziato squilibrato con un interesse ossessivo per l’ibridazione. Una terrificante scoperta quella terza mano, o meglio, quel braccio quasi intero innestatogli al centro dell’ombelico, che lo fa sentire un mostro e che gli scombussola l’esistenza, tanto da costringerlo a fuggire lontano dagli affetti, rassegnato a vivere una doppia – e complicata – identitĂ .
La trama è piacevole, si sviluppa in capitoli brevissimi e la prosa è raffinata, a tratti divertente.
Nel finale il ritmo è meno incalzante e un po’ ripetitivo, ma è pur vero che il libro affronta una veritĂ innegabile, ossia quella di accettare il nostro lato oscuro per raggiungere l’agognata libertĂ interiore. Del resto, come scrive l’autore a pagina 64, non si esce dall’ambiguitĂ che a proprie spese.
A voi la scelta, e buona lettura sia!