Sotto il cielo dei Caraibi, che si inaugura al Museo Frac di Baronissi venerdì 5 luglio alle ore 18.30, visitabile fino al 22 settembre 2024, vuole delineare un itinerario, certamente non completo, del dibattito in corso nellacultura artistica cubana, ed esplorare una molteplicità di stili e di linguaggi, sempre in pieno confronto dialettico con la cultura europea e nord americana.
Il nuovo sindaco di Baronissi Anna Petta evidenzia come con questa mostra che mette a fuoco il panorama artistico cubano attraverso le opere della Fondazione Rossi, “si avvia una nuova stagione espositiva del Museo-FRAC Baronissi, certamente da due decenni il simbolo di un’esperienza che ci vede, nel campo dell’arte contemporanea, tra le prime e più fattive città del Mezzogiorno”.
È una esposizione che si apre quindi su orizzonti internazionali dell’ arte contemporanea ,orizzonti che si erano già dischiusi con la mostra di dicembre sull’arte africana attuale in collaborazione con la Collezione
Mino Sorvillo.
“Nella mia mente – afferma nel testo critico il curatore Massimo Bignardi – l’idea di Cuba, la sua storia e la sua vita quotidiana, percorrono diverse strade: due fondamentali che, sia pur con inclinazioni diverse, seguono traiettorie ricche di contraddizioni ma che, a distanza e senza vivere la terra e i suoi ritmi, ci offrono la possibilità di comprendere i lineamenti dell’attuale dibattitto artistico, le operatività in corso e, quindi, di avvicinarci al mondo della sfaccettata cultura cubana”.
Cuba è l’isola amata da Ernest Hemingway, ove trovò rifugio dopo l’atroce esperienza della prima guerra mondiale. L’isola è la scena ideale che offre allo scrittore statunitense le giuste atmosfere; l’isola è il paesaggio di tanti suoi romanzi e primo fra tutti, Il vecchio e il mare, capolavoro letto negli anni dell’adolescenza, quando, di lì a poco si faceva largo nella mia formazione, un altro mito che andava ad abitare il tempio degli eroi: Che Guevara, l’eroe di una generazione internazionale che aveva gli stessi caratteri di quell’eroe che cantava Giovanna Marini, nelle serate della stagione post-sessantottina. Per molti di quelli che hanno vissuto la stagione dell’impegno sociale e civico, non è stato il guerrigliero, quanto, parafrasando il pensiero di Sartre, l’essere umano più completo della nostra epoca…
“L’uomo – scrive Hemingway in un passo finale de “Il vecchio e il mare”, il romanzo che mostrò al mondo, dalla scena del Premio Nobel, l’incanto dell’isola– non è fatto per la sconfitta. Un uomo può essere distrutto ma non sconfitto”: torna il senso della vita come esperienza del ‘rivoluzionarsi’. È una frase più volte richiamata dalla critica letteraria e, penso, possa tornare utile per comprendere quanto sia ancora attuale e quanto faccia da viatico alle esperienze delle arti visive, in particolare la pittura, nell’incontro con il sistema dell’arte”.
È questa la linea maestra che da anni, da oltre un decennio, fa da guida ai progetti internazionali del Premio Bugatti-Segantini. Come ho avuto già modo di affermare in Memoria e attualità nella creatività latino-americana (un articolo apparso sulla rivista “Awand” a settembre del 2023) il confronto è apertura alla multitudo, alla pluralità degli scambi culturali, alle contaminazioni dei linguaggi creativi dei contesti sia dei territori, sia dei tempi della narrazione storica.
Progetti speciali che hanno dato vita alla collezione della Fondazione Rossi, rivolta alla cultura artistica latino-americana e, come per le opere raccolte in questa sede, alla scena artistica contemporanea cubana, che punta l’attenzione ad una generazione di artisti già attivi sulla scena internazionale negli anni Ottanta e Novanta. È chiaro che l’interesse ha guardato e guarda a forme e linguaggi di una creatività che, fra tradizione e attualità, ritrova e sviluppa una reale coesione con la realtà, nel caso specifico dei repentini cambi del contesto economico e sociale che vive la Cuba dei nostri ultimi anni. e, dunque, la riflessione, oggi più che mai deve essere in grado di tenere insieme i tempi della narrazione storico-critica, a partire dal 2011, anno nel quale la Repubblica di Cuba, riapre il padiglione nazionale in occasione della 54a Esposizione Internazionale d’Arte– Biennale di Venezia.
Una presenza che mancava da quasi mezzo secolo e che, dal 1995, vedeva gli artisti cubani esporre nell’ambito dell’Istituto Italo Latino Americano (IILA), una storia attentamente ricostruita da Simone Zacchini, nell’articolato saggio Il Padiglione dell’Istituto Italo-Latino Americano alla Biennale di Venezia.
Storia di un progetto d’identità culturale apparso nei “Quaderni Culturali dell’IILA” (n.1, 2019).